Recensione di Laura Sansone pubblicata il 18/01/2022
Avete peli superflui di cui sbarazzarvi?
È la frase di presentazione di una mostra d’arte con la quale inizia il libro Cerette di Massimo Parolini. Il lettore così approda, assieme ai visitatori della mostra, in un luogo distopico, posizionato proprio sulle ceneri dell’antico manicomio di San Servolo, dove la realtà si sposa con la follia. Ad accoglierli c’è una ceretta pelifera ( consistente nell'utilizzo di calda cera d'api per la rimozione di peli corporei, finalizzata a ricoprire palle galleggianti) ed un curioso bidello, al quale ciascun visitatore deve obbligatoriamente confessare un episodio della propria vita. Questa è l’ambientazione e l’escamotage scelto da Parolini per dar voce a dieci personaggi e descrivere le loro storie.
Racconti ambientati nella scuola, dove il professor Fiscaletti rimprovera chiunque appelli un alunno con "elemento", oppure in mondi catastrofici, nei quali il consumismo è giunto al culmine e gli unici a credere in una durabilità degli oggetti, delle persone e dei sentimenti, sono un collettivo di riciclatori.
Contesti fantastici, ironicamente descritti dall’autore, ospitano la follia dei personaggi, che impazziscono per minimi errori o casualità. Proprio sopra le spoglie del manicomio, la pazzia sembra rimpossessarsi di ciascuno dei visitatori e quindi in maniera induttiva in ciascuno di noi lettori. A farle da sfondo è l’ordine ineluttabile delle cose, un destino prestabilito che porta ogni personaggio a situazioni inevitabili e che evidenzia l'impotenza dell'uomo difronte alla grandezza del Fato e del Divino.
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