All'Istituto Alberto Marvelli su consiglio di un amico e per conoscenza a Lorenzo Braccesi Luca Fezzi IL PROGRESSISTA. La parola progresso indica una concezione della storia universale intesa come percorso0 lineare e continuo, in cui le acquisizioni si cumulano e concorrono così al miglioramento, che si suppone illimitato, delle condizioni materiali e morali del genere umano. Il progresso quindi diventa una legge necessaria per l'evoluzione del genere umano, senza arresti né deviazioni che si basa sulla teoria della storia come passaggio dall'epoca militare, in cui il fine della società è la guerra, all'epoca industriale, il cui fine è la produzione; il secolo che viviamo tende a perfezionare la teoria degli stadi sulla base di una concezione evoluzionistica, delle società umane, intese come organismi che seguono una parabola necessaria e utilizzano, al pari di ogni essere vivente, tutti i materiali che trovano, subordinandoli al loro fine; il progresso umano si svolge attraverso 4 stadi fondamentali: quello teologico, quello metafisico, quello scientifico ed infine quello possibilista-positivista. Il primo progresso è senz'altro dato dalla lotta per la sopravvivenza e della selezione dei migliori individui più adatti e capaci di organizzarsi in modo efficace, in modo che la realtà sia il risultato di un processo selettivo in cui il meglio viene sempre premiato; il progresso diviene così un modo per invocare processi di tipo teologico o metafisico, mentre il possibilismo-positivismo (nuova accezione proposta) fornisce all'idea di progresso l'attrezzatura ideologica e le valide argomentazioni giustificative per evitare che l'idea del progresso entri in crisi per il convergere su di essa di critiche. E' infatti stato dimostrato come essa sia una sorta di autorappresentazione e giustificazione dell'era moderna, dei suoi valori e soprattutto dei paradigmi di razionalità (soprattutto a livello scientifico e tecnologico) che l'hanno caratterizzata rispetto alle epoche precedenti: questa giustificazione avrebbe proprio nella sua costruzione un percorso che deve essere tenuto in considerazione dal genere umano di cui la modernità sarebbe l'ultima e la più evoluta tappa che costituisce il pilastro centrale. Se nuove concezioni del tempo vanificano la rappresentazione di esso come unilineare e continuo per circolarità del tempo di cui l'eterno ritorno ed il progresso sono illusori allora la contrapposizione fra cultura e civilizzazione fornisce un nuovo argomento contro l'idea di un progresso generale, che coinvolga tanto scienze, che tecnologia e cultura e valori. Il progresso può essere inficiato dalla struttura del dominio e della razionalità strumentale, che può diventare irrazionalmente cieca sul senso ultimo degli scopi che persegue. La fenomenologia dimostra come i paradigmi di razionalità prodotti dalle scienze possano dare luogo ad un sapere contradditorio, incapace talvolta di andare oltre e di fornire orientamenti complessivi. Non esiste un cammino unico e monodirezionale e soprattutto non è giustificato applicare ad ogni civiltà i criteri tecnici cumulativi che caratterizzano gli esiti (essi stessi discutibili se commisurati ai valori o a differenti maniere di intendere le conoscenze ed i loro usi locali e sociali nella civiltà industriale europea in cui siamo inseriti. Infatti è stato messo in evidenza come un modello smodato di sviluppo scientifico e tecnologico illimitato possa essere fallace, mentre prende corpo lo spettro delle catastrofi planetarie, per esaurimento delle risorse o per inquinamento irreversibile dell'ambiente e del clima. Si propone quindi in concreto uno studio sulla pressione tributaria delle imposte erariali in funzione al progresso che in base ai dati è passata dal 7,3% fino al 20,3% come indice dell'accrescimento dell'intervento statale nell'economia, e come insistente necessità di gettito che va scompaginando un sistema ormai sclerotico. Infatti la quota di gettito prevedeva da parte degli enti locali un mantenimento abbastanza stabile, che però deve tener conto dei reali contributi per le assicurazioni sociali, valutabili con sicurezza solo dopo gli attuali conflitti in atto. La riforma prevede la graduale eliminazione dell'imposta regionale che se passasse al 7,3% (in ipotesi) su un capitale di 500.000 euro minimi = 36.500 di aggio bancario di investimenti annui /12 mesi = 3.041 di versamenti minimi x 2% di interessi bancari = 60,82 di possibili perdite di gettito su 100 abitanti evasori fiscali = 6.082 euro al mese x 12 mesi = 72.984 di fatturato minimo PROVA DEL 9 che lo sgravio fiscale può assestarsi al 7,3% per 72.984/10.000 euro minimi di investimento 7,29 e quindi anche se arrotondiamo per difetto sono 72.984 di fatturato comunale x 7,2% = 5.254,84 e quindi questo significa che il progresso di digitalizzazione dovrebbe aumentare la qualità di produzione velocizzando la burocrazia e l'atto documentale giuridico a 525.484 con un aumento di 25.484 all'anno/12 ed un guadagno di 2.123 di recupero crediti + 3.041 effettivamente versati = 5.164 di media x 100 della formula C x r x t/100 = 516.400 con una perdita sul rischio di investimento dell'operazione rispetto ai 525.484 = 9.084 e quindi appare evidente che le pensioni si abbassano ad un minimo di 10.000 - 9.084 = 916 euro e ciò significa che la progressione economica diminuisce di 5.164 di media/916 = 5% per aumento della popolazione anziana e quindi la soglia di sopravvivenza su un nucleo di 2 persone è di 916 x 5% = 45,80 in più = 961,82 x 5% = 48 x 10 del log base 10 = 480 euro per persona sola in quanto 962/2 = 481 PROVA DEL 9!! Ad una amica che vuole vedere cose concrete consideri questo: che se non si progredisce poi di fame si perisce.
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