venerdì 6 luglio 2007

Su La signora Irma e le nuvole di Subhaga Gaetano Failla


recensione di Annalisa Macchia su L(')abile traccia

Quest’ultimo libro di racconti di Subhaga Gaetano Failla, elegantemente realizzato in dimensioni ridotte e con la stampa raffinata di Fara Editore, si presenta con un’enigmatica copertina disseminata di nuvole, dove campeggia il disegno di una valigia e dove il titolo La signora Irma e le nuvole, tratto da uno dei ventotto racconti della raccolta, è in perfetta sintonia con le belle grafiche di Elvira Pagliuca.
Spesso calati in misteriose atmosfere, ma freschi, agili, privi di qualsiasi orpello letterario tendente ad appesantire la scrittura, questi testi rivelano l’amore per una prosa asciutta e dinamica, come testimoniano le numerose, rapide, ma non per questo meno incisive, descrizioni di una natura osservata sempre con amore. Il dialogo che caratterizza i personaggi è essenziale e allo stesso tempo fluido; tipico di certa letteratura americana che deve avere particolarmente inciso nella formazione di Failla.
Non mancano, però, spunti per riconoscere anche altri grandi maestri, il cui sapiente contributo si avverte in questa raffinata e personalissima maniera di narrare. Edgar Allan Poe, in particolare, il cui fantasma fa capolino in ambientazioni ricche di suspense e ai confini con la realtà. Certe sfumature fantastiche e surreali richiamano alla mente anche la prosa di Buzzati o le splendide pagine di Borges ed altri infiniti autori che, silenziosamente, dopo essere stati letti, amati, assimilati, si sono abilmente intrecciati alla prosa di Failla, senza dubbio un appassionato ed eclettico lettore. D’altronde, non ci può essere scrittore, credo, se prima non c’è stato un accanito lettore.
Ci si rende presto conto che in questi racconti i comuni “confini terreni” non hanno significato. Barriere tra sogno e realtà sono magistralmente abolite, anche quando la storia è ben ancorata a terrestri vicende e il tempo si configura come un indefinibile flusso tra emozione ed emozione, fantasie e ricordi. I tuffi nel “passato”, nell’“infanzia” sono frequenti, ma sempre intrecciati ad un avvenimento presente e, comunque, inscindibili dall’uomo che racconta. (…)

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