di Adele Desideri
Gentili lettori, segnalo quanto segue
*Il prezioso saggio a cura di Vincenzo Guarracino, Roberto Sanesi. Un poeta del secolo scorso, puntoacapo Editrice, 2017.
La relativa recensione di Tiberio Crivellaro è consultabile al link https://www.altrogiornalemarche.it/2017/12/un-bel-saggio-roberto-sanesi-un-poeta-del-secolo-scorso-cura-vincenzo-guarracino/
*Poeti cristiani latini dei primi secoli. Tradotti da poeti italiani contemporanei, a cura di Vincenzo Guarracino, Mimep-Docete, Pessano con Bornago, Milano, 2017.
Recensito da Marco Roncalli, ne La Stampa, 24 luglio 2018.
Al link http://www.lastampa.it/2018/07/24/vaticaninsider/la-fede-in-versi-quei-poeti-cristiani-dei-primi-secoli-r45XNLJEcwh2JOkM7OICgN/pagina.html
E ancora, recensito da Marco Roncalli, nel Corriere della Sera, (edizione di Brescia), il 9 agosto 2018.
*Racconti Teatrali (1978-2017) di Roberto Bencivenga, Book Sprint Edizioni, 2017.
L’autore dimostra una stupefacente capacità di immedesimarsi nella voce narrante, talora dolorosamente dubbiosa come quella di un soldato che rifiuta, in cuor suo, la guerra; talora angosciata e ossessiva come quella di un’adolescente anoressica. Scompare lo scrittore: in primo piano resta, appunto, la sola voce narrante. Ogni storia giunge dritta allora, al cuore del lettore (Adele Desideri).
La scheda del libro è consultabile al link https://www.booksprintedizioni.it/libro/Racconti%20brevi/racconti-teatrali-1978-2017
Nota biografica dell’autore al link http://assopalcoscenico.it/pagine/Roberto%20Bencivenga.html
*La poesia inedita 18 marzo 2009, Salotto Bianchi di Adele Desideri è risultata terza classificata al Premio Nazionale Il Fiore, XXII Edizione, a cura del Comune di Chiesina Uzzanese, ed è stata pubblicata nel sito http://comune.chiesinauzzanese.pt.it/aree-tematiche/premio-il-fiore/poesie/poesia/adele-desideri.
Motivazione: l'autrice con l'abilità di una pittrice, riesce con poche pennellate date al punto giusto, a sintetizzare la tragicità del momento. Una poesia che spinge il lettore a una riflessione interiore profonda.
Primo classificato Roberto Bencivenga
Fiore d’argento Eros Pagni
Intervento di Gianni Giannini
La cerimonia di Premiazione si è tenuta il 27 luglio 2018, in Piazza Vittorio Emanuele II, Chiesina Uzzanese (Pistoia)
*Recensione di Vincenzo Guarracino al romanzo di Adele Desideri La figlia della memoria, prefazione di Davide Rondoni, nota critica Franco Loi, Moretti&Vitali 2016, in Fermenti, Anno XLVII, N. 247, Fermenti Editrice, Roma, 2018.
Pubblicata in Fermenti, Anno
XLVII, N. 247, Fermenti Editrice, Roma, 2018
A colei che mai sono stata
ma che avrei voluto incontrare.
A colui, che, disertore di se stesso,
non si ascolta
e in un chissà dove
continua a cercarsi.
A noi pensanti,
al tempo che perdiamo
perdendoci nel tempo che siamo.
Gentili lettori, segnalo quanto segue
*Il prezioso saggio a cura di Vincenzo Guarracino, Roberto Sanesi. Un poeta del secolo scorso, puntoacapo Editrice, 2017.
La relativa recensione di Tiberio Crivellaro è consultabile al link https://www.altrogiornalemarche.it/2017/12/un-bel-saggio-roberto-sanesi-un-poeta-del-secolo-scorso-cura-vincenzo-guarracino/
*Poeti cristiani latini dei primi secoli. Tradotti da poeti italiani contemporanei, a cura di Vincenzo Guarracino, Mimep-Docete, Pessano con Bornago, Milano, 2017.
Recensito da Marco Roncalli, ne La Stampa, 24 luglio 2018.
