venerdì 12 gennaio 2024

 URGENTE. All'Istituto Alberto Marvelli LA QUESTIONE DEL CONFLITTO. Della situazione mediorientale si comprende che crollano le speranze già fragilissime di giungere in tempi rapidi ad una possibile soluzione del problema palestinese. Nel conflitto si stratificano almeno 3 livelli di scontro, dei quali quello tra gli israeliani ed i palestinesi per il controllo del territorio fra Libano e Sinai è solo più evidente. Il 2° livello è costituito dai condizionamenti internazionali che entrambe le parti subiscono e che non si sono mai dissipati nel corso della storia. Il 3° livello è quello delle tensioni interne che non permettono a nessuna delle leadership di negoziare liberamente. Si crea così una vera e propria organizzazione di un sistema economico in funzione della capacità bellica in quanto in tempo di pace i livelli di produzione tendono a mantenersi al di sotto della capacità produttiva disponibile nei principali settori .In queste condizioni le spese militari non sottraggono manodopera e attrezzature produttive ad altri impieghi: tendono piuttosto a determinare livelli dei consumi e degli investimenti maggiori di quanto si verificherebbe in loro assenza. Il sistema economico in tempo di guerra può essere pensato come suddiviso in 3 sottoinsiemi: quello degli armamenti, quello dei beni di consumo e quello delle esportazioni. Nella capacità bellica in pratica si esprime i livelli di consumo necessario della popolazione direttamente impegnata nella produzione e nella guerra dalla quantità di prodotto interno che occorre esportare per pagare le importazioni contenute nel sottosistema degli armamenti, e in quello dei beni di consumo considerati indispensabili. L'organizzazione delle produzioni quindi in tempo di guerra comporta profondi mutamenti rispetto al modo di funzionare del mercato e prevede una enorme estensione del controllo degli interventi pubblici ì, per assicurare che la destinazione della manodopera di materiali e macchinari al sottosistema degli armamenti abbia luogo nella misura richiesta dai livelli di produzione che in esso si vogliano raggiungere. L'effetto che si raggiunge è la piena occupazione ed una situazione in cui l'espansione della produzione connessa alla guerra comporti una contrazione dei consumi e che si crei una distribuzione tra la popolazione civile dei diversi tipi di beni di consumo in forme più tollerabili. Si genera così l'inflazione corrispondente ad aumenti del reddito, sia che essa sia compensata da una uguale riduzione di produzione che cade interamente sui lavoratori e che restringerebbe il reddito a favore dei profitti che derivano dalla guerra. Perciò il nuovo fenomeno bellico sul mar rosso propone di stabilire una spesa complessiva per consumi combinando purtroppo maggiori imposte di remunerazione corrente in una determinata proporzione al maggior lavoro prestato nel tempo di guerra e di stabilire una quantità di rinvio del consumo al periodo post-bellico prevedibile sul piano del risparmio. E' stata proprio la Gran Bretagna ad adottare per prima già in passato un sistema di controlli ed interventi nelle licenze relative ad acquisto e impegno di macchinari e materiali, di acquisti pubblici diretti e successiva destinazione tramite i diversi ministeri e distribuzione poi diretta sulla base delle richieste maggiori; licenze per merce importabili dai privati e divieti di importazioni per liste specifiche di merci; licenze di esportazioni per impedire che materiali scarsi fossero sottratti agli impieghi interni ed ora licenze per il riciclo in aggiunta che può allargare il mercato del riuso e ridurre l'impatto dei rifiuti urbani specie in aree critiche come quelle belliche stabilendo poi un obbligo di attività reali e finanziarie su cui investire onde accrescere la capacità di pagamenti di importazioni. Il controllo dei prezzi ed il razionamento sono strumenti fondamentali per far fronte al problema della limitata quantità disponibile di beni di consumo in sistemi capitalistici competitivi. Per proteggere i redditi nel loro valore di capacità di acquisto di beni essenziali si riduce l'impatto dei redditi monetari in eccesso per assicurare una equa distribuzione tra la popolazione e rendere stabili i salari attraverso politiche di sussidio che riguardino proprio il riciclo, il riuso e la riutilizzazione di materiali stabilendo dei prezzi di dettaglio in stadi di uso e riadattamento e trasformazione che diano profitto equilibrato per tutti. Questa è l'idea che potrebbe valere anche per i paesi in via di sviluppo. Grazie per l'ascolto. 

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