Io non ho nulla da dire...
Silenzi, afasie, grado zero nella cultura del Novecento
L’argomento affrontato durante l’estate 2014 da Casa Moretti, ovvero quello dell’impotenza della letteratura e della poesia, e della parola còlta nel suo sprofondare e dileguare verso il silenzio e il nulla, sia per la crisi dei valori sia per gli eventi drammatici della storia accaduti nel secolo breve, non è disgiunta dalla dolorosa coscienza esistenziale, che in quelle sillabe, in quelle parole si risolve e si deposita per sempre, e a volte viene affidata al silenzio.
Ma la riflessione ha certamente interessato l’intero panorama culturale non soltanto nazionale. Nel Novecento l’impotenza delle arti di dire e spiegare diviene traumatica e disperante. Come parlare tra le catastrofi delle guerre mondiali e le distruzioni immani che ad esse si accompagnano, comportando sconvolgimenti sociali ed economici devastanti; e, inoltre, con la crisi dei valori e la perdita del senso dell’umano che ne è derivato? Il secolo breve assiste così, in pochi decenni, a mutamenti radicali che riguardano non solo i rapporti tra individuo e società, ma la concezione stessa del tempo e dello spazio e del rapporto tra soggetto e linguaggio, sottoposti a precarietà, frantumazione, velocizzazione, condizionamenti sempre più devastanti, come illustrano tra gli altri Bergson e Wittgenstein, Heidegger e Benjamin, Freud e Marcuse.
Servirà pertanto illustrare quanto accadde anzitutto nel pensiero e nelle idee che poi sottesero gli sviluppi nel campo delle arti visive, del teatro, della musica.
Per questo Casa Moretti ha previsto e organizzato un ciclo di incontri (letture, spettacoli, ecc.) con i nomi più autorevoli per illustrare il tema.
Aprirà la rassegna il filosofo Franco Rella, autore, tra l’altro, del saggio Il silenzio e le parole, e che parlerà del pensiero al tempo della crisi.
Venerdì 5 dicembre: Franco Rella. Silenzi e afasie nella cultura del Novecento
Seguirà un incontro volto a presentare come nel campo delle arti visive il silenzio e l’impotenza del dire può essersi concretizzato. Bisogna andare oltre, immaginare, sognare… ci dicono diversi artisti. Ci sono silenzi cromatici, silenzi grafici, silenzi gestuali. E l’arte è un bacino particolarmente fertile per l’emergere di forme di silenzio inattese. Tra i più celebri e immediati esempi che si possono trovare nell’arte contemporanea, la ricerca del silenzio – in una particolarissima accezione – è sfociata nelle cancellature di Emilio Isgrò. Ma basti avere di fronte i drammatici Tagli di Lucio Fontana, o le solitarie bottiglie di un Morandi per avvertire, con la medesima potenza, la percezione di un silenzio assordante. Ce ne parlerà Vittorio Sgarbi.
Mercoledì 10 dicembre: Vittorio Sgarbi. Il silenzio nell’arte
Situazione altrettanto ossimorica, quanto quella poetica, si è verificata nella musica. Non fosse che la musica elude la parola. Tuttavia essa tenta di spiegare col suono e dunque, in teoria, tradisce il silenzio. Anche per un musicista l’assenza di suoni però può rappresentare ispirazione e vera e propria musica per le orecchie. Al musicista non interessa un silenzio qualunque, ma quello in cui la musica si forma, prende vita e diventa arte. Dal silenzio nascono le note: all’interno di una specie di luogo in cui non ci sono, in cui, per l’appunto domina il silenzio che permette però all’artista di entrare, di essere segnato. E così nasce la musica. Il suono si sistema in quel silenzio. Ecco allora la ricerca di luoghi dove il silenzio è d’oro, dove esso prospera e viene rispettato, come una montagna o un deserto. Persino però in un mercato pieno di colori e di casino, il musicista trova il suo silenzio e lo trasforma in qualcosa che potrebbe addirittura diventare Bach. La vita come sempre è linfa vitale per l’arte, la nutre e la tiene sveglia, attenta, piena. È il pensiero del violoncellista Mario Brunello che ha scelto sovente spazi silenziosi e sconfinati per esibirsi.
Sabato 13 dicembre: Mario Brunello. Il silenzio della musica
Gli incontri si terranno nel Teatro Comunale di Cesenatico alle ore 21.
