LETTERA AL BLASCO. Caro Blasco, spero proprio che tu non insegni ai giovani a vivere una vita spericolata sulle strade dopo avere bevuto il wisky al Roxy bar e che se ne frega se così facendo può creare incidenti mortali; spero che tu non insegni ai giovani a cedere agli eccessi della droga per riuscire ad andare al massimo e vivere a gonfie vele e poi trovarsi nelle allucinazioni del Messico ed essere fuori di testa. Io invece di usare queste canzoni avrei usato di più caro Vescovo Anselmi Nicolò la canzone di Alba chiara dove un giovane che conosce l'amore lo sa respirare piano ed intensamente per assaporarselo tutto e per non fare rumore nel disturbarlo mentre incede nel cuore; dove quando un giovane si risveglia è determinato a conoscere la sua motivazione esistenziale nella consapevolezza del suo essere prima del tramontare del sole della vita, e dove si lascia rinfrescare sempre da quell'aria di bambino sognante a cui piace studiare e di cui NON si deve mai vergognare nell'andare in giro con i libri di scuola in cui ha saputo trovare, elaborare e ricavare il suo lato migliore. Io spero che tu insegni ai giovani a rimanere assorti davanti al mistero divino, a sapersi ancora meravigliare nella bellezza di una poesia, a sapersi rivedere in quella mela del peccato che vogliono mordere prematuramente all'uscita di scuola ed a capire che la mela va maturata prima di conoscere l'atto sessuale, prima di donarsi per intero a qualcuno, gettando via la propria purezza come perla ai porci. Io spero che tu insegni a saper vivere con quel rossore della timidezza quando capiscono di sbagliare, quando comprendono che non possono mentire tanto meno a loro stessi ed ancor meno al loro specchio interiore che li interrogano su cosa sia bene e giusto fare, sull'impegno che vogliono compiere e generare e sul procedere nella pragmatica del cuore che si sappia ancora commuovere ed emozionare, che sappia trovare uno sguardo limpido che nel suo destino costruisca una passione che non sia sfrenata e nemmeno spericolata perchè l'amor di Dio caro Vescovo Anselmi Nicolò pretende l'onore del sacrifico, della rinuncia nel Suo timore che non si arrende mai nemmeno di fronte i propri limiti e le proprie fragilità, nemmeno quando l'ostacolo pare insormontabile, ma lotta e coraggiosamente si rimbocca le maniche nell'impegno al valore.
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