sabato 8 ottobre 2016

Per un confronto su un'ipotesi alternativa dell'ubicazione del teatro greco di Agrigento

di Rosamaria Rita Lombardo

Si è appreso di recente dalla stampa, in attesa di una conferma ufficiale che ha da venire, che è stato rinvenuto il luogo dove è sepolto l’antico teatro greco di Agrigento.
La notizia, pubbicata dal Corriere della Sera il 10 settembre a firma di Giovanni Taglialavoro e comunicata ufficialmente dal sindaco della gloriosa Akragas, Calogero Firetto lo stesso giorno, davanti al premier Matteo Renzi, in occasione della firma del Patto per la Sicilia proprio nella Valle dei Templi davanti al maestoso Tempio della Concordia, preannuncerebbe un sensazionale rinvenimento archeologico.
Si è venuti a conoscenza altresì, a mezzo stampa, che il teatro antico di Agrigento,individuato a pochi passi dal Museo e dagli Uffici della Sovrintendenza de “la città più bella dei mortali”, come la definì Pindaro, verrà a breve portato alla luce con l’avvio degli scavi del 10 ottobre,  secondo quanto auspicato e atteso dal direttore del Parco archeologico di Agrigento, Giuseppe Parello e dalle archeologhe del Parco, Maria Concetta Parello, Valentina Cammineci e Maria Serena Rizzo.
La clamorosa notizia è stata nei giorni a seguire accompagnata dal concomitante annuncio del rinvenimento nella stessa area, da cui sembra essere emerso il gradone semicircolare più alto del teatro, di una “spa di quartiere”: terme pubbliche romane.
È sempre appezzabile una rinnovata attenzione al patrimonio archeologico della Valle!
Un simile annuncio ha suscitato il mio interesse ma anche, per alcuni versi, la mia perplessità e qualche riserva come studiosa di archeologia che si è già occupata di questioni fortemente controverse e di alto coinvolgimento scientifico quali ad esempio l’individuazione del sito dell’antica Camico e della tomba-tempio del re cretese Minosse.
La struttura, ritrovata e identificata come teatro antico di Akragas, potrebbe rivelarsi, a mio avviso, alla luce di un futuro verdetto derivante dagli esiti degli scavi, di tutt’altra natura e destinazione, cosa che, in tal caso, imporrebbe più accurate revisioni e puntigliosi studi nei terreni della Valle dei Templi e in quelli circostanti, per la risoluzione di una ancora vexata quaestio.
Sottopongo pertanto all’attenzione degli studiosi e di quanti sono curiosi e attenti alla ricostruzione storico-archeologica di un simile territorio, vero e proprio tesoro a cielo aperto in terra di Sicilia, una mia ipotesi di ubicazione del sito dell’antico teatro greco della polis che ritengo tanto suggestiva quanto fondata: l’area del quartiere Ravanusella di Agrigento.
La suggestione viene dai gesti altamente conservativi dei riti e delle consuetudini delle collettività e dal permanere attraverso i secoli, pur nel mutare continuo delle forme di superficie, della vocazione aggregativa di spazi ben definiti in certi tessuti urbani.
La fondatezza sembra invece essere suffragata dalla topografia attuale della zona che presenta in modo chiaro, pur nelle sovrapposizioni urbanistiche delle epoche successive, una struttura di cavea patentemente addossata al versante di un declivio, su cui sarebbe identificabile una linea semicircolare che costituirebbe il profilo più esterno della gradinata della cavea.
Quella avanzata dalla sottoscritta è al momento, per assenza di rilevamenti e di scavi in situ, un’ipotesi plausibile, frutto di una personale intuizione, motivata e corroborata anche da antiche memorie orali locali, cui certo dovranno seguire più approfonditi studi, indagini e riscontri.
Ovviamente, che il teatro in Agrigento sia esistito, ora nessuno sembra porlo in dubbio, anche se taluni studiosi, basandosi, a mio avviso, in modo poco prudente e arbitrario su un argumentum ex silentio, si sono mostrati sino a poco tempo fa scettici e dubbiosi al riguardo per la (pressoché) totale assenza di riferimenti ad esso nelle fonti classiche.
In verità l’esistenza di un teatro non può negarsi in una polis del calibro storico e del fasto monumentale di Akragas, che diede i natali a diversi autori di tragedie e di commedie come Empedocle, nipote del celeberrimo filosofo, Archino, Carcino e Deinoloco, allievo di Epicarmo.
Altro argomento probante è la menzione che di esso fa Sesto Giulio Frontino (Stratagemata III, 2, 6), in una sua opera, ove afferma che Alcibiade, nel corso della spedizione in Sicilia (415 a.C.) avrebbe tenuto i suoi discorsi contro i Siracusani nel teatro agrigentino.
 