I primi due incontri (Rella, Sgarbi) sono ad ingresso libero su prenotazione
Il terzo incontro/concerto (Brunello) è a pagamento (10 Euro) su prenotazione
Info e prenotazioni: 0547.79255
SCHEDE:
Franco Rella risiede nel comune di nascita, da dove si sposta dal 1975 per tenere le lezioni presso la "Facoltà di Design e Arti" dello IUAV di Venezia, dove insegna Estetica (è stato allievo di Gillo Dorfles a Milano) ed è responsabile del programma di dottorato di ricerca in storia e filosofie delle arti.
Ha organizzato e partecipato a convegni e seminari di diverse istituzioni italiane e straniere, in qualche occasione invitato come visiting professor, organizzando anche mostre e volumi collettanei.
Tra i saggi pubblicati, L'enigma della bellezza (1991), Miti e figure del moderno (1993), Negli occhi di Vincent. L'io nello specchio del mondo (1998), Ai confini del corpo (2000), La responsabilità del pensiero (2009), ecc.
Tra gli autori indagati, Rainer Maria Rilke, Charles Baudelaire, Louis Aragon, Gustave Flaubert, Georges Bataille, Otto Weininger, altre figure del "moderno", dell'erotismo e del romanticismo, e il personaggio di Edipo in Sofocle e in Hölderlin.
Tra le riviste a cui ha collaborato Casabella, Lotus, Assemblage, Substance, Utopica (in ambito architettonico ed estetico), Nuova Corrente, aut aut, Alfabeta (in ambito filosofico e letterario), ecc.
Ha inoltre scritto i romanzi Attraverso l'ombra (1986, Premio Dessì), La disattenzione (1992) e L'ultimo uomo (1996), qualche racconto e qualche poesia (Bios).
Dal 1989 al 1996 è stato coordinatore e poi membro del comitato scientifico del MART, per il quale ha collaborato alle mostre: Il Divisionismo italiano, La giovane pittura europea, Il Romanticismo, L'Espressionismo dei Musei di Dormund.
È stato nel consiglio d'amministrazione della Fondazione Opera Bevilacqua La Masa di Venezia. Altre mostre ed esposizioni con saggi e introduzioni in catalogo le ha presentate presso Palazzo Forti e presso la Galleria dello Scudo di Verona, Palazzo Bricherasio a Torino, il Goethe-Institut e l'Università di Palermo, la GNAM di Roma, il Museo d'Orsay di Parigi, il PAC di Milano, la Galleria Civica di Modena ecc. presentando opere di Annamaria Gelmi, Marco Nereo Rotelli, Roberto Giannone, Piero Pizzi Cannella, Sergio Bernardi, Giovanna Bergamaschi, Léon Krier, Chi Wing Lo, Massimo Scolari, Marino Marini, Michele Canzoneri, Paola Grott, Anna Cavallaro, Marilena Sassi ecc.
Ha collaborato al progetto del 1993 su Anversa capitale europea della cultura. Ha diretto collane presso Bertani Editore, Feltrinelli, Cluva e Pendragon e ha anche scritto articoli per i quotidiani "l'Unità" e "la Repubblica".
Nel 2001 ha pubblicato con Feltrinelli Il silenzio e le parole. Il pensiero nel tempo della crisi, un percorso che conduce dal fascino del silenzio e del nulla alle parole di un sapere che cerca di avere ragione della crisi fino al superamento della razionalità classica in un nuovo rapporto con il mondo e la realtà: da Weininger a Wittgenstein, Musil, Freud, Rilke, Nietzsche e Benjamin.
Il silenzio e le parole si muove attraverso alcune delle più significative manifestazioni del pensiero filosofico e letterario del Novecento: quelle che emergono dalle opere di Weininger, Wittgenstein, Rilke, Heidegger, Freud e Benjamin. Ma non si limita a ripetere, con le loro parole, la fine dei fondamenti della ragione classica; cerca piuttosto di individuare, all'interno di quei testi, la genesi di un sapere critico, che si pone come un superamento dell'aura del silenzio del primo Wittgenstein e della “rappresentazione luttuosa” della crisi di Hofmannsthal e del pensiero negativo. Il sapere della precarietà e della caducità, il sapere critico, si scontra con la ragione post cartesiana nel suo punto di massima resistenza e di massima tensione: nell'idea del progresso e di un sapere lineare e cumulativo. Infatti, a partire dallo Zarathustra di Nietzsche, ma soprattutto con Proust, Freud e Benjamin, si produce una diversa concezione del tempo: il tempo ripetizione dell'inconscio, della memoria involontaria, dell'immagine dialettica di Benjamin. Questa concezione del tempo propone un atteggiamento nuovo nei confronti del presente e del passato e rende pensabile anche una diversa costruzione del futuro. È un orizzonte di senso in cui ciò che appariva come un paesaggio desertico e terribile trova una sua diversa ragione: nuove parole in cui si esprime e si rappresenta.
