mercoledì 5 gennaio 2011

Spunti su Gv 1,1-18.


di Ivan Nicoletto, Eremo di Camaldoli, 2 gennaio 2011, 2^ Domenica dopo Natale


Le letture che oggi ci sono donate in ascolto inaugurano questa prima domenica dell’anno, la seconda domenica dopo il Natale. In esse ricorrono immagini e parole misteriose, impegnative, coinvolgenti. Sono messaggi di luce che bussano alla porta del nostro cuore per essere accolti con riguardo, dando loro tempo di entrare e di lievitare in noi, di trasformarci.
Il primo testo, tratto dal libro del Siracide parla di una Sapienza che è stata creata da tutta l’eternità da Dio, è uscita dalla sua bocca, ha ricoperto come nube la terra… possiamo chiederci se la nostra terra è davvero avvolta dalla nube della sapienza, o non forse da dense nubi di stoltezza?
Ci viene inoltre detto che questa sapienza  pianta la sua tenda in un popolo eletto, in Israele, e ci chiediamo se non è una sapienza troppo esclusiva… o se invece essa anima e illumina tutti gli uomini e le donne di buona volontà e di pace, ovunque essi vivono?
Nel vangelo di Giovanni questa Sapienza viene identificata con il Verbo di Dio che è lo stesso Gesù Cristo, il Figlio che mostra il volto e il cuore di un Dio Padre e Madre di tutti, presente in tutti, generatore di tutti... Una generazione che non è affatto un travaglio facile e scontato, perchè la luce della bontà, risplendendo, provoca una rabbiosa opposizione dell’egoismo che ci abita, scatena la violenza e tutte le forme di crocifissione nei confronti degli altri, inclusa la distruzione della terra.
Proviamo ora ad interpretare il senso di questa Sapienza alla luce di quanto si sta rivelando a noi del mistero dell’universo che abitiamo. Abbiamo scoperto che tutto ciò che vive, tutta la materia, non è una realtà statica e conclusa, ma è energia che si sta espandendo, assume e cambia forma, si trasforma. Scopriamo che il cosmo ha avuto inizio dall’esplosione di una forza creativa che si è espansa nel corso di miliardi di anni, dando vita alle infinite forme degli esseri, tra i quali siamo anche noi. Vita delle galassie, dei soli, del pianeta che abitiamo, delle specie vegetali e animali, e poi il lento emergere della specie umana, la proliferazione delle culture, delle lingue, delle società, delle arti, delle religioni, delle tecnologie… Un processo immenso e misterioso, del quale stiamo diventando a poco a poco coscienti, coinvolti, partecipi.
La liturgia di oggi ci suggerisce che questa straordinaria avventura della vita non è abbandonata a se stessa, non è assurda, non sbocca nel nulla, ma è espressione della sapienza divina che esce dal suo mistero nascosto per farsi luce, battito, respiro, corpo, coscienza…. La vita è suscitata e alimentata dall’azione divina, da un’energia vivente che fluisce, irraggia, si espande, assumendo forma e parola, gesto e affetto, coscienza, suscitando nelle persone che la accolgono nuove capacità di relazione, di azione, di illuminazione…
Con Gesù, la forza operante del soffio di Dio accende in noi una nuova coscienza di figli. Non siamo in rapporto con un Dio estraneo, lontano, separato, ma con un dio che scende dai cieli, dai troni, dalle leggi in cui lo fissiamo, e si rivela nella vulnerabilità della carne, del respiro, del sangue, del sudore, delle lacrime, nella relazione di amore di Gesù con il Padre. In Gesù avviene  una relazione così forte con la sorgente della vita, che nemmeno la morte interrompe questa corrente di amore, in cui Gesù affonda fiducioso.
I vangeli traducono l’immagine giovannea del Verbo che si fa carne con quella più elementare di Gesù che percorre le strade della nostra umanità, incrocia le strade delle nostre inquietudini e desideri, le strade delle nostre paure e delle nostre ferite profonde, le strade delle nostre ingiustizie e violenze.
Gesù percorre queste strade facendo risplendere la sapienza creativa dell’amore che ci libera dagli egoismi e dalla produzione di infelicità. Sono strade spesso scomode, ardue, impegnative, che chiedono cambiamenti, talvolta dei capovolgimenti radicali, non consentono la pigrizia della ripetizione e dello staus quo.
Gesù stesso geme e soffre nelle doglie del parto per generare questo amore del Padre nella nostra umanità. Sappiamo anche noi, per esperienza, che la liberazione dai mali e la generazione del bene costa fatica, richiede energie che spesso si esauriscono, e dobbiamo invocarle.
È arduo affondare il cuore nella pace quando attorno a noi c’è guerra e conflitto; costa fatica assumere atteggiamenti di cura e di dedizione quando siamo immersi in un’atmosfera di degrado e di abbandono; ci sembra di nuotare controcorrente quando coltivianmo relazioni, legami, condivisioni, in un aria satura di individualismo; è difficile vivere nello spirito di accoglienza, di misericordia, di benevolenza quando respiriamo in un clima di contrapposizioni e di esclusioni…
È dentro questo travaglio, talvolta straziante della vita, che risplende la sapienza di Dio, agisce in noi la fiamma vivificante dello Spirito.
Noi che siamo limitati e vulnerabili, e come corpi abbiamo sempre bisogno di alimentarci, siamo invitati a partecipare a questo banchetto dell’eucaristia.
Siamo nutriti dall’amore di Dio che si è rivelato in Cristo.
Scopriamo che il sapore della sapienza di Dio ha il gusto inconfondibile dell’amore gratuito e condiviso, imprevedibile ed eccedente…
Che questo Amore possa brillare sempre nei nostri corpi mortali!

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