Alcibiades, dux Atheniensium, cum civitatem Agrigentinorum egregie munitam obsideret, petito ab eis consilio, diu tamquam de rebus ad comune pertinentibus disseruit in theatro, ubi ex more Graecorum locus consultationis praebebatur: dumque consilii specie tenet multitudinem, Athenienses, quos ad id praeparaverat, incustoditam urbem ceperunt. (Thuc., VI 51; Diod., XIII 4,4; Polyaen., I 40,4).

“Il comandante Ateniese Alcibiade che assediava la città di Agrigento fortificata a regola d’arte, chiese agli abitanti di riunirsi in assemblea per discutere cose di interesse comune, parlò loro a lungo in teatro, dove secondo l’uso greco si tenevano le consultazioni. Così mentre tratteneva la massa col pretesto di deliberare, gli Ateniesi, preparati per quella manovra, occuparono la città lasciata ormai incustodita.” (Traduzione dal latino a cura di Francesco Galli con mia revisione)

Il passo in oggetto, seppur da taluni contestato e ritenuto controverso di fronte al silenzio in merito di altre fonti, contiene un chiarissimo riferimento ad un teatro nella civitas Agrigentinorum.
Plausibile risulterebbe quindi, a questo punto, l’ipotesi da me avanzata, secondo la quale esso abbia potuto aver sede sulle pendici meridionali del colle della moderna Agrigento dove è possibile sorgesse un tempo l’acropoli (appartengono difatti a quell’epoca il tempio di stile dorico dedicato ad Atena, parzialmente conservato sotto la chiesa medioevale di S. Maria dei Greci e il labirintico complesso ipogeico degli acquedotti di Feace scavato sotto il colle), sulla quale nel volger dei secoli si sviluppò, inerpicandosi ed arroccandosi, la vecchia e berbera Girgenti: si tratterebbe di Piano Ravanusella, luogo che per peculiarità di aspetto morfologico-topografico sembrerebbe riprodurre la conca di un’antica cavea teatrale, con la platea semicircolare posta di fronte alla scena e rivolta verso il mare e nella cui piazza, oggi parcheggio e stazione di autobus, si è svolto sino agli Anni Cinquanta/Sessanta il mercato, quasi a sancire una ininterrotta continuità, attraverso la conservatività di gesti e consuetudini, della destinazione e vocazione dell’area.
La forza aggregativa di spazio socio-culturale, quale appunto era il teatro in antico, è testimoniata poi dalla presenza fino allo scorcio degli Anni Cinquanta di una struttura di proiezioni cinematografiche e spettacoli all’aperto, come ampiamente documentato nelle fonti fotografiche riportate qui sotto.
In sintesi la tipica e particolare disposizione degli edifici che si sviluppano in salita ed in ampio semicerchio, dalla “scenografica” piazza Ravanusella sino a via Atenea, a formare una ben delimitata area, caratterizzata dalle vie Lunga, Gallo, Boccerie, Cannameli, Bagli e Vallicaldi con il loro suggestivo articolarsi in una o più strade a corridoio anulare, cortili e vicoli a tratti di aggregazione cuneiforme, salite e discese radiali, superbamente rivolta verso il mare, fra le porte Pannitteri e Saccajoli costituirebbe, secondo l’ipotesi da me avanzata, l’impianto indicativo e rivelatore del supposto teatro greco sottostante sui cui sepolti resti (skenè-diàzoma-klimates-kerkides) insisterebbe l’abitato moderno.
A questo titolo e a conforto della mia ipotesi si ricordi che la splendida piazza medioevale della città di Lucca risulta edificata sui resti dell’antico anfiteatro romano, che ne determinarono nel tempo l’odierna forma ellittica chiusa e che le vestigia del teatro e dell’anfiteatro di Catania, prima degli scavi rivelatori, risultavano sepolti interamente dalle costruzioni dell’attuale reticolo urbano.
Nell’ottica di un costruttivo confronto sulla mia ipotesi lascio alcuni riferimenti bibliografici.



BIBLIOGRAFIA

Agrigento e la Sicilia greca: Atti della settimana di studio, Agrigento, 2-8 Maggio 1988.

Anti. C., Teatri greci arcaici. Da Minosse a Pericle, Padova 1947.

Bianco E., Gli Stratagemmi di Polieno, Edizioni dell’Orso 1997 .

Diodoro Siculo, Biblioteca Storica, Ed. Sellerio.

Pirro M., Agrigento, Libreria dello Stato Roma 1949.

Scalisi L., Catania, Accademia edu.

Sesto Giulio Frontino, Gli Stratagemmi, Argo 1999.

Schubring J., Topografia storica di Agrigento, E. Loescher 1887.

Tucidide, Le Storie, Classici UTET
.



FOTOGALLERIA DI RAVANUSELLA


















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