mercoledì 31 maggio 2017

Il Processo di Paolo Saggese

Paolo Saggese: Il processo, Magenes Edizioni, Milano 2017.
recensione di Vincenzo D’Alessio & G.C.F. Guarini


http://www.mageneseditoriale.it/scheda-libro/paolo-saggese/il-processo-9788866491392-439524.html

 
Il processo (Magenes Edizioni, Milano 2017) è il secondo agile volume dello scrittore Paolo Saggese. Il testo è parte della trilogia la “Repubblica dei Pomodori”: mondo fantastico privo di ogni forma di Giustizia, tenuto in vita dai “servi del potere” da più di duemila anni.
Il primo volume Lettera a un giudice (racconto fantastico sulla corruzione), pubblicato presso le stesse edizioni nel 2015, narra le vicende del personaggio “Candido Pomodorese” alle prese con uno dei concorsi pubblici bandito dallo Stato dove viene a contatto con la corruzione e il mondo clientelare fino ad allora percepito a distanza.
Il dramma ironico vissuto dal candidato nei grovigli delle raccomandazioni, divenute fondamentali per raggiungere un qualche risultato in ambito concorsuale, si scontra con il mondo provinciale, dal quale il candidato proviene, che vive di tutte le violenze e i soprusi che agitano il mondo reale abitato dagli affaristi: colletti bianchi, cravatta e abiti sempre ingessati: richiama il grande scrittore F. Kafka le cui citazioni compaiono in entrambi i volumi. Il protagonista vive tutto l’inferno della prova concorsuale sui banchi di quei tristi ambienti dove corrono le farse dei vincenti e il dolore dei perdenti (innocenti).
In questo secondo volume il protagonista tenta, con il ricorso, di affidare alla Giustizia, con una lettera inviata direttamente al “Giudice ”, tutto il dolore e la distruzione dell’innocenza del mondo semplice dal quale proviene.
La scrittura di Saggese è pacata. Affascina come una lezione tenuta in un cortile delle scuole degli anni Sessanta, quando la conquista della conoscenza era un primato che qualificava a vita docenti ed alunni. Fu chiamata “Rivoluzione Studentesca” da uno Stato che è rimasto tale ancora oggi. Aveva come voci guida nella tempesta delle idee gli scritti quotidiani di Pier Paolo Pasolini e Jacques Pévert.
Il rosso dei “Pomodoresi” spaventa ancora oggi, “Il Migliore dei Mondi Possibili”, citato dal Nostro nel presente lavoro, richiama la figura intramontabile del poeta e scrittore Pietro Paolo Parzanese perseguitato a vita dal Potere.
Quest’ultimo, sacerdote irpino, vissuto dal 1809 al 1852 subì analoga sorte di “Candido Pomodorese” per gli scritti e i versi contro le ingiustizie dello Stato di turno, come si evince dalla lettera indirizzata al grande Giureconsulto di Castel Baronia (Irpinia): Pasquale Stanislao Mancini, del quale ricorre quest’anno il bicentenario della nascita:

“Lo scriver versi, quali i miei sono, non tenni mai come via per venire in qualche fama nel mondo, ma come alleviamento a quel cruccio, che in sì verdi anni mi vien rodendo dentro il cuore. Quelle ire subite e sonore, quelle memorie d’amore e d’innocenza che fremono talvolta nella mente, e si dispongono in armonia e prendono direi quasi forma e persona, mettono in me un affanno voluttuoso, una prepotenza di vita, che nelle mie presenti condizioni giudico veramente solo e supremo dei beni che mi avanzano.” (da Michele Cogliani, Pietro Paolo Parzanese e la sua terra, 2009).

Il talento di Paolo Saggese non è finalizzato al successo, inganno che questa famelica creatura detta alla Storia degli uomini di oggi. “In punta di penna” è affidato il riscatto dell’autore che giunge attraverso il mondo fantastico: la forza creativa che permea i tempi e perdura nella memoria collettiva, della “ Repubblica dei Pomodori ” e viene consegnata ai giovani come fiaccola perenne per il loro futuro. 

La parte autobiografica è marginale, attraversa il foglio del libro solo in alcuni punti in nome dell’amore per la famiglia, per la terra dove l’autore vive e convive con le forze migliori della Natura: le sorgenti perenni della Cultura che la alimentano.

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