LE ORME DELLA CULTURA. Cusimano guardò al suo prototipo Androgina, ma non si sentiva completamente soddisfatta del suo lavoro di laboratorio, sicchè decise di testare il prodotto ed inviò dunque Androgina per le vie del mondo ad incontrare le donne e ad ascoltare dentro il loro verso. Quando ritornò Androgina piangeva ed era triste e malinconica ed allora Cusimano le chiese come mai di quelle lacrime e di quello stato d'animo ed ella rispose "!Sono le lacrime delle donne che hanno vissuto le doglie del parto, che sono state deportate nei campi di sterminio, ammassate nei treni della morte, che come foglie avvizzite e tremule si sono trovate sepolte nella terra arsa ed assetata insieme ai loro figli, che si sono ritrovate con le braccia appese a quelle cetre che muta al salice pendono per la schiavitù della prostituzione, che sono state segnate come tronchi disidratati dai lividi della violenza, che sono state ripiegate come rami secchi nell'orrore delle guerre e della schiavitù, che sono state sottomesse, che hanno portato i pesi di dolori ed infinite sofferenze, che sono state adagiate in letti di ospedali a subire crudi interventi, che sono stat3 evirate nella loro verginità e che sono divenute come una tundra in cui non c'era che un urlo dissonante che sorvolava quelle nubi che volevano danzare e che sconnetteva tutta l'armonia. Io piango quelle lacrime di donne che non hanno più giorni da contare e che attendono un Cristo che le possa salvare, che se ne stanno ai piedi delle croci ad attendere che finisca quel supplizio e che non debbano ingoiare l'aceto dell'ingiuria. Io piango e supplico di poter accendere ancora il cero della pace e dell'armonia accanto ad un altare di sposi e di potermi ancora unire in un vincolo unico con uno sposo che mi possa comprendere ed avere cura di me, che possa avere passione per ogni minuto di ogni mio pensiero e che possa apprezzare ancora il mio sorriso di vita e di freschezza. Io piango per quel coltello che ha trapassato le membra che volevano ancora poter gioire di un abbraccio verso un pargolo o verso un uomo, che lo volevano accogliere nella loro esistenza come quell'armonia che sa essere infinita e più non muore nonostante ci siano le tempeste. Io piango per quella Primavera che ancora deve venire, per quella primula che si è appassita, per quel virgulto che ancora deve nascere dentro ad una grotta di cuori freddi, soli e tristi. Io piango per quegli esseri umani che sono stati spietati e che perfidamente hanno ucciso a sangue freddo, senza porsi nessuno scrupolo, per quelle notti oscure che hanno fagocitato l'anima e l''hanno ridotta in brandelli e spezzata in ogni suo pezzo, spogliandola della sua più bella poesia. Io piango, donne perchè noi possiamo salvare il mondo con la bellezza del nostro sorriso, perchè possa restare in alto come un calice che supera l'0amarezza, che possa restare sacro come un pane che diventa il nostro stesso corpo ed il nostro stesso sangue incarnato e donne insieme piango se ritroviamo la forza ed il coraggio di accorarci insieme, nel destino di essere femmine, di essere la costola di Adamo, di diventare la sjua stessa intelligenza, la forza del suo braccio che disperde i superbi ed innalza gli umili, che sa sfamare gli affamati e rimandare i ricchi a mani vuote, che sa soccorrere i servi della benevolenza e sa trovare la giusta prudenza e con dovizia sa mantenere la mano al fuso. Io verso le lacrime preziose di una pioggia intermittente fra i singhiozzi della morte e quelli della gioia della nascita, fra i sospiri e le evoluzioni dell'amore che ancora sa essere di esempio, che ancora sa volare alto fra i fiori e le stelle, fra i fili d'erba e il cielo terso di quell'azzurro che sa inondare ancora gli occhi. Tergete le lacrime, donne con le vostre stesse mani, tergete le amarezze e gli svilimenti con le vostre dolci parole di consolazione, con i vostri versi che anccira sappiano essere cornice di un amore. Andiamo bambine formate ancora un girotondo che sappia rendere grande il mondo che non lo faccia mai cadere fra le esasperazioni del maligno e che lo renda attento ad ascoltare le risa dei vostri giochi, della vostra purezza, della vostra giovialità. Andiamo bambine, vestitevi di luce e di brillio fra quella voce danzante che sta a comprendere la colorata ed intrecciata bellezza, unite per sempre NOI. Andiamo avanti NOI, andiamo ancora anche se canute, anche se con i seni secchi e con le spine dentro al corpo, andiamo NOI come esuli davanti ai plotoni del pregiudizio e dell'indice dell'ingiuria. Andiamo NOI con le tuniche bianche anche nel livore, anche nel tremore, nella disperazione, nella denutrizione, nel verso che sa ancora costellare i mari e sa divenire un galeone che solca le onde in ogni dove anche se sono cattive. Andiamo avanti noi derelitte e sterili, anche se il tempo è malefico, se la natura è matrigna, se Dio atterra e pare mai che susciti, se affanna e pare mai consoli, se opprime e pare mai sorregga. Andiamo avanti noi enfant de jour de gloire che women ensemble per sempre tenendoci le mani ed intrecciando le dita dell'impegno possiamo sconfiggere ogni maleficio e riportare quella cara fatina di Pinocchio che nonostante la medicina amara sapeva fare riflettere dentro ad una balena come Giona, dentro ad un anima silente, dentro ad una prece fervente e dentro ad un cuore pulsante. Andiamo NOI bambine con l'aliante che sa ancora vedere le vette dell'amore, con un battito d'ali che sa superare anche le brutture, andiamo, andiamo, andiamo. NOI bambine e mamme, noi sorelle e compagne, noi donne che conosciamo la gentilezza e la dolcezza, NOI in quell'ancestrale sorriso che ancora sa conquistare il mondo dentro ad un dipinto, dentro ad una pagina che possa restituire giustizia alle lacrime e superare il dolore mafioso, quello insidioso, quello pericoloso e NOI che non ci abbandoniamo alla infelice tentazione, ma sappiamo rendere la libertà dentro un verso che sa avere del dolore donna ancor oggi pietà e verità" Cusimano pianse per l'emozione e la commozione e si disse che infondo, infondo il suo prototipo poteva funzionare perchè più che guarire da tanti mali e sofferenze aveva guarito dalla freddezza ed aveva riportato verso il cielo quel regno e quella Primavera fatta ancora una volta NOI di poesia.
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