Estrocorti - Contest per Corti e monologhi teatrali - Prima edizione 2018.
Bologna, settembre 2018, parte la prima edizione di Estrocorti, il Contest per Corti e Monologhi Teatrali, organizzato dall'Associazione EstroVersi in collaborazione con l'Officina Teatrale de' Maicontenti di Bologna. Patrocinanti: Centro di Poesia Contemporanea e Comune di Bologna. Direzione artistica Alessandra Merico.
Dal 18 al 30 settembre si alterneranno sul palco dell'Officina Teatrale de' Maicontenti compagnie e attori provenienti da tutta Italia per sfidarsi in una gara di bravura attoriale, di originalità drammaturgica e e di progettualità del lavoro proposto. Una qualificata giuria, tra i cui nomi spiccano Luciano Manzalini (Presidente di giuria), Gabriele Marchesini, Rita Marchesini, Paola Giovannelli, Fausto Paolo Filograna, Laura Grossi, Giorgio Alberi, Marinela Dogliotti oltre alla stessa Alessandra Merico, ai consiglieri di EstroVersi e ai responsabili dello spazio teatrale giudicherà i concorrenti selezionando i semifinalisti dei vari gironi e decretando i vincitori: Miglior Corto e Miglior Monologo. Verranno anche attribuite alcune Menzioni d'Onore ai migliori attori (attore/attrice), alla migliore regia, alla migliore drammaturgia. Anche il pubblico potrà votare per i propri beniamini. Per partecipare occorre prenotarsi al numero in locandina.
Parliamo adesso dei lavori in gara e partecipanti all'ormai terminato primo girone (18 e 19 settembre) che ha visto passare alle semifinali: i monologhi Rosaspina e Sandra C e il corto Memorie di una signora per bene. I lavori recensiti sono quelli in gara nella serata del 19 settembre.
Rosaspina
di e con Alessandra Baldoni
La
riduzione in forma di monologo proposta da Alessandra Baldoni, autrice e
interprete del testo Teatrale Il
banchetto di Rosaspina, avvolge il pubblico in una patina di sapore
fiabesco capace di riprodurre le antiche memorie d’incontri con le stratificazioni
temporali dell’infanzia e dell’adolescenza. Rosaspina
si diventa dopo aver sofferto e meditato, interiorizzato e ripensato un
inconscio mai pacificato con sé stesso. Sussurrate le melodie poetiche dei
colti riferimenti letterari, filosofici e psicanalitici, impregnato l’umore della
rarefatta atmosfera ricreata dalla protagonista, il sonno-sogno ci appartiene
come dolore universale dello strappo, del passaggio dall’età bambina a quella
adulta sul liminare di quel bosco di spine, di quel non luogo vicino alla
morte: un passaggio che può restare irrisolto anche al risveglio, come la
bravura della Baldoni suggerisce.
Sandra C
di Adriano Marenco. Con Nathalie Bernardi
L’intersezione
di un archetipo come Cassandra nella contemporaneità di un ambiguo mondo di
sfida al sistema e di poteri che tentano di defenestrarsi gli uni con gli
altri, conduce il pubblico a porsi degli interrogativi, a cercare delle
risposte su ciò che avviene intorno, suo malgrado. Come sempre l’arte non dà
soluzioni ma insinua dubbi, diminuisce certezze, lancia riflessioni. Con scarna
scenografia e riuscito gioco applicato alla gestualità del corpo e alla voce
Nathalie Bernardi inscena un personaggio forte e credibile, insicuro e
dolorante in un ossimorico alternarsi di riso e pianto rasentando lo status di folle e quello di medium, la volontà di predire e quella di testimoniare. La
sua sacerdotessa live, Sandra C -
titolo anche del monologo – è così il risultato di un incontro di stili dove
tutto si tiene.
Abat-jour
di e
con Marco Capaldo e Vincenzo Musso.
Marco Capaldo e Vincenzo Musto sono i protagonisti del Corto Abat-jour, pensato come una narrazione in tre momenti di improvvisazione creati sulla base di tre parole chiave proposte dal pubblico. Diverso ogni volta - per la varietà delle parole stesse - il corto è risultato gradevole nella sua essenzialità, grazie anche alle modalità espressive ricercate e alla gestualità mimetica dei due attori. La snellezza scenografica - sul palco solo due sedie, un piccolo tavolo e una abat-jour, accesa o spenta a seconda del momento creativo o meno - ha aiutato il pubblico a concentrarsi sulle storie improvvisate per le quali, stilisticamente, ha prevalso una forma ironica e sarcastica.
Loro tra noi
di e
con Felix Bellanti. Con Laura Scaini.
Il
letto, da sempre simbolo di unione e divisione della coppia, elemento fondante
di una vita insieme - dal talamo nunziale di Penelope e Ulisse costruito da
quest’ultimo sul ceppo ben radicato a terra di un ulivo secolare, a quello dove
si inscena il racconto dell’incontro di Giuliana e Pietro, i coniugi di Ti ho sposato per allegria, di N.
Ginzburg, giusto per citarne solo un paio - diventa anche per Gary e Caroline
nel corto Loro tra di noi,
liberamente ispirato a Le correzioni
di J. Franzen, il luogo dove prende corpo la grottesca situazione, proposta dai
protagonisti: l’incompatibilità del rapporto a due con le pressioni ricevute
dall’originario nucleo familiare del
marito. Lo spunto, l’invito al pranzo di Natale, porta i due coniugi, in un
alternarsi di ricordi e accuse reciproche, a mettere a rischio la propria
relazione per non cedere l’uno all’altro. Intriso di una sottile flemma
ironica, costruito sull’impronta interpretativa grottesca dei personaggi, il
corto di Laura Scaini e Felix Bellanti, riproduce in buona sostanza i contesti
coniugali di sempre dove la routine rischia di prendere il sopravvento
sull’amore.
Memorie di una
signora per bene
di e con Edoardo Pitrè. Con Agata Marchi, Alexandra
Flores, Emanuela Roxana
Edoardo Pitrè firma la drammaturgia del Corto Memorie di una signora per bene, riscrittura
liberamente ispirata a Scomparsa di un
uomo lodevole di G. Celati, testo che chiude il suo lavoro sulla
teatralogia delle apparenze. Sulla
scena gli attori Agata Marchi, Alexandra Flores, Emanuela Roxana e lo stesso
Pitrè danno vita a un complesso rimando di rituali onirici dove la protagonista
principale, la signora per bene
interpretata dall’ottima Marchi, intenta soprattutto a dialogare con se stessa,
tenta di instaurare - senza risultato - un contatto con la sfuggente figlia
adolescente, prova ad avere un rapporto - che si riduce a un contatto
fallimentare - con un suo collaboratore e sogna, soprattutto sogna di luoghi
magici e mondi irreali dove orsi e pinguini ballano e l’accompagnano nei suoi
deliranti resoconti sulla vita e sulla morte, sottolineando il fallimento
dell’uomo nel suo desiderio di comunicare, e la sua assoluta incapacità di
adeguarsi e di accettare lo scorrere del tempo. Scenario semplice ma arricchito
da fantastiche maschere animalesche, musiche adeguate e cambi di luce propizi
accompagnano il pubblico in un resoconto amaro che nega la dimensione
dell’essere.
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