venerdì 1 dicembre 2023

 LA LIBRAIA. La psicologa disse "Bene e dove si trova questa filastrocca della lavandaia??" "Si trova - rispose la libraia - dentro questo libro di fiabe molto bello" Allora la psicologa non resistette e chiese di potersi leggere una fiaba proprio in quel momento. Invece però di leggersi la fiaba della lavandaia si lesse quella dell'abete bianco che si trovava nascosto ed isolato dagli altri abeti verdi perchè si vergognava di essere così particolare e diverso e per questo si sentiva molto triste e piangendo con Dio diceva "Perchè mio Dio Mi hai fatto così diverso dagli altri abeti verdi che i bambini vanno ad ornare e che circondano con i loro regali e canti di Natale??" Il buon Dio gli rispose "Vedrai, un giorno te ne accorgerai" Ma quel giorno non sembrava mai arrivare e l'abete bianco se ne stava sempre più triste e sconsolato a piangere e a perdere gli aghi dei suoi rami, quando un giorno un bambino giocando scivolò per caso verso di lui cadendo ai piedi del suo possente tronco e andandosi a scontrare con la robustezza del suo legno. In quel momento un raggio di sole illuminava l'abete bianco dando la sensazione che avesse un colore dorato che gli faceva brillare la neve sopra i rami ed il bambino meravigliato non avvertendo neppure il male della caduta disse "Ah quanto sei bello, così dorato che Dio a noi così particolare ti ha donato; ah quanto sei dolce con i tuoi aghi bianchi che tutto intorno illumini con i riflessi di neve che attorno imbianchi. Dio sia lodato e agli altri amici lo devo dire della bella scoperta che ho fatto per caso venendo qui a cadere" E così il bambino se ne andò felice a dire ai suoi amici della scoperta che aveva fatto e poco dopo i bambini si soffermarono a cantare una lode anche sotto l'abete bianco senza ornarlo perchè pensavano che fosse bello così com'era, che fosse una poesia pura poterlo ammirare vedendo i riflessi d'oro sui suoi rami che lo rendevano regale e davvero particolare. "Hai visto - disse Dio all'abete bianco - che prima o poi si sarebbero accorti di te non c'era bisogno di piagnucolare tanto, bastava aspettare ed avere pazienza che poi ti avrebbero scoperto" "Hai ragione mio buon Dio, ti ringrazio di avere fatto in modo di illuminarmi nel vedere ciò che di bello e meraviglioso solo tu sai fare e di quanto grande sia il tuo amore per noi e così anche io ho potuto ascoltare il canto dei bambini ed è stato per me il più grande dono e quindi d'ora in avanti accetterò di rimanere come sono: spoglio, bianco e privo di ornamenti. Grazie ancora" La favola era davvero carina e così la psicologa continuò a leggersi quel libro di leggende e fiabe ed arrivò a leggersi la leggenda dei garofani che erano dei fiori di un profumo intenso e speziato che se ne stavano dentro un giardino come molti altri fiori, quando arrivò una madre disperata che pianse davanti a quei fiori come se la potessero aiutare "Garufulin, garufulin dat da megné ai mié putin" chiese scossa ed i garofani commovendosi di quella richiesta piansero pure loro i loro chiodi che caddero a terra lasciando attorno il loro intenso profumo. La donna ripassò il giorno dopo a piangere di nuovo quando i garofani nel vederla le dissero "Mamì, mamì cogli i chiodi di costì che at pò venderli a chi cusina e at pò magné na pochettina" La donna raccolse quei chiodi obbedendo al suo istinto materno e poi li portò ad un grande cuoco che li comprò per qualche soldo con i quali la madre sfamò per 2 gg i suoi figli, ma poi il cuoco le chiese se se la sentiva di aiutarlo in cucina per poter usare al meglio i chiodi di quei garofani con cui aveva fatto davvero una gran bella figura presso un alto visir che veniva dall'Arabia. La donna accettò, ma prima andò a ringraziare quei garofani che avevano ascoltato il suo pianto. "Garufulin, garufulin av ringrazi picinin dla iut chi ma viv dat l'altar dì così, aiò putù dar da magné ai mié putin ed aiò anc truvé un lavursin" I garofani erano contenti nel loro