giovedì 12 luglio 2018

GLI ANGELI DI FONTE AVELLANA



11 luglio 2018



Se non fermo il pensiero su quei giorni a Fonte Avellana, e lo trasformo in parole scritte, rischio di perdere le mille sfaccettature di quei momenti mistici che mi hanno regalato tante emozioni. Un incontro annuale che vorrei proseguire per i pochi o tanti anni a venire che mi restano. Dal primo incontro di 7 anni fa, mi era rimasto il desiderio di tornare e lo scorso anno c’ero riuscita. Quest’anno ho fermamente voluto ripetere e, ancora una volta, sono certa di avere avuto uno di quegli attimi, nella vita, che ti fanno crescere e arricchire, oltre ad assorbire la spiritualità che il luogo emana.
C. lo ha vissuto tutti i nove anni da quando è iniziato, ma mentre parla, nel suo intervento, annuncia che questa sarà la sua ultima partecipazione. Cosa è successo? Nel dire queste parole lo vedo incerto, non sono sicura che lo voglia veramente. Accenna al fatto che i suoi argomenti sono noiosi, difficili da comprendere e teme di stancare chi lo ascolta. Eppure il suo lavoro è in difesa degli ultimi, perché questi dubbi? Si eleva un coro a protesta che lo fa vacillare nella sua intenzione, spero che ci ripensi. C. è un Angelo e non lo sa, come tutti coloro che si alternano al microfono e che ci raccontano qualcosa sul tema dell’anno: Distanze.
Più importante è quello che non esprimono solo a parole, è il loro vissuto che traspare dalle righe, con pervicacia, e che tentano di rendere nella pratica del dialogo, del dibattito, dell’esposizione.
Non si citano troppo spesso i classici per timore di mortificare chi non li sa; si cerca di accompagnare chi ascolta verso un linguaggio comune.
Gli Angeli di Fonte si alternano, appaiono e scompaiono nei tre giorni della kermesse, e ognuno lascia un seme nell’humus pronto e ben disposto. Ognuno lascia la sua scia ad illuminare per un po’ il cammino degli altri. R. è tra noi per dimostrarci che anche attraverso il dolore si può sorridere e scoprire così che Gesù ci parla della Croce, ma anche delle nozze di Cana; in questi momenti leggeri e conviviali l’anima si rallegra, sussulta nella gioia e il gruppo si unisce ancora di più per condividere il sorriso, la resa.
I giorni passano in fretta e ogni partecipante regala perle di saggezza che saranno anche pubblicate, ma qualcuna andrà inevitabilmente perduta, perché sorta spontanea, non impressa precedentemente sulla carta e forse era destino che le parole perse siano destinate solo a Lui, che accompagna tutti noi, anche se a volte, come fossimo avvolti in una ragnatela, non riusciamo a districarci e a scorgere attraverso quel velo ciò che abbiamo già davanti.
Scoprirsi non è semplice, non è facile mettersi in gioco e rivoltare il proprio ego come un calzino. Talvolta, nell’oratore del momento, si percepisce un blocco emotivo, una difficoltà dovuta a una difesa eccessiva. Si parla di muri e di ponti: non tutti riescono a smantellare i propri muri interiori per costruire ponti verso gli altri.
Spesso è la Parola al centro della conversazione, ma in qualche modo c’è sempre la sensazione di quel Verbo che si è fatto carne e che è lì, tra noi, a guidare le azioni, i gesti, il pensiero.
E poi arriva lui, il nostro Priore, che ci fa comprendere a quanti luoghi comuni abbiamo creduto e ci aiuta a togliere quel velo, la ragnatela. Per noi è il nostro “Lucifero”, il portatore di Luce, non caduto, ma sceso dal cielo per insegnarci, in attesa di tornare Angelo e interviene con competenza, con chiarezza disarmante e noi beviamo quest’acqua viva mescolata al fiele, perché c’è sempre un equilibrio tra il Bene e il Male, deve esserci! La Fede ci accomuna, pur con le nostre diversità e talvolta disabilità. Ognuno porta di sé quello che può e lo condivide e qualche volta escono dei veri e propri diamanti, di una bellezza abbagliante; come abbaglia l’Arcangelo Gabriele nel dipinto di Mileševa, impresso come una preghiera nell’icona che mi è stata donata da C., realizzata appositamente per me, e che campeggia dalla copertina del mio libro Sussurri e rivelazioni. Arrivano doni che non si aspettavano e ci riempiono di gioia; un po’ di imbarazzo, temevo di non esserne degna, ma lui ha insistito e io gliene sarò eternamente grata. Fratelli non si nasce, si diventa e per me C. è un fratello, come tanti altri del gruppo, fratelli e sorelle che mi rimangono negli occhi e nella mente per tanti giorni e ai quali ricorro col pensiero nei momenti di ansia e di sconforto. Penso ai miei Angeli di Fonte e mi rassereno. Lo stesso giorno un altro Angelo di Mileševa mi è stato donato da V. che non finirò mai di ringraziare per avermi pensata, pur con le tante distanze che ci separano.
Ho pensato a questo incrociarsi di doni, qualcosa devono ancora rivelarmi, è una magica combinazione, aspetto con serenità il sussurro mattutino.
La sera della domenica è un congestionante incrocio di abbracci, mani, saluti e poi… il silenzio intorno al monastero, l’ultimo frinire delle cicale e il primo canto dei grilli; una stellata che abbacina nell’oscurità di quei cieli incontaminati e poi una leggera brezza… forse era Lui? Mi pongo in ascolto, un saluto silenzioso, un grazie, un pensiero a chi ha bisogno delle nostre preghiere e a chi non c’è più. Amen.