Al link http://www.lastampa.it/2018/07/24/vaticaninsider/la-fede-in-versi-quei-poeti-cristiani-dei-primi-secoli-r45XNLJEcwh2JOkM7OICgN/pagina.html
E ancora, recensito da Marco Roncalli, nel Corriere della Sera, (edizione di Brescia), il 9 agosto 2018.
*Racconti Teatrali (1978-2017) di Roberto Bencivenga, Book Sprint Edizioni, 2017.
L’autore dimostra una stupefacente capacità di immedesimarsi nella voce narrante, talora dolorosamente dubbiosa come quella di un soldato che rifiuta, in cuor suo, la guerra; talora angosciata e ossessiva come quella di un’adolescente anoressica. Scompare lo scrittore: in primo piano resta, appunto, la sola voce narrante. Ogni storia giunge dritta allora, al cuore del lettore (Adele Desideri).
La scheda del libro è consultabile al link https://www.booksprintedizioni.it/libro/Racconti%20brevi/racconti-teatrali-1978-2017
Nota biografica dell’autore al link http://assopalcoscenico.it/pagine/Roberto%20Bencivenga.html
*La poesia inedita 18 marzo 2009, Salotto Bianchi di Adele Desideri è risultata terza classificata al Premio Nazionale Il Fiore, XXII Edizione, a cura del Comune di Chiesina Uzzanese, ed è stata pubblicata nel sito http://comune.chiesinauzzanese.pt.it/aree-tematiche/premio-il-fiore/poesie/poesia/adele-desideri.
Motivazione: l'autrice con l'abilità di una pittrice, riesce con poche pennellate date al punto giusto, a sintetizzare la tragicità del momento. Una poesia che spinge il lettore a una riflessione interiore profonda.
Primo classificato Roberto Bencivenga
Fiore d’argento Eros Pagni
Intervento di Gianni Giannini
La cerimonia di Premiazione si è tenuta il 27 luglio 2018, in Piazza Vittorio Emanuele II, Chiesina Uzzanese (Pistoia)
*Recensione di Vincenzo Guarracino al romanzo di Adele Desideri La figlia della memoria, prefazione di Davide Rondoni, nota critica Franco Loi, Moretti&Vitali 2016, in Fermenti, Anno XLVII, N. 247, Fermenti Editrice, Roma, 2018.
Adele
Desideri, La figlia della memoria,
Moretti&Vitali, Bergamo 2016, pp.165, 15,00 euro
La figlia della
memoria è
una specie molto particolare di narrazione, un saggio auto/biografico su
un’esperienza di vita, che si sviluppa per così dire in tempo reale,
avvolgente, che promette di seguire e accompagnare un processo di crescita che
non delinea una parabola se non per lanciarla oltre le barriere della cronaca.
Auspicando anzi che l’affabulazione sia fascinosamente infinita. Anche se il
come va finire è molto importante e intrigante. Ha un senso e una necessità: fa
capire che, se il libro è assiomaticamente autobiografico, il finale sconfessa
questa facile etichetta.
Franco Loi e Davide
Rondoni scrivono di una saga familiare, e dicono che Andreina, la protagonista
de La figlia della memoria, somiglia
molto all’autrice.
Ma noi sappiamo che
Adele Desideri forse non somiglia nemmeno a se stessa, visto che il suo è un
nome d’arte. E del resto, nessuno somiglia a se stesso. Nemmeno l’autrice.
Rimbaud del resto diceva: “Io è sempre un altro”. Nella vita, e ancor più nei
libri, è sempre un altro, quello che agisce rispetto alla storia e le parole,
sforzandosi di aderire alle cose, dando forma e vita a un fantasma che somiglia
forse al mondo dei sogni e dei desideri, a quello che l’Ariosto chiamava il
Castello di Atlante, pieno di risorse e inganni fantastici.
