11 luglio 2018
Se non fermo il pensiero su quei
giorni a Fonte Avellana, e lo trasformo in parole scritte, rischio di perdere
le mille sfaccettature di quei momenti mistici che mi hanno regalato tante
emozioni. Un incontro annuale che vorrei proseguire per i pochi o tanti anni a
venire che mi restano. Dal primo incontro di 7 anni fa, mi era rimasto il
desiderio di tornare e lo scorso anno c’ero riuscita. Quest’anno ho fermamente
voluto ripetere e, ancora una volta, sono certa di avere avuto uno di quegli
attimi, nella vita, che ti fanno crescere e arricchire, oltre ad assorbire la
spiritualità che il luogo emana.
C. lo ha vissuto tutti i nove
anni da quando è iniziato, ma mentre parla, nel suo intervento, annuncia che
questa sarà la sua ultima partecipazione. Cosa è successo? Nel dire queste
parole lo vedo incerto, non sono sicura che lo voglia veramente. Accenna al
fatto che i suoi argomenti sono noiosi, difficili da comprendere e teme di
stancare chi lo ascolta. Eppure il suo lavoro è in difesa degli ultimi, perché
questi dubbi? Si eleva un coro a protesta che lo fa vacillare nella sua
intenzione, spero che ci ripensi. C. è un Angelo e non lo sa, come tutti coloro
che si alternano al microfono e che ci raccontano qualcosa sul tema dell’anno:
Distanze.
Più importante è quello che non
esprimono solo a parole, è il loro vissuto che traspare dalle righe, con
pervicacia, e che tentano di rendere nella pratica del dialogo, del dibattito,
dell’esposizione.
Non si citano troppo spesso i
classici per timore di mortificare chi non li sa; si cerca di accompagnare chi
ascolta verso un linguaggio comune.
Gli Angeli di Fonte si alternano,
appaiono e scompaiono nei tre giorni della kermesse, e ognuno lascia un seme
nell’humus pronto e ben disposto. Ognuno lascia la sua scia ad illuminare per
un po’ il cammino degli altri. R. è tra noi per dimostrarci che anche
attraverso il dolore si può sorridere e scoprire così che Gesù ci parla della
Croce, ma anche delle nozze di Cana; in questi momenti leggeri e conviviali
l’anima si rallegra, sussulta nella gioia e il gruppo si unisce ancora di più
per condividere il sorriso, la resa.
I giorni passano in fretta e ogni
partecipante regala perle di saggezza che saranno anche pubblicate, ma qualcuna
andrà inevitabilmente perduta, perché sorta spontanea, non impressa
precedentemente sulla carta e forse era destino che le parole perse siano
destinate solo a Lui, che accompagna tutti noi, anche se a volte, come fossimo
avvolti in una ragnatela, non riusciamo a districarci e a scorgere attraverso
quel velo ciò che abbiamo già davanti.
Scoprirsi non è semplice, non è
facile mettersi in gioco e rivoltare il proprio ego come un calzino. Talvolta,
nell’oratore del momento, si percepisce un blocco emotivo, una difficoltà
dovuta a una difesa eccessiva. Si parla di muri e di ponti: non tutti riescono
a smantellare i propri muri interiori per costruire ponti verso gli altri.
Spesso è la Parola al centro
della conversazione, ma in qualche modo c’è sempre la sensazione di quel Verbo
che si è fatto carne e che è lì, tra noi, a guidare le azioni, i gesti, il
pensiero.
E poi arriva lui, il nostro
Priore, che ci fa comprendere a quanti luoghi comuni abbiamo creduto e ci aiuta
a togliere quel velo, la ragnatela. Per noi è il nostro “Lucifero”, il
portatore di Luce, non caduto, ma sceso dal cielo per insegnarci, in attesa di
tornare Angelo e interviene con competenza, con chiarezza disarmante e noi
beviamo quest’acqua viva mescolata al fiele, perché c’è sempre un equilibrio
tra il Bene e il Male, deve esserci! La Fede ci accomuna, pur con le nostre
diversità e talvolta disabilità. Ognuno porta di sé quello che può e lo
condivide e qualche volta escono dei veri e propri diamanti, di una bellezza
abbagliante; come abbaglia l’Arcangelo Gabriele nel dipinto di Mileševa,
impresso come una preghiera nell’icona che mi è stata donata da C., realizzata
appositamente per me, e che campeggia dalla copertina del mio libro Sussurri e rivelazioni. Arrivano doni che non si aspettavano e ci riempiono di gioia; un
po’ di imbarazzo, temevo di non esserne degna, ma lui ha insistito e io gliene
sarò eternamente grata. Fratelli non si nasce, si diventa e per me C. è un
fratello, come tanti altri del gruppo, fratelli e sorelle che mi rimangono
negli occhi e nella mente per tanti giorni e ai quali ricorro col pensiero nei
momenti di ansia e di sconforto. Penso ai miei Angeli di Fonte e mi rassereno.
Lo stesso giorno un altro Angelo di Mileševa mi è stato donato da V. che non
finirò mai di ringraziare per avermi pensata, pur con le tante distanze che ci
separano.
Ho pensato a questo incrociarsi
di doni, qualcosa devono ancora rivelarmi, è una magica combinazione, aspetto
con serenità il sussurro mattutino.
