domenica 7 gennaio 2024

 All'Istituto Alberto Marvelli, in collaborazione con Alessandro Ramberti I DADI INNAMORATI. Sul tavolo verde da gioco ci sono 2 dadi che attendono di essere giocati e che tu faccia su di loro una scommessa se lanciandoli daranno o meno il numero più alto: do dici. Un dado rappresenta il femminile che dipende dal numero simbolico dominante maschile che deve essere sempre maggiore rispetto a quello femminile in quanto la sessualità maschile ancor oggi è radicata in una distinzione gerarchica tra un primo sesso uomo in grado di neutralizzare la propria sessualità guadagnando la posizione di soggetto autonomo, sovrano e dominante ed un secondo sesso, quello femminile, radicato nella propria sessualità e quindi destinato ad una posizione di dipendenza e di subordinazione, a ricoprire cioè la parte dell'Altro che non riesce mai a diventare un sé stesso. Perciò tu quando getti i dadi devi accettare la sfida che ci sia una certa differenza fra un dado ed un altra e che questa differenza serva a garantire la posizione di dominio maschile. Quanto punterai allora per lanciare i dadi e quanto ti giocherai?? La ragione ti dice che devi puntare molto sul dado maschile e poco su quello femminile ed è per questo che il dirigente del gioco ha deciso di dare ai dadi dei colori diversi azzurro per l'uomo e rosa per la donna in modo da poterli distinguere l'uno dall'altra. Adesso prendi in mano i dadi e decidi di lanciarli sul tavolo verde del gioco della vita, rendendoti conto che il dado maschile pesa molto di più di quello femminile in quanto riconosciuto come soggetto, mentre quello femminile è solo un oggetto per una economia binaria di opposizioni bipolari per cui il dado maschile trovandosi nella parte destra più razionale e costruttiva, deve prevalere sul dado femminile che si trova nella parte sinistra più sentimentale là dove la parte sentimentale è quella più debole quella più frustrata perché maggiormente attaccata dalle critiche che nel corso del tempo si inaspriscono e le correnti d'affetto fra i 2 dadi si bloccano e si raffreddano e poi i 2 dadi non si intendono più e si crea fra di loro una inevitabile disparità in cui vince sempre comunque il dado maschile. Ora devi lanciare i dadi dal momento che si innamorano fra di loro ed avviene la magia che ti fa sentire vincente, forte ed apprezzato e fa sentire dentro di te la sensazione che le tue buone intenzioni funzionino per davvero facendo fare al tuo dado femminile una evoluzione degli aspetti più teneri e dolci del rapporto in modo che ci faccia sentire soddisfatti, compresi e che possiamo diventare autentici. Il tavolo verde ora grida "Fate il vostro gioco" e tu decidi di puntare molto di ciò che hai e rappresenti e per questo decidi di lasciare andare dalle tue mani il tuo dado che ti dice "Devi crederci, devi abbandonarti come un giocattolo, un gingillo pur non rimanendo nell'idillio del sentimento amoroso e pur non lasciandoti illudere da questo" e tu decidi di abboccare e di lanciare i tuoi dadi con la speranza che imbocchino la via del verismo che ti faccia scoprire l'amore in tutte le sue molteplici sfaccettature. Prendi così i dadi fra le mani incerte che vogliono sfuggire l'aspetto effimero della tua realtà per proiettare sul tavolo verde l'ombra della tua infanzia che possa rispecchiare la tua natura fino a quel momento rimasta in ombra, in modo tale che venga messa in luce da quell'unione spirituale fra un dado e l'altra. Quando lanci però rimani deluso perché ti accorgi che un dado va verso una parte del tavolo, mentre l'altra va verso un altra in quanto il rapporto fra i dadi è sproporzionato fra ciò che emerge e ciò che rimane inconscio, di ciò che è positivo e ciò che è negativo, di ciò che fa funzionare la relazione fra i dadi e ciò che rende disfunzionale il tutto. Tu invece volevi attaccarti all'idea che i dadi si potessero trovare sullo stesso piano allineati e che all'unisono potessero essere d'accordo nel raggiungere lo stesso risultato vincente, invece ti sbagliavi in quanto il tuo dado dà il risultato di 1 mentre l'altro dà il risultato