I DADI INNAMORATI. Danilo era un omosessuale che nel suo rapporto non voleva fare figurare il patetismo o l'eccesso della scelta di vivere la propria natura integralmente come castigo mitologico, ma dall'altro lato il gioco assurdo dei dadi gay nel suo realismo pareva produrre il riproponimento di un culto sovrano nel ritratto della tesa bellezza ideale di amore e psiche di deformità triviale in cui l'arte di amare diventa unità qualitativa necessaria che rinasce in noi nell'uso di matrici che diffondono i loro effetti nelle situazioni più disparate, incredibili, inimmaginabili facendoti uscire dalla zona di confort. Nel primo momento Danilo viveva una fase semplice in cui avvertiva le sfumature del suo rapporto nell'uso della luce disponibile che giocava con i riflessi dell'anima. Successivamente Danilo conobbe l'elaborazione partecipativa del suo sentimento di impressione di fronte al soggetto amoroso di ciò che percepiva e che generava in lui effetti multipli del gioco della rincorsa, del colore, del tono grigio che si lega all'emozione, ma al contempo genera una pura superficie pittorica distinta dalla realtà naturale acquisita per trovare un sempre nuovo cromatismo costruttivo delle piccole cose. La matrice gay è incisa in modo netto come quei dadi che sanno di perdere, ma che nonostante la punta tronca dell'amore lo vogliono vivere fino in fondo facendolo penetrare con forza sul foglio nei solchi dell'inchiostro che crea parti cave che portano a considerazioni sull'azzardo in cui la sorte porta a ricercare nuovi spazi di respiro esecutivo virtuoso di libertà di conquista. Le potenzialità espressive dei dadi stabiliscono l'importanza del coniugamento fra amore e psiche che sa illustrare attorno l'armonia. Nel manifesto, così come nel celato amore le dimensioni di figure comunicative costituisce un linguaggio sintetico evocativo, essenziale e contemporaneo il cui effetto è inaspettato e talvolta persino surrealista per una proteiforme visione di vita. Gettare i dadi per un gay significa credere che l'amore e psiche possano superare l'ostacolo anche nella scomposizione delle forme maschile e femminile fino a crearne una fusione ritmica del rapporto che sa essere originale nelle sue dichiarazioni poetiche. "Dove vai dado innamorato, dove ti poserai su anima confusa in tempesta dove il veliero si inarca dominato nel passaggio dall'onda che lo sconvolge e lo cattura nel suo profondo abisso. Dove sei dado, dove sei in quella scuola che insegna cosa sia la mela del peccato oppure in quella passione del serpente che con il suo veleno ti divora e ti congestiona. Quale è il tuo posto dado, di padre, di amico, di amante o di debole vascello fra i turbini delle passioni che nel fuoco ti accendono e ti segnano nel miscuglio dell'ombra e della luce, dell'alba e del tramonto fra gli intrecci dei tralci che vogliono unirsi alla vite del corpo dell'esistenza come amore e psiche, come il desiderio e la carne e come il sangue e la sua inebriante coppa. Dove vai dado, dove vai fra le lacrime ed i sorrisi, fra le macerie e le costruzioni, fra il diavolo e l'acqua santa, io non lo so dove vai e dove sei, ma so solo che mi voglio coprire di te nel mio essere, nel mio esistere, nel mio sembiante perché sono vivo solo nel gioco che sa essere perforato, costato, e sfiancato dall'amore che lo turba, che lo dissente, che lo prende in ogni dove come dei tentacoli che si insinuano fra le pieghe e che mai lo lasciano, che mai lo ributtano, ma sempre e per sempre lo ritengono fra le piume ed i profumi, fra le cime e i divari, fra le frasi spente e le parole mai dette di una virgola rosa che or viola diverrà per quel blu che poi variopinto color arcobaleno si trasformerà. Dove vai da do, io vengo con te ovunque con te dove sei e come sei ovunque da do".
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