Una sorta di
“educazione sentimentale”, dunque, che ci fa pensare a qualcosa che si modella
su un archetipo della nostra coscienza letteraria contemporanea, che risale
all’Ottocento, e da lì lo rilancia nel nostro quotidiano come un esemplare
paradigma. Perché parla di educazione ai sentimenti da parte di un personaggio
che, se anche concretamente viene accompagnato per mano dai primi anni della
sua infanzia, vissuta con un debito di ossigeno, di amore, fino a una davvero
difficile e turbolenta adolescenza, riflette tensioni e comportamenti che
somigliano a quelli degli innumerevoli attori della vita quotidiana: come dire
che i patemi d’animo provocati e patiti dalla protagonista delineano una
mitografia del personaggio che ha le stigmate della realtà sulla scena della
contemporaneità, a partire da anni cruciali, dalla fine degli anni ’60 ai
nostri giorni.
Lo scenario è quello
di una grande Metropoli, della Milano in preda alle inquietudini e agli spasmi
della crescita: una Milano che fa da teatro alle peripezie del personaggio, che
somiglia alle infinite figure di donna che la popolano.
In questa Milano c’è
una domanda di riconoscimento di sé, da parte di Andreina: riconoscimento,
inteso come bisogno di darsi una forma, e esigenza che tale forma venga
riconosciuta dagli altri, a costo anche di molteplici errori.
All’interno di ciò, ci
sono tutta una serie di vicende e di personaggi che ostacolano o secondano tale
domanda, dicendo della difficoltà di essere donna di Andreina.
La conclusione è molto
singolare, è una scelta. Come dire che dal male, viene fuori una scelta
determinante, clamorosa, di vita… Diversa da tante altre, come lo erano tanti
esiti di vicende, negli anni Settanta, e in anni vicini a noi, al di là del
Sessantotto.
Una scelta diversa,
che probabilmente l’autrice non condivide in pieno con Andreina, o che
condivide in una maniera diversa da come l’ha realizzata la sua protagonista…
È forse qui che si
annida anche il senso del titolo del libro, La figlia della memoria,
quanto mai intrigante.
Andreina è figlia solo
di se stessa, del modo in cui si è sviluppata. Memoria viene dal greco μνήμη, rimanda alla razionalità, più che
al ricordare (al re-cordari, connesso
etimologicamente al cor, al cuore,
che è l’ambito dei sentimenti).
Come dire che
Andreina, figlia di se stessa, è anche figlia di una scelta razionale, fredda,
non di una scelta dettata da un impulso del sentimento. Ed è per questo che tale
scelta si capisce come maturi lentamente, grazie a tutta una serie di fattori,
non ultimo un prete, il cui merito precipuo è quello di saper ascoltare.
L’ascolto – è questo se si vuole il messaggio del libro - è imprescindibile
nella maturazione di un’adolescente, all’interno di un’educazione sentimentale.
L’ascolto, più che il parlare.
C’entra la
Psicoanalisi, in questo? Qui di Psicoanalisi non si parla, non si accenna. Ma
il rapporto tra il prete e Andreina è simile al rapporto tra il paziente a
l’analista.
Illuminante a tal
riguardo è l’attività che l’autrice svolge nella vita, quella di insegnante in
una scuola. In un contesto urbano e sociale quanto mai difficile: un’attività
delicata ed essenziale, sapendo ascoltare. Questo è l’elemento che raccorda
vicenda narrativa e autobiografia: Adele, che è figlia dell’ascolto,
costruisce, attraverso il corpo a corpo con gli altri, alcuni percorsi
possibili, efficaci, per quelli che si trovano a essere posti sotto la sua
guida, la sua tutela.
È lungo questo filo
rosso che si dipana un percorso che parte da un modo faticoso di riconoscersi,
che si realizza “sentendo”, riconoscendo gli altri, e lo dice in una lingua
elegante, spesso forbita, intessuta di sapida gergalità toscana, che dà il
senso di una colloquialità affabile, evocativa e provocatoria, creando un
orizzonte narrativo che avvince il lettore.
Vincenzo
Guarracino
A colei che mai sono stata
ma che avrei voluto incontrare.
A colui, che, disertore di se stesso,
non si ascolta
e in un chissà dove
continua a cercarsi.
A noi pensanti,
al tempo che perdiamo
perdendoci nel tempo che siamo.
(Francesca Anselmi, Il tempo delle parole, Gazebo, Firenze, 2018)
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