Vittorio Sgarbi. Nato a Ferrara nel 1952, si è laureato in Filosofia a Bologna con una specializzazione in Storia dell’Arte. È funzionario, storico dell’arte, direttore-coordinatore assegnato alla Soprintendenza ai Beni Artistici e Storici di Venezia. Saggista e conduttore televisivo ha saputo proporre la materia dell’arte con immediatezza con tutti i media con cui si è misurato. È autore di numerose pubblicazioni sull’arte e sulla critica d’arte tra le quali: “Carpaccio”, Capitol Editore, Bologna, 1979; ha curato gli atti del convegno nazionale su Lorenzo Lotto (Asolo, 1980); “Palladio e la Maniera. I pittori vicentini del '500 e i collaboratori del Palladio, 1530-1630”, Electa, Milano, 1980; “Pietro Longhi. I dipinti di Palazzo Leoni Montanari”, Electa, Milano, 1982; “Gnoli”, FMR Editore, Milano, 1983 (Premio Acquasparta); “Antonio da Crevalcore e la pittura ferrarese a Bologna”, Mondadori, Milano, 1985; “Il sogno della pittura”, Marsilio Editori, Venezia, 1985 (Premio Estense 1985); “Carlo Guarienti”, Fabbri Editore, Milano, 1985. Ha curato la mostra su Valerio Adami nel 1985 al Centre Georges Pompidou e diverse mostre fra le quali: “Paesaggio senza territorio”, 1986; “Natura morta”, 1987, e “Il ritratto”, 1991, per il Castello di Mesola; “Vitalità della figurazione” (1988) per il Palazzo della Permanente a Milano. Mattioli (Il Bulino, 1987), Vangi (Il Bulino, 1988), Soutine (L’Obliquo, 1988). “Storia Universale dell’arte”, a cura di Vittorio Sgarbi, Mondadori, Milano, 1988; “Rovigo. Le chiese”, Inventario dei beni artistici e storici di Rovigo, Marsilio Editore, Venezia, 1988; “Davanti all’immagine”, Rizzoli Editore, Milano, 1989 (Premio Bancarella 1990, nove edizioni, duecentomila copia); “Il pensiero segreto. Viaggi, incontri, emozioni” (settecentomila copie), Rizzoli Editore, Milano, 1990; “P. Brandolese. Del genio de’ lendinaresi per la pittura”, Minelliana, Rovigo, 1990; “La Certosa di Pavia. Le tarsie lignee”, Torchio de' Ricci, Pavia, 1990; Ha curato la mostra e il catalogo di Botero. Dipinti, sculture, Disegni, Forte di Belvedere, Firenze (giugno 1991); “Dell’Italia. Uomini e luoghi”, Rizzoli Editore, Milano, 1991 (Premio Fregene 1991); “Roma: dizionario dei monumenti italiani e dei loro autori”, Bompiani, Milano, 1991. Per la Fonit Cetra ha curato “Poesie d’amore” di John Donne, Andrew Marvell, William Shakespeare, traduzione di Vittorio Sgarbi (novembre, 1991). Ha curato la mostra e il catalogo “Scultura italiana del primo Novecento”, Castello di Mesola, Ferrara, maggio 1992; “Arturo Nathan. Illusione e destino”, Centro Saint-Benin, giugno 1992, “Le mani nei capelli”, Mondadori, Milano, 1993; “Lo sgarbino. Dizionario della lingua italiana”, Edizioni Larus, Bergamo, 1993; “Onorevoli fantasmi”, Mondadori, Milano, 1994.
Nel settembre 1994 è stata pubblicata dall’editore Liana Levi di Parigi, dall’editore Abbeville in America e dall’editore Hirmer in Germania la monografia su Vittore Carpaccio.
