giovedì 12 luglio 2018

“Se mai si è stati disperati”


Sul libro di Massimiliano Bardotti
I dettagli minori (Fara 2018)

di Subhaga Gaetano Failla

Non so se questa sia un’epoca particolarmente buia. Di certo, ogni epoca ha la sua oscurità e la sua luce, è nella natura delle cose: giorno/notte. Noi siamo parte indissolubile di tale natura. E ogni epoca ha i suoi cantori – ascoltiamo incantati le storie della notte e dello splendore -, il canto è presente perfino in virtù della sua assenza, come riflesso, durante gli anni più oscuri. E come potevamo noi cantare, scrive Quasimodo all’indomani dell’ultimo inferno bellico mondiale, echeggiando il sospiro dei Salmi.
La voce e il corpo del poeta diventano manifestazione intera, nel racconto d’una storia, nella narrazione sempre d’una stessa storia, quella dell’uomo e del suo viaggio, d’un itinerario fugace sulla pelle d’un immenso organismo in viaggio nello spazio cosmico. L’origine della poesia è voce e corpo e ritmo. Ricordo ancora gli antichi cantastorie, quelli senza nome, che giravano per i paesi con i loro pannelli disegnati a colori vivaci, dai tratti infantili, una bacchetta a indicare le varie scene, una voce cantante e dialettale modulata per colmare gli spazi delle piazze e superare il brusio della folla. Ho avuto la fortuna, poi, di incontrare due poeti, due cantori eccelsi che avevano questa volta un nome, radicati nella tradizione dei cantastorie e provenienti entrambi da una terra, la Sicilia, che ha dato i natali alla letteratura italiana: Ignazio Buttitta e Ciccio Busacca.
Molti anni dopo, un nuovo incontro fortunato mi ha fatto conoscere Massimiliano Bardotti e la sua opera. Ho letto diversi libri di Massimiliano, ho assistito a suoi spettacoli. L’impeto dei versi e del suo narrare ha il carattere del canto originario, dell’antica voce poetica. L’ultima sua opera, intitolata I dettagli minori, pubblicata pochi mesi fa da Fara Editore, è divenuta naturalmente spettacolo teatrale, perché l’arte di Massimiliano è per indole espressione totale. Ritrovo ancora in questo libro delicato, bello anche da toccare e da guardare, nella consueta eleganza di Fara, le illuminazioni e gli slanci lirici che caratterizzano l’opera di Massimiliano Bardotti, la ricchezza musicale e il percorso appassionato tra registri diversi, riuniti qui in brani che ondeggiano armoniosamente dal verso poetico al frammento in prosa, dall’epistolario (sottolineo a tal proposito una delle più belle lettere d’amore che io abbia mai letto: quella che Marco scrive a Giulia), fino a giungere al diario spirituale nel solco della grande tradizione che va da Bernanos a Silvio D’Arzo e a Carlo Coccioli. I dettagli minori del suggestivo titolo sono “quei dettagli che sembrano non significare nulla, ma che sono la vita tutta”. Il libro scruta in queste minuzie essenziali e dà voce agli invisibili, agli sconfitti, per offrire squarci di luce, di rinascita, e bagliori sapienziali: “Se mai si è stati disperati”, scrive Giorgina nel suo diario spirituale “non si sa nulla della bellezza, della gioia, nulla. Se mai si è stati disperati mai ha schiuso i suoi petali il fiore”.
I dettagli minori è dedicato ai fantasmi. Sappiamo che queste parvenze sono visibili soltanto a pochi, a un bambino forse o a un uomo ferito o particolarmente sensibile. Oppure, in sintesi, a un poeta, come Massimiliano Bardotti.

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