LA SEDUCENTE FINESTRA CULTURALE. Giocava con un gingillo bretone per intrattenersi nella sala d'attesa prima di entrare nello studio di una psichiatra a passare il tempo pur dissolvendo così l'aura poetica e cercando di integrare le arti marziali dello sdegno, per superare il meccanismo bellico. Tutto ciò che lei sapeva vedere era il rinnegamento di umanesimo intorno e la rottura della logica e della comunicazione borghese. La proposta distruttiva russa e palestinese si stava precisando contro un linguaggio fatto di colpevolizzazioni in cui si cristallizzavano le gerarchie di potere, e si trovava solo una parola mercificata ed un vilipendio sistematico del convenzionale fino alla deformazione morfologica della sintassi e al nonsense per onomatopeie. Dalla finestra culturale si apriva lo sguardo di un aia di circolarità in cui si comprende qualcosa solo se la si sia già oscuramente precompresa. L'argomento pare già essere presente e sviscerato, come esigenza di emendare un autore qualsiasi attraverso l'esame comparato della totalità del suo corpus che sa operare, dunque, in dei principi metodici ed oggettivi insindacabili. La pratica della giocatrice era quella di scommettere forte su una argomentazione riformista sulla possibilità di leggere la Bibbia senza mediazione nella fede e non nel rito e nell'assenza di allegoresi facendosi guidare dall'Intelletto, dalla Sapienza, dal Consiglio dello Spirito Santo che riesce ad ispirare attraverso l'intendimento delle parti che si possano rendere previamente possibili comprendere. La ragione può essere autonoma e sa intendere il testo cogliendo in esso le questioni di come noi possiamo conoscere gli oggetti determinando in maniera preponderante le condizioni per cui gli oggetti stessi possano rendersi conoscibili per un soggetto razionale e finito. Prendendo un libro qualsiasi, quindi, la giocatrice si pose davanti al libretto dei canti per collocarlo in uno spazio di importanza dove la panca dove ci si siede a leggere il libretto vale di più e l'altare supera tutto e quindi il danno sul libretto dei canti è lieve rispetto a quello dell'altare che è anche sacro e si deve custodire contro una eventuale profanazione. Secondo la 1° categoria dell'Intelletto io percepisco il libretto dei canti come un libretto che mi serve solo al momento opportuno del rito della messa e non quando cucino, o quando sono in casa e mi voglio rilassare, mentre se lo percepisco come un libretto bancario, allora gli attribuisco un valore ben superiore ad un semplice librettino, anzi diventa più importante persino dell'altare eucaristico. Molti recepiscono l'oggetto non in base al suo effettivo valore nello spazio e nel tempo, o nella sua dimensione ed uso, ma lo recepiscono come un simbolo importante a livello liturgico e quindi unito all'altare nella medesima importanza tanto che poi pure il librettino dei canti diventa sacro. Questa è l'esagerazione che esaspera l'oggetto, mentre basterebbe aprire la finestra culturale ed intellettiva per accorgersi che fuori da quello schema che ci siamo creati, c'è un mondo il cui valore è nascosto e poco manifesto ed è proprio questo che bisognerebbe evitare per non finire sul lastrico, poveri, sfortunati in mezzo ad un putrido mare.
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