domenica 18 febbraio 2024

 All'Istituto Alberto Marvelli a frate Gabriele Trivellin a frate Alessandro Cavicchia  IL PREGEVOLE ASCOLTO. - Davide era un ragazzo di 14 anni che non aveva prospettive nella vita e preferiva starsene spesso nella sua stanza ad ascoltare con le cuffie alle orecchie la musica di Geolier "Io pe me e tu pe te" ciascuno chiuso in sé stesso, ciascuno vada per la sua strada e persegua i propri fini ed ognuno faccia a modo proprio. D'altronde cosa importava studiare la storia di Maria Teresa di Lombardia (1717-80) e Giuseppe II e dell'illuminato governo del conte di Firmian dove c'era sviluppo dell'economia, libertà di commercio, incremento dell'industria (seta) e dell'agricoltura; compilazione di un censimento generale (catasto); soppressione dei privilegi feudali; abolizione del diritto d'asilo, dell'Inquisizione e della censura ecclesiastica; riduzione del latifondo ed estensione della piccola proprietà agricola; unificazione dei dazi; libertà di commercio interno; riordinamento delle scuole; controllo statale sugli studi, ricostruzione dell'Università di Pavia dove insegna Alessandro Volta in Ramberti, Lorenzo Mascheroni, Lazzaro Spallanzani e costruisce poi il Circolo giansenista intorno a Pietro Tamburini che appoggia le riforme ecclesiastiche di Giuseppe II e dove Milano si trasforma in un grande ed importante centro culturale, NO non gli importava di studiare la storia perché la sua era già segnata e prestabilita dal fatto che avrebbe fatto la fine di suo padre, un buono a nulla che era arrivato solo fino alla 3° media e che aveva cambiato molti lavori e che ora faceva il saldatore in una ditta per 8 h al giorno malpagato e che poi veniva a casa stremato e con poca voglia di ascoltare, così come sua madre una donna che andava ogni tanto a servizio per qualche pulizia presso i ricchi borghesi, che faceva la stiratrice ad ore guadagnando qualche spiccio tanto per tirare a campare. Ma che volevano saperne mai del fatto che nel 1749-65 Parma diventava un centro di attività riformatrice dopo l'insediamento del Ducato dell'infante don Filippo di Borbone dove si applicarono riforme economiche, giurisdizionali, giuridiche condotte con la collaborazione dello statista francese Dutillot e dove si fece una soppressione degli ordini religiosi, un maggior sviluppo dell'agricoltura sotto Ferdinando di Borbone che subisce l'influenza della moglie Maria Amalia, figlia di Maria Teresa che abroga molti provvedimenti del Dutillot. NO non importava a nessuno di ascoltare questa lezione perché ognuno era immerso nelle sue preoccupazioni, chi a pensare di stirare il cesto pieno di panni, chi a rilassarsi dopo una giornata di lavoro alienante, chi come il fratello a giocare e chattare con il telefonino con chissà quali persone, che nemmeno vedeva in faccia, che nemmeno conosceva bene, ma per lui di 11 anni l'importante era fare parte della community e di sentirsi importante e considerato. A nessuno importava se Davide studiasse bene oppure no, se sapeva fare a leggere e a capire l'illuminismo dove c'era l'esaltazione della ragione, il cui campo di indagine doveva però restringersi alla realtà scientificamente accertabile, tralasciando qualsiasi lazione anche quella dell'abusivismo dove vivevano nella zona di Secondigliano di Napoli e dove il riesame critico della storia ed il rifiuto dell'autorità della tradizione, considerata fonte di pregiudizi e avallo di istituzioni prive di fondamento razionale ed il vagheggiamento dello stato naturale nel mito del buon selvaggio che riporta in auge la sana natura, al di fuori di ogni sovrastruttura sociale, con il conseguente interesse per la società primitive e le culture esotiche pare allargare l'esperienza individuale oltre i fittizi confini nazionali per attuare un cosmopolismo, quando invece è tutto una utopia. Quella di uscire da un quartiere malfamato, quello di vedere la radicale trasformazione della cultura che possa essere coinvolgente ed ascoltata anche nelle cuffie "Ei quaiò ascultame me che pò i asculto a te" che non si vive bene fra i sassi in cui non si può vedere mai nemmeno un fiore, che non si può vivere nel deserto dove si ha sete e fame d'amore, che non si può vivere soli ed abbandonati nella quaresima di una continua tentazione di appartenere di sentirsi soggiogare dal desiderio di essere come quella mela del peccato da mangiare, di essere come quel serpente ingannatore, di essere come quell'Adamo accomodante che obbedisce solo al suo istinto predatore. NO nissiuno vuole mai ascoltare, quel grido dentro che dilania e spezza il cuore che si sente abbandonato fra il freddo gelato di una Primavera senza sole, fra gli sterpi e i fili d'erba e le viole senza odore, di sentirsi perso nei gironi infernali a mordere il cuscino, a sbattersi fra quelle ruvide lenzuola dove non potrà mai sorgere che un fugace amore. E poi chi vuole mai ascoltare un perdente che se ne sta sbattuto sull'asfalto, che se ne sta perso vagabondo disperso e mezzo fatto, che se ne sta fra i fiumi di birra e di chiasssose false risate, quando invece gli ormoni girano incazzati, quanto i pensieri fanno a pugni, quando la merda ti entra nella testa, quando non c'è più voglia, più voglia di fare festa e quando dell'interrogazione di storia dirai le solite cose "Era il passato, nel mio presente non ci sarà mai alcuna riforma della scuola, nel mio presente imparerò solo la filastrocca di Lola che si prostituisce, di quello schifoso che diventa pedofilo, di quell'altro che stupra, accoltella e violenta e di quello che subisce e viene sconfitto sempre perché è un povero sfigato come me" Se vuoi essere vincente? Se vuoi rimanere sul piedistallo ed avere considerazione i' pe me, ti pe tè senza nessuna umanità, solidarietà vincendo con i cazzotti e gli insulti della ragione. Io per me, tu per te ciascuno per la sua strada, chi ce la fa e chi no, chi va in alto sulla giostra del calcioinculo e chi invece rimane a guardare e questo grido dentro lo devo contenere, e questo grido dentro nun lu puoi far sapere. Io per me, tu per te ciascuno dalla sua parte chi è ricco nei privilegi e gli altri senza arte e né parte che non gli importa niente della satira di Parini, che non gli importa niente se passerò tutta la vita a fare dei panini in un fast.food e del fatto che avranno tutti molta fretta che non potranno avere tempo nemmeno di guardarti negli occhi di sapere sei hai o meno l'itterizia e si gireranno dall'altra parte e tu vivrai sempre nella quaresima del digiuno della ristrettezza e della lurida nettezza. Io per me e tu per te ciascuno nel suo confine, chi è sporco e chi invece è fine, che nei pregiudizi ti stanno a giudicare, non hai le scarpe alla moda e devi sopperire. Morire domani che importa, eri uno dei tanti, eri solo un numero ed una matricola, morire di inedia e di mancato valore in quel deserto senza cuore, morire, morire oggi per colpa di un coltello affilato di una lingua che ti ha spiattellato come sporcizia fra la polvere e le pasticche, come un estasi poco efficace d'altronde non potevi essere procace, d'altronde non valevi niente, d'altronde eri solo uno dei tanti deficienti fra la perduta gente ed il perso dolore, uno dei tanti stupidi nessuno che vale meno di uno e che centomila non potranno mai diventare, uno dei tanti stupidi di paranoie ammazzare. 

Nessun commento: