DEPRIMENTE FEMMINILITA' - Apparecchiare una tavola raffinata ed elegante in cui sotto la tovaglia candida si nasconde il rigore di un linguaggio e il livore di gesti capaci di formalizzare le ossessioni nel tentativo di tradurli in simbologie magiche e fiabesche di una eterea principessa dispersa in mezzo alla fitta foresta incantata della primitività della sua essenza sempre in cerca di un istintivo piacere amante che unito all'inquietudine dei giorni che divengono dilanianti espressioni laconiche prova a scoprire nell'inconscio il godimento di un brodo annacquato e insipido di un erotismo sfogato fra le righe dell'incertezza del destino. Imbandire una tavola dove cambiare posto e ruolo cara Sara Foschini non diminuirà certo il malessere interiore di una femminilità contratta verso un Dio che rimane terreno e non riesce mai ad elevarsi compiutamente divenendo esso sresso partecipe di quella mensa che sa tramutare la coppa uterina in un amore di donazione pura che diviene anche pane di condivisione materna e della vera condivisione della gentile ed elegante partecipazione. Il piacere del momento descritto nel verso iconico trasmette un amaro destino nel rovistare fra le parole un movimento introspettivo di gioia rappresentata dallo stesso nome di una delle 2 figlie della poetessa Sexton che nella sua instabilità bipolare, nella sua volubilità e fragilità esprime un universo segnato dall'epoca del proibizionismo e da teatrali rappresentazioni di una vita alto borghese che sa mantenere atteggiamenti distaccati e freddi con la prole per raffigurare e garantire esteriormente l'autorità genitoriale che poi si tramuta in critica e bieca anaffettività dove per altro manca il sintomo motivazionale della famiglia distrutto dall'abuso di alcol sia del nonno che del marito che crea gravi conseguenze di disarmonie relazionali ed interiori in mancanze di maturità psichiche ed in fallace perbenismo. Quell'alzata di mano a ripetere insieme la litania "Sono stata così anche io" nasconde una verità incessante di una dottrina di fissazione di carattere schiavistico-sacrificale del rapporto maschilista con l'emancipazione e l'indipendenza femminile anche a livello della libertà del corpo che diviene materia stessa di consacrazione poetica per il premio pullizer nei suoi oggetti che sanno divenire righe di volute celesti nei tramonti di un cappello rovesciato fra le drammatiche frange di una primordiale essenza di donna dove l'anima pare divelta da una deludente e frustrante ingestione dell'Io che non riesce mai ad unire la materia all''essenza e per questo la vive come un eterno malessere malinconico e talvolta straziante sulle pagine spoglie e svilite di versi intrisi di morte. La risposta meccanica all'alzata di mano vorrebbe ricercare conferme di un turbinio si sentimenti intrecciati e confusi che si inseriscono fra le voci allo specchio del pubblico in ascolto dove a piedi nudi e con l0'abito rosso si vorrebbe evidenziare il trasporto che doveva fare diventare la litania una importante domanda di coscienza "Sono veramente così anche io?" Sempre diversa e sempre uguale ad una, a molte donne che deprimono la loro profonda ed unica essenza per rispettare il puritanesimo a poter essere invece interamente e decisamente il loro stesso desiderio, la loro stessa evoluzione poetica, la loro stessa capacità intuitiva e sagace di saper vedere oltre le cose e di saperle interpretare al meglio nella loro interezza nonostante le condizioni critiche dell'incertezza in ogni loro moto, in ogni loro interesse pregnante di una maternità di grembo di presenza determinativa nel verbo che nella parola sa incarnarsi per una sostanza che riesce a tramutare una tavola sbiadita in un fervente e coinvolgente dialogo dove anche Dio diviene incessante voce fra le voci di una vita vissuta per amore di ogni istante e momento purchè sia importante ed unico nonostante il dolore de la sofferenza fluttuante fra l'euforia e la depressione a vincere tutto nella speranza che il declino della mortesi risollevi con la luce dell'intensa poesia.
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