Nelle Lezioni Private pubblicate da Mondadori nel novembre 1995 parla di arte, di poesia e di letteratura mantenendo intatta quell’attenzione costante alle vicende della nostra quotidianità. Nel novembre 1996 è uscito il secondo volume di Lezioni Private, edito dalla Mondadori. Nel maggio 1998 è uscito il volume Notte e giorno d’intorno girando edito dalla Rizzoli. Nel 1998 è uscito il volume Gli immortali edito dalla Rizzoli. Il 5 dicembre 1998 è uscito il volume A regola d’arte, edito dalla Mondadori, del quale sono state realizzate nove edizioni.
Ha condotto dal 1992 al 1999 la fortunata rubrica televisiva “Sgarbi Quotidiani”. Nel dicembre 1999 ha pubblicato con la Casa Editrice Mondadori il volume La casa dell’anima. Nel dicembre 2000 è stato pubblicato il volume Le tenebre e la rosa edito dalla Rizzoli e una riedizione de La storia universale dell’arte. È stato titolare della rubrica televisiva “La casa dell’anima” e della trasmissione “Sgarbi Clandestini” in onda su Telemarket.
Vincitore del Premio Internazionale Flaiano per la televisione, 2000.
Nel mese di novembre 2001 è stato pubblicato il libro Percorsi perversi edito dalla Rizzoli. Nel mese di marzo 2002 è stato pubblicato dalla Rizzoli, per la Fondazione Cassa di Risparmio di Imola, il volume Viaggio sentimentale e pittorico di un emiliano in Romagna. Nel mese di ottobre 2002 la Casa Editrice Bompiani ha pubblicato Il bene e il bello. La fragile condizione umana che, nel mese di dicembre, ha raggiunto la II edizione. Nel mese di dicembre 2002 è stato pubblicato il volume Da Giotto a Picasso (Skira Editore). Nel mese di gennaio 2003 la Skira Editore ha pubblicato il volume su Francesco Mazzola detto il Parmigianino in occasione del V° centenario della nascita del pittore. Nel mese di gennaio 2003 è stato nominato, con decreto ministeriale, Presidente dell’Accademia di Belle Arti di Urbino. È uscito nel mese di novembre uno degli ultimi libri da lui scritto, edito dalla casa editrice Rizzoli Libri Illustrati, Un Paese sfigurato, oltre a il Parmigianino e Francesco Del Cossa. Nel mese di Aprile 2004 la casa editrice Bompiani ha pubblicato Dell’Anima e Andrea Palladio. La luce della ragione.
Nel 2005 sono stati pubblicati Vedere le parole. La scrittura d’arte da Vasari a Longhi, Caravaggio (pubblicato invece dalla Casa Editrice Skira) e Ragione e passione. Nel 2008 è stato pubblicato Clausura a Milano e non solo… e nel 2009 L’Italia delle meraviglie. Una cartografia del cuore (pubblicati da Bompiani).
Mario Brunello nel 1986 è il primo artista italiano a vincere il Concorso Čaikovskij di Mosca che lo proietta sulla scena internazionale. Viene invitato dalle più prestigiose orchestre, tra le quali London Philharmonic, Munich Philharmonic, Philadelphia Orchestra, Mahler Chamber Orchestra, Orchestre Philharmonique de Radio-France, DSO Berlin, London Symphony, NHK Symphony di Tokyo, Kioi Sinfonietta, Filarmonica della Scala, Accademia di Santa Cecilia; lavora con direttori quali Valery Gergiev, Sir Antonio Pappano, Yuri Temirkanov, Manfred Honeck, Riccardo Chailly, Vladimir Jurowski, Ton Koopman, John Axelrod, Riccardo Muti, Daniele Gatti, Myung-Whun Chung, Seiji Ozawa.
Brunello si presenta sempre più di frequente nella doppia veste di direttore e solista dal 1994, quando fonda l'Orchestra d'Archi Italiana, con la quale ha una intensa attività sia in Italia che all’estero. Nell’ambito della musica da camera collabora con celebri artisti, tra cui Gidon Kremer, Yuri Bashmet, Martha Argerich, Andrea Lucchesini, Frank Peter Zimmermann, Isabelle Faust, Maurizio Pollini, Valery Afanassiev e l’Hugo Wolf Quartett.