La sera della domenica è un
congestionante incrocio di abbracci, mani, saluti e poi… il silenzio intorno al
monastero, l’ultimo frinire delle cicale e il primo canto dei grilli; una
stellata che abbacina nell’oscurità di quei cieli incontaminati e poi una
leggera brezza… forse era Lui? Mi pongo in ascolto, un saluto silenzioso, un
grazie, un pensiero a chi ha bisogno delle nostre preghiere e a chi non c’è
più. Amen.
Distanze distanziate e
sconclusionate
(Durante i tre giorni della
kermesse, ho preso appunti delle frasi che mi colpivano, senza appuntarne la
provenienza)
“Distanze e verità, etica
prospettica, discernimento; dove sta la verità? Forse è realtà, tutta questione
di gradi e confusione delle lingue.”
“Sestina lirica, retrogradazione
incrociata, non ne sa nulla il fruttivendolo, che vende pesche incrociate, più
semplicemente.”
“Molto completamente, il mezzo si
è sostituito al fine, che fa cadere nell’idolatria. Si fa molta poesia, che non
risolve i problemi che abbiamo.”
“Ci vuole etica, ma non troppo,
perché non è della comunità, meglio che rimanga la stessa. Se risolvi la verità
non ti serve l’aspirina.”
“Peso della percezione:
ricominciare a cercare le informazioni. Abbandono della percezione.”
“Parlare in parabole, l’indolente
non opera e cova rancore; l’accidioso prende distanze dal proprio ambiente.
Nessun uomo è un’isola. Ogni morte d’uomo sminuisce.”
“Distanze come confini, dare un
nome a tutto, nominare le cose, definire i concetti. Concetto di
raggruppamento. Definire un confine.”
“Distanza tra la mano e la
carezza. Distanza dall’umano. Soldati col volto coperto: non empatici.”
“L’emorroissa è il percorso della
Fede, la capacità di non essere più seme, ma albero.”
“Disincagliati da se stessi per
Fede. Suggestione della fuga tra Tarsis e Ninive. Pessoa inserisce l’uomo in un
pozzo e da lì, dalla distanza, guarda il cielo.”
“Giona è l’unico profeta che dice
NO a Dio, ed è l’unico che viene citato da Gesù quando i farisei chiedono un
segno; Lui risponde: avrete solo il segno di Giona.”
“Noi siamo già talenti e si può
vivere una vita intera da sotterrati.”
“Ci creiamo una tempesta che
purifica. Il mare è il luogo del pericolo, luogo di morte, ma anche riva della
vita; Giona muore a se stesso ‘nel profondo degli inferi ho gridato…’, distanze
negative che Dio annulla.”
“Il Dio di Gesù è attento alle
cose piccole. La distanza tra Dio e noi ci viene annullata da Gesù che ci fa
liberi.”
“La distanza è come un diamante,
tante identità e sfaccettature.”
“Dio sta prima: questa è la
certezza.”
“Dio è sempre una sorpresa:
l’incontro implica una relazione.”
“Speranza, pazienza, utilizzare i
cinque sensi, più i sensi spirituali.”
“Culla delle nostre potenzialità,
l’infinito, che è in noi stessi. Dio non si dimentica mai di noi, è una
certezza.”
“I Magi sono non credenti,
cercano la verità.”
“La distanza giusta è
paragonabile a quello che si guarda.”
“Non si sopravvive al deserto se
un poeta non ti accompagna.”
“Poeti armeni, dodici, uccisi il
24 aprile del 1915. Nel genocidio armeno furono trucidate e uccise più di un
milione di persone, tra le quali 2.350 intellettuali. La poesia non annulla la
distanza. L’Armenia, prima nazione cristiana, subì questa violenza
indescrivibile.”
“Gli ebrei non amano i ponti. Il
Pontefice dovrebbe costruirli, i ponti. Meglio i ponti che i muri, costruiti
entrambi con pietre. Eppure la scala di Giacobbe è un ponte verso il cielo, un
flusso di Angeli che salgono e scendono.”
“Equidistanze e vicinanze.
Incapacità di dire la parola ‘vicinanza’. Creare la consapevolezza della
parola: parlare, vedere, toccare. La selezione include, la categorizzazione
condanna. I muri e i ponti sono fatti in pietra, dipende da come si usano le
pietre, meglio avvicinare pericolosamente piuttosto che chiudere. Equidistanza
dettata dalla paura, pensiero borghese che ci mette al riparo.”
“Blepo, ana blepo, dia blepo, en
blepo. La guarigione di un cieco che dice: ‘vedo degli alberi che camminano’,
alza lo sguardo e vede attraverso, alla fine vede dentro.”
“La stanzialità non esiste più;
il nomadismo è lo stato del mondo di oggi.”
“Dio catafatico che ha fatto
tutte le cose belle e positive e Dio apofatico che è talmente al di sopra di
noi che supera ogni determinazione finita con la quale si tenta di designarlo.”
“Perché il male?”
“A distanza di voce.”
“Il logos della distanza, come
esempio dal libro di Calvino ‘il phatos della distanza’, dove Cosimo Piovasco
viveva sugli alberi e guardava tutto a distanza.”
“Quale sarà la prossima
distanza?”
“Amare il proprio nemico è
possibile? Amare Satana è possibile?”
“La risposta è già dentro di te,
ma è sbagliata.”
Nessun commento:
Posta un commento