Distanze distanziate e sconclusionate
(Durante i tre giorni della kermesse, ho preso appunti delle frasi che mi colpivano, senza appuntarne la provenienza)

“Distanze e verità, etica prospettica, discernimento; dove sta la verità? Forse è realtà, tutta questione di gradi e confusione delle lingue.”
“Sestina lirica, retrogradazione incrociata, non ne sa nulla il fruttivendolo, che vende pesche incrociate, più semplicemente.”
“Molto completamente, il mezzo si è sostituito al fine, che fa cadere nell’idolatria. Si fa molta poesia, che non risolve i problemi che abbiamo.”
“Ci vuole etica, ma non troppo, perché non è della comunità, meglio che rimanga la stessa. Se risolvi la verità non ti serve l’aspirina.”
“Peso della percezione: ricominciare a cercare le informazioni. Abbandono della percezione.”
“Parlare in parabole, l’indolente non opera e cova rancore; l’accidioso prende distanze dal proprio ambiente. Nessun uomo è un’isola. Ogni morte d’uomo sminuisce.”
“Distanze come confini, dare un nome a tutto, nominare le cose, definire i concetti. Concetto di raggruppamento. Definire un confine.”
“Distanza tra la mano e la carezza. Distanza dall’umano. Soldati col volto coperto: non empatici.”
“L’emorroissa è il percorso della Fede, la capacità di non essere più seme, ma albero.”
“Disincagliati da se stessi per Fede. Suggestione della fuga tra Tarsis e Ninive. Pessoa inserisce l’uomo in un pozzo e da lì, dalla distanza, guarda il cielo.”
“Giona è l’unico profeta che dice NO a Dio, ed è l’unico che viene citato da Gesù quando i farisei chiedono un segno; Lui risponde: avrete solo il segno di Giona.”
“Noi siamo già talenti e si può vivere una vita intera da sotterrati.”
“Ci creiamo una tempesta che purifica. Il mare è il luogo del pericolo, luogo di morte, ma anche riva della vita; Giona muore a se stesso ‘nel profondo degli inferi ho gridato…’, distanze negative che Dio annulla.”
“Il Dio di Gesù è attento alle cose piccole. La distanza tra Dio e noi ci viene annullata da Gesù che ci fa liberi.”
“La distanza è come un diamante, tante identità e sfaccettature.”
“Dio sta prima: questa è la certezza.”
“Dio è sempre una sorpresa: l’incontro implica una relazione.”
“Speranza, pazienza, utilizzare i cinque sensi, più i sensi spirituali.”
“Culla delle nostre potenzialità, l’infinito, che è in noi stessi. Dio non si dimentica mai di noi, è una certezza.”
“I Magi sono non credenti, cercano la verità.”
“La distanza giusta è paragonabile a quello che si guarda.”
“Non si sopravvive al deserto se un poeta non ti accompagna.”
“Poeti armeni, dodici, uccisi il 24 aprile del 1915. Nel genocidio armeno furono trucidate e uccise più di un milione di persone, tra le quali 2.350 intellettuali. La poesia non annulla la distanza. L’Armenia, prima nazione cristiana, subì questa violenza indescrivibile.”
“Gli ebrei non amano i ponti. Il Pontefice dovrebbe costruirli, i ponti. Meglio i ponti che i muri, costruiti entrambi con pietre. Eppure la scala di Giacobbe è un ponte verso il cielo, un flusso di Angeli che salgono e scendono.”
“Equidistanze e vicinanze. Incapacità di dire la parola ‘vicinanza’. Creare la consapevolezza della parola: parlare, vedere, toccare. La selezione include, la categorizzazione condanna. I muri e i ponti sono fatti in pietra, dipende da come si usano le pietre, meglio avvicinare pericolosamente piuttosto che chiudere. Equidistanza dettata dalla paura, pensiero borghese che ci mette al riparo.”
“Blepo, ana blepo, dia blepo, en blepo. La guarigione di un cieco che dice: ‘vedo degli alberi che camminano’, alza lo sguardo e vede attraverso, alla fine vede dentro.”
“La stanzialità non esiste più; il nomadismo è lo stato del mondo di oggi.”
“Dio catafatico che ha fatto tutte le cose belle e positive e Dio apofatico che è talmente al di sopra di noi che supera ogni determinazione finita con la quale si tenta di designarlo.”
“Perché il male?”
“A distanza di voce.”
“Il logos della distanza, come esempio dal libro di Calvino ‘il phatos della distanza’, dove Cosimo Piovasco viveva sugli alberi e guardava tutto a distanza.”
“Quale sarà la prossima distanza?”
“Amare il proprio nemico è possibile? Amare Satana è possibile?”
“La risposta è già dentro di te, ma è sbagliata.”

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