lunedì 21 novembre 2016

La sfida al Fato "sorprende" il destino


recensione di Subhaga Gaetano Failla


I personaggi del romanzo Appunti di meccanica celeste, come in un dipinto affollato da multiforme umanità e molteplici incarnazioni di angeli custodi e guide daimoniche,  vengono condotti verso il compimento dei propri destini da trapezisti, giocolieri e altri potenti funamboli esistenziali, riuniti nella vita comunitaria e nomade d’un circo, capitato per “caso e necessità” nella dimensione archetipica di Girifalco. Sette abitanti del paese calabrese dove è nato lo stesso autore, sette emozionanti personaggi, uomini e donne di svariate età, scopriranno attraverso l’incontro con i circensi una netta biforcazione del loro sentiero.
Girifalco, luogo mitico e reale che apre una crepa nello stereotipo del fatalismo meridionale, nasconde accidentalmente l’armonia d’una pitagorica musica di sfere celesti, e oltre il frastuono  della quotidianità ne svela la melodia. Nel dissolversi dell’illusorio caos sognato dai dormienti  appare l’immanenza cosmica, sorprendente perfino nella tracotanza della divergenza, dell’hybris che sfida il Fato, forse per affermare paradossalmente che la sfida stessa è parte integrante del destino.
Domenico Dara  accompagna il lettore in questo suo ulteriore itinerario, nel percorso di una antropologia letteraria che abbraccia con identico pathos esseri umani, galassie e polvere di terra, e ricerca ancora, con rinnovata passione e impeto lirico, la sua chiave di interpretazione del “codice dell’anima”, in un aleggiare fraterno dell’opera di James Hillman.  
La lingua utilizzata, come nel suo precedente romanzo d’esordio Breve trattato sulle coincidenze, è seducente e duttile, plasmata adesso in un impasto lessicale fatto di arcaismi dialettali e al contempo di modernismi connessi a registri scientifici, e di slanci poetici tra astrofisica, mitologia e filosofia delle origini.
I personaggi di Appunti di meccanica celeste commuovono e rimangono impressi, trovando un proprio spazio esclusivo nelle trame della nostra memoria.
Dara si riconferma felicemente autore tellurico e vertiginoso, e scrittore nostalgico, d’una insolita nostalgia: il suo dolore, la sua algia, è lunare e  rarefatto, e il suo nostos, il ritorno, ha come destinazione e destino l’intero universo.

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