Nella sua vita artistica riserva ampio spazio a progetti che coinvolgono forme d'arte e saperi diversi (teatro, letteratura, filosofia, scienza), integrandoli con il repertorio tradizionale. Interagisce con artisti di altra estrazione culturale, quali Uri Caine, Paolo Fresu, Marco Paolini, Stefano Benni, Gianmaria Testa, Margherita Hack, Moni Ovadia e Vinicio Capossela. Attraverso nuovi canali di comunicazione cerca di avvicinare il pubblico a un'idea diversa e multiforme del far musica, creando spettacoli interattivi che nascono in gran parte nello spazio Antiruggine, un’ex-officina ristrutturata, luogo ideale per la sperimentazione.
I diversi generi artistici si riflettono nell’ampia discografia che include opere di Vivaldi, Bach, Beethoven, Brahms, Schubert, Franck, Haydn, Chopin, Janáček e Sollima. Deutsche Grammophon ha pubblicato il Triplo Concerto di Beethoven diretto da Claudio Abbado e EGEA Records ha dedicato all’artista la collana “Brunello Series” composta da cinque Cd: “Odusia”, odissea musicale nella cultura del Mediterraneo, “Brunello and Vivaldi”, “Violoncello and” per violoncello solo, “Schubert e Lekeu” con Andrea Lucchesini e le Suites di Bach (Premio della Critica 2010). Il suo ultimo disco, per EMI, contiene la registrazione live del Concerto di Dvorak con l’Accademia di Santa Cecilia e Antonio Pappano.
Tra i principali impegni della stagione 2014-15 un lungo tour in Giappone dove terrà recital per violoncello solo, con pianoforte e concerti con orchestra. Alla Kioi Hall di Tokyo presenterà l’integrale delle Sonate e Variazioni di Beethoven con Andrea Lucchesini, mentre nelle principali sale del Giappone e della Cina sarà solista dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia diretta da Antonio Pappano con il Concerto di Dvorak. “Bach Networks” è il titolo del nuovo progetto ideato con Uri Caine che sarà presentato in varie sale italiane. Brunello sarà artista residente dell’Orchestra della Svizzera Italiana, solista con la Mahler Chamber Orchestra e ritornerà al Teatro La Fenice di Venezia nel doppio ruolo di direttore e solista.
Mario Brunello ha studiato con Adriano Vendramelli, perfezionandosi in seguito con Antonio Janigro. È direttore musicale del festival “Artesella arte e natura” e Accademico di Santa Cecilia. Suona il prezioso violoncello Maggini dei primi del Seicento appartenuto a Franco Rossi.
È autore di un importantissimo saggio uscito nel 2014 per l’editore bolognese Il Mulino, dal titolo Silenzio.
Anche per un musicista l’assenza di suoni può rappresentare ispirazione e vera e propria musica per le orecchie. Mario Brunello con Silenzio racconta che cos’è questa strana forma, ormai quasi aliena all’umanità, sovraccaricata e inquinata dai rumori che si fanno spesso moleste presenze. Violoncellista e direttore dell’Orchestra d’archi italiana, Brunello è un’artista alla ricerca di ispirazione e di una sorta di meditazione, come dimostra la sua esperienza di camminata nel Sahara, o le sue sperimentazioni di concerti in luoghi non normalmente nati per queste attività come una cima dolomitica o un monastero. Ma è proprio qui che nasce l’unicità di Brunello che racconta in Silenzio che cosa davvero significhi per lui questa magica parola, che per lui si è fatta luogo, con una sua presenza, agli occhi e alle orecchie. Al violoncellista ovviamente non interessa un silenzio qualunque, ma quello in cui la musica si forma, prende vita e diventa arte. Mario Brunello racconta così come nascono le sue note: all’interno di una specie di luogo in cui non ci sono, in cui, per l’appunto domina il silenzio che permette però all’artista di entrare, di essere segnato. E così nasce la musica. Il suono si sistema in quel silenzio. Ecco allora la ricerca di luoghi dove il silenzio è d’oro, dove esso prospera e viene rispettato, come una montagna o un deserto. Persino però in un mercato pieno di colori e di casino, il musicista trova il suo silenzio e lo trasforma in qualcosa che potrebbe addirittura diventare Bach. La vita come sempre è linfa vitale per l’arte, la nutre e la tiene sveglia, attenta, piena.
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