mercoledì 5 ottobre 2011

Azioni e natura umana nella stimolante analisi di Leonardo Caffo


05-10-2011
di Francesco Pullia in notizie.radicali.it
 
La natura umana ha, rispetto alle altre specie, una propria specificità che riesce ad emergere grazie al formarsi di una “nicchia ontogenetica”? E questa “nicchia”, che nel corso dei secoli ha garantito all’uomo un ambiente di sviluppo sociale, non è forse compromessa, come ha denunciato Michel Foucault, dall’esplicarsi del potere nel controllo capillare delle nostre azioni? Se lo chiede Leonardo Caffo in un saggio molto denso e ricco di spunti intitolato Azioni & Natura Umana e pubblicato da poco da Fara editore. Va detto subito che l’autore, nel corso della sua ricerca, applica un approccio metodologico “inclusivo”, costituito cioè dall’interazione di ambiti ed elementi eterogenei, sulla scia, per intenderci, di Bateson, Capra, Morin, Prigogine, per meglio rapportare e adeguare l’indagine cognitiva alla complessità.
La tesi di fondo sostenuta nel libro può riassumersi nella constatazione secondo cui agiamo, ci muoviamo, entro un sistema di cui non sempre siamo capaci di individuare i limiti ma che, comunque, piaccia o no, pone parametri restrittivi.
Nella sua analisi, Caffo riesce abilmente a coniugare strutturalismo e teorie francofortesi (Horkheimer e Adorno), imputando al sistema capitalistico la trasformazione della individualità in “vite specializzate”. Detto altrimenti, l’uomo all’interno del sistema produttivo smarrirebbe le proprie peculiarità per caratterizzarsi come componente di una categoria sociale.
Se ciò ha un indubbio risvolto di verità, non è, a nostro avviso, invece affatto scontato che questa condizione sia da addebitare, come vorrebbe l’autore, al “libero mercato”, ad un mercato che sarebbe “svincolato dal controllo statale”. La cartina di tornasole della storia attesta che è vero proprio il contrario e che, cioè, il libero mercato non scoraggia affatto l’affermazione delle individualità, anzi fornisce le condizioni per la loro piena valorizzazione, a differenza di quanto accade nei regimi comunisti in cui l’economia viene pianificata a priori, statalizzata, imposta dall’alto secondo criteri ideologici che umiliano l’individuo favorendo esclusivamente l’arricchimento di una classe dirigente parassitaria a scapito della popolazione.
Uno sguardo, non soltanto retroattivo, ai paesi a indirizzo comunista lo conferma. Valga tra tutti il caso dell’odierna Cina in cui si assiste alla crescita e al consolidamento di un’economia antiliberale e antiliberista fondata proprio sulla negazione e sulla violazione di quanto, invece, il libero mercato dovrebbe garantire. È proprio nei regimi antiliberali che, anzi, si attua maggiormente la “specializzazione della vite” sotto forma di conduzione seriale delle esistenze.
Il “sorvegliare e punire” che Foucault riscontra nei paesi occidentali assume dimensione macroscopica e parossistica proprio nei paesi in cui il mercato viene rigidamente guidato e indirizzato da un ristretto apparato di partito.
L’inciso non è affatto marginale se, soprattutto, ci si pone, come giustamente fa l’autore, in un’ottica antispecista, cioè se davvero si ha a cuore la smantellamento e la sostituzione di un sistema produttivo basato sullo sfruttamento, sull’oggettivazione e sull’olocausto delle altre specie animali. La barbarie cui vengono sottoposti gli altri animali nel sistema capitalistico, purtroppo non muta, anzi si acuisce, in altri sistemi speculari e contrari.
Se, quindi, si vuole uscire da questo circolo vizioso e viziato, occorre andare oltre la specificità umana scardinando le linee di demarcazione, i confini divisori tra l’umanità e ciò che le è più proprio, vale a dire l’animalità. Occorre, in altri termini, rileggere Foucault, secondo cui la natura umana non è un concetto scientifico o un assoluto biologico ma, al massimo, un “indicatore epistemologico”, attraverso la lente della compassione, dell’immedesimazione nell’altro, di quell’altro che, a ben vedere, è il nostro costitutivo.



Nato a Terni il 4 novembre 1956, componente della Direzione nazionale di Radicali Italiani, è radicale da quando aveva quattordici anni. Vegetariano, animalista, appassionato gattofilo, è militante nonviolento, capitiniano.

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