lunedì 9 maggio 2016

I tre giorni dell’Angelo

di Vincenzo D’Alessio e Raffaela Bergamo

Calvanico in provincia di Salerno è una cittadina ai piedi della montagna conosciuta come Pizzo San Michele (1.567 mt) compresa nella catena dei Monti Picentini, nel Parco Regionale omonimo. La caratteristica di questa cima è la presenza del piccolo Santuario dedicato all’Arcangelo Michele, conosciuto in passato come l’Angelo, tra i più alti d’Italia.La devozione in questa piccola comunità è viva da più di mille anni: nata durante il periodo Bizantino–Longobardo è continuata intatta fino ad oggi, conservando l’energia che le popolazioni di tutte le convalli portano ogni anno con i loro silenzi nella salita, i canti e l’osservanza della Fede che i padri hanno trasmesso ai loro discendenti. La devozione popolare ha potuto scavalcare i secoli proprio per la semplicità con cui i pellegrini affrontano i sacrifici della salita, il clima non sempre favorevole durante questa stagione, la purificazione dello Spirito che avviene nella contemplazione della potenza di Madre Natura in uno scenario celestiale.

Il Comitato laico composto da Calvanicesi, prima dei tre giorni che ricordano l’Apparizione sul Monte Gargano dell’Angelo 6,7 e 8 maggio, provvede alla sistemazione della strada che conduce al Santuario che la subsidenza territoriale dissesta ogni stagione. Poi la vigilia si recano in cima per pulire la chiesetta, adornarla di fiori freschi, ceri, ripristinare il generatore di energia elettrica che illuminerà l’intero complesso eremitico durante i tre giorni e accogliere i pellegrini che all’alba del giorno 6 iniziano ad arrivare.

Arrivano da molto lontano, i devoti dell’Angelo, hanno tutte le età, addirittura, se le condizioni atmosferiche sono miti, i giovani genitori conducono anche piccoli di pochi anni ad avvicinarsi alla devozione. Il giorno 7, alle prime luci dell’alba, giungono cantando una litania millenaria i devoti della comunità di Forino (AV), i quali recano con sé la tradizione antica per essere gli eredi degli ultimi Longobardi sottomettessi al potere dei Normanni, insediati nel grande castello di Rota (oggi Mercato san Severino), venuti dalla Francia su invito del Papa.

Questi devoti, dopo il saluto all’Angelo, lasciano la cima e ritornano nella loro comunità lo stesso giorno iniziando i festeggiamenti sulla Grotta dell’Angelo al Monte Faliesi: cima che guarda di fronte il Pizzo San Michele dal quale sono partiti. Questa comunità è l’unica che ripete sistematicamente da secoli questo itinerario a piedi sostando presso il Santuario della Madonna Incoronata Regina degli Angeli della vicina Montoro (AV).

Più faticosi ed impervi sono i tragitti che affrontano i pellegrini provenienti dalle montagne della provincia di Salerno: dalla frazione Prepezzano del comune di Giffoni Sei Casali; da San Cipriano Picentino, Castiglione del Genovesi, Baronissi, Fisciano con i suoi molteplici casali, Salerno, Cava de’Tirreni e molte altre comunità che guardano la cima del Pizzo San Michele.

Nel pomeriggio del giorno 7 parte da Calvanico la processione dei giovani componenti del Comitato laico che recano a spalla la statuetta d’argento dell’Angelo: l’Angelo Nascosto come l’ha definita l’emerito professore Giorgio OTRANTO dell’Istituto di Studi Classici e Cristiani dell’Università di Bari, formata da uno stuolo di fedeli che segna le tappe dell’ascesa alla cima percorrendo i sentieri montani.

Dalla cima partono colpi di fuochi d’artificio, così fanno anche i componenti la processione, per indicare a chi aspetta a che punto del percorso si trovano. Le tappe intermedie sono diverse e vengono definite “Croci”. Due di queste meritano la nostra attenzione: quella detta “L’epitaffio” e “La pietra santa”.
L’epitaffio è una lapide, inserita in una piccola edicola sovrastata dalla figura dell’Angelo che recita un monito profondo al pellegrino:
DIVOTO PASSEGER CHE STANCO E LASSO
AD ADORAR MICHELE AFFRETTI IL PASSO
QUI LI CIBI PASCALI LASCIAR DEI
ALTRIMENTI SCONVOLTI L’ELEMENTI
TURBATO IL CIEL VEDRAI E IN UN ISTANTE
VINDICE IL SANTO AVRAI E NON AMANTE.
La seconda è la “Pietra Santa”: monolito calcareo disposto poco prima della cima che viene baciata dai pellegrini e dove gli stessi raccolgono una piccola pietra da portare a casa ed esporre sulle finestre per proteggersi dai fulmini e dalle tempeste dei periodi invernali. Questo gesto ricorda anche la fondazione del culto aereo dell’Angelo sulla Cima del monte, avvenuto con l’importazione di una pietra proveniente dal Santuario Michaelico del Gargano, in Puglia, dove l’Angelo si mostrò la prima volta ai suoi fedeli.

Giunta in cima, la processione viene accolta da canti, preghiere e applausi di quanti hanno dormito nei vani dell’antico eremo, odierno santuario con bolla vescovile del 25 gennaio 2012, e si compiono tre giri intorno al perimetro dell’eremo recitando Pater Ave Gloria. I portatori depongono la statuetta nella piccola chiesa, si riposano asciugandosi il sudore della fatica nella parte dell’eremo che rimane aperta tutto l’anno: la foresteria. Accanto ci sono i locali che contengono le derrate alimentari e la legna per queste occasioni, mentre durante l’estate i pellegrini che comunque si recano al Pizzo San Michele, raccolgono legna secca lungo la strada e la depongono all’interno del vano della foresteria per le necessità di tutti.

La sera del giorno 7 viene celebrata la prima messa in presenza della statua dell’Angelo, si trascorre la notte nei locali adagiandosi per terra, sui banchi, accanto al fuoco del focolare che arderà tutta la notte. Il mattino del giorno 8, alle sette la seconda messa, prima di intraprendere il viaggio di ritorno verso Calvanico dove attendono festosi i Calvanicesi venuti per questo appuntamento di Fede e di tradizioni da ogni parte d’Italia e dall’estero (almeno una volta nella vita).

La processione giunge in paese quasi a mezzogiorno e viene celebrata la Santa Messa di ringraziamento nella chiesetta della Madonna delle Grazie poi, sempre in processione, si raggiunge la Chiesa matrice, una volta dedicata all’Angelo e con l’arrivo dei Benedettini di Cava de’ Tirreni ridedicata a Gesù Salvatore del Mondo, disposta quasi all’inizio del paese.

Un tripudio di serenità riempie le genti venute in cima che ritornano a casa per raccontare le emozioni e le preghiere che hanno distinto quest’anno l’avvento dei tre giorni con l’Angelo: richiesta di buona salute per i propri famigliari e per i sofferenti, richiesta di lavoro e di pace domestica, richiesta di Pace nel mondo e nelle nostre comunità. Quest’anno l’aver varcato la soglia della chiesetta del santuario ha avuto lo stesso significato di fede di varcare una delle Porte della Misericordia di Dio.

Ogni anno la comunità di Calvanico accoglie, ristora, protegge, i viandanti incamminati verso la Montagna dell’Angelo rinnovando lo spirito di Fede che li accomuna da secoli ai loro padri nella tradizione mentre nei vicoli e nelle case permane il profumo benefico della protezione michaelica.

Calvanico, 8 maggio 2016

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