di 6 e tu ti senti inferiore, inadatto, impreparato ad affrontare l'amore in quanto quando si presentano degli ostacoli o dei problemi il tuo dado risponde sempre con una espressione infantile del tipo "E' tutta colpa mia, sono davvero uno stupido, me lo merito, se il patner non è convinto di me come faccio ad esserne convinto io?" La reazione della faccia del dado 1 rivela un tipo di amore totalitario per cui non pare una buona guida l'aspirazione alla felicità personale e reciproca in quanto vorremmo che combaciasse con il nostro ideale che però è perdente. Così cerchi di trasformare radicalmente i tuoi istinti di difesa infantili in un approccio adulto, ma la vita ti può riservare delle sfide dure, crude da affrontare come quelle della malattia, quelle di un amaro destino che rende insopportabile il procedere in avanti. Adesso il tuo dado ha perso sul tavolo da gioco e tu ti senti sconfitto, afflitto e addirittura atterrito dal continuo conflitto che provi dentro te se rilanciare oppure no, ma il condizionamento del gioco ti spinge a riprovare anche se fallirai, anche se finirai sul lastrico e ti ritroverai a piangere come un miserabile, a soffrire, a patire le pene dell'inferno: infondo credi ancora che il gioco valga la candela e che anche se provi rabbia dal fatto di non riuscire ad azzeccare un numero vincente e dal fatto che hai ben poca probabilità di vincere tu rilanci ancora, punti ancora sull'amore. Il dado se ne sta lì a guardarti sogghignando sul tavolo con quel numero insufficiente, deficitario dicendoti con sarcasmo "Dai riprova che sarai più fortunato, dai rilancia che il prossimo tiro è sicuro quello vincente, dai, dai, dai..." E tu ti lasci affascinare dal gioco e ti lasci convincere che sia una cosa buona e giusta tentare e ritentare pure nella mala sorte e pure nella sfortuna e piuttosto sei disposto a rimanere nell'ombra, di rimanere in disparte sul tavolo, nella parte invisibile, ma con la presunzione che stai amando, che stai esprimendo il massimo di te stesso proprio mentre rilanci, ancora ed ancora verso l'ipotesi che se vince l'altra da do allora vincerai anche tu e così vincerà l'amore. Infondo il gioco non ti vuole troppo critico o esigente, ti basta poco, ti basta un tassello d'amore, sapere che qualcuno ti pensa, che si preoccupa per te, sapere che prega e che è unito a te nello spirito e che con te sogna di donare l'amore in quel tavolo da gioco verde davanti ad un croupier che dopo aver dichiarato che il gioco è fatto che tutte le puntate sono state fatte potrà un giorno riconoscere il tuo sacrificio, la tua rinuncia con la gioia e la bellezza del dono: aver reso felice un altra. Ma in questo atto però si delinea un pericolo di unilateralità che cela il balzo oltre il cristianesimo che dice che non c'è amore più grande di chi dona l'intera sua esistenza per gli amici e coloro che ama come ha fatto Gesù sulla croce ed allora cerchi una totalità umana che possa essere superiore alla parte bestiale che divora, che lacera, che cede all'ebrezza dionisiaca e ne diventa schiava e succube lasciandosi fuorviare e sedurre fino a farsi intaccare e corrompere. Il brivido ti percorre la pelle e le ossa e ti tenta a trasformarti in eroe che si innalza seimila piedi al di là del bene e del male e ti fa identificare del tutto con l'Ombra del gioco spudorato e smodato della passione ossessiva della collisione con l'inconscio istintivo della bestia. L'unico rimedio è la ponderata autocritica nell'acchito con quel ruvido, brutale, nevrotico, tavolo diventato nero della verità distorta capace di tramutarti in bestia feroce che azzanna, che è avida di possesso di sessualità possessiva. La gelosia colpisce il tuo dado che sfugge dalle tue mani, che colpisce, che accecato gioca sporco per potersi sentire vincente, per prevaricare e trovarsi sul piedistallo del valore eroico, di quello di salvatore dell'amore con la baldanza del narcisista e dell'egocentrico. Lancia ancora i dadi per vedere cosa accadrà ora, lancia ancora per poter sperare che prevalga l'amore. 

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