piccolo di aver potuto fare qualcosa e si sentirono più nobili dopo qjuel fatto. Proseguendo per le favole raccontate nel libro che le aveva dato la libraia, finalmente la psicologa incappò nel racconto della lavandaia che doveva andare al fiume gelato a lavare i panni con un sapone fatto con il grasso di gallina e la lavanda che trovava nei campi e quando si inginocchiava su degli stracci comunque si gelava le ginocchia che le si rovinavano tutte ed un giorno la lavandaia si accorse di essere incinta e quindi era felice, ma anche disperata perchè ad un certo punto non sarebbe stata più in grado di lavare i panni e di guadagnare qualche soldo per i suoi figli ed allora decise di confidarsi con la sua migliore amica Rosina "Rosin, Rosin a tò da dir che aspett un putin e che l'é na cosa bela, ma cum faz a portar avanti al lavor ad lavandara bella quand a creserà la panza e al putin al duvrà star calm dentra ad mi??" La Rosina la guardò contenta "Ma che tu disi, cara mia l'é na bellezza esser madre dopo na carezza, ma che tu disi fra il basi e i complimenti amati eccoti qui con la creatura de vi completi desiderati. Ma at stendirà li pani e laveremo noi anc par tia, cara amica mia. Non start a preoccupé pensa al putin che pò ad divederem al lavor par tut i picinin" Questa era la civiltà contadina, aiutarsi le une e le altre senza risparmiarsi, rovinandosi le mani e le ginocchia per un pugno di polenta e la canocchia, cantare insieme al fiume della solidarietà, cantare alla vita che nasceva e nascerà e poi sentirsi in questo unite a sostenersi in mezzo alle preoccupazioni della vita, sempre nella fede che il cuore e l'anima ha custodita. Questa era una bella storia che la psicologa doveva scrivere nel suo diario per aiutare le giovani mamme che volevano conoscere la bellezza di aumentare il loro amore fra carezze, baci e stampi di cuore, che volevano conoscere la dolcezza di quel bene in cui si erano abbandonate, da raccogliere fra le braccia e le ginocchia rovinate, di condurlo per mano durante il suo cammino, di poterlo veder crescere come un giovane forte dal sapor divino, di sentirlo ridere e discorrere contento, di vederlo diventare qualcuno per il mondo come un portento che loro avevano orgogliosamente e fieramente generato, quell'amore gracile tanto desiderato, quel dono di Dio che si fa fratello ed amico, quel regalo grande che protrae la vita nel suo vagito. Alla psicologa piacque davvero molto quel libro di favole tanto che andò a chiedere alla libraia se ne aveva altre da raccontarle e da leggere con grande trasporto, ma la libraia disse "Ecco il principio di ogni arte, sognare di crescere ed allevare la vita e poi vedere realizzato il proprio sogno come una bellissima fiaba, sognare che questo amore si possa avverare e poi vederlo dalla pagina fuoriuscire" Ah, come aveva ragione la libraia, ma alla psicologa non fu consentito di conoscere questa bella cosa per causa di una brutta malattia che non la fece diventare madre, alla psicologa fu impedito questo grande dono e se ne sentì provata. "No, non piangere donna se non hai potuto avere figli, ogni persona che incontrerai avrà bisogno del tuo lato materno, forza e coraggio leggiti il libro dello stornello e capirai che comunque potrai generare anche tu, la poesia che vive dentro un grembo, che si allatta all'amor di Dio e che mai muore, anche tu puoi se vuoi generare nell'arte di ascoltare in maniera profonda il nuovo amore. No, non piangere donna e nel silenzio e nell'ombra conosci l'amore che sa capire, che sa resistere al dolore, che sa consolare e parlare ancora con la poesia. Soffice tu sei compagna mia, dolce di profumo d'incenso che si innalza, poesia che sa sfiorare le vette, che sa brandire i sassi e gli alberi mossi al vento impetuoso; dolce tu sei poesia che si innalza e che non abbandona. Vieni d'onde, vieni senza timore, vieni a conoscere questo tuo possente amore, vieni solerte in questa aura nascosta che solo tu sai come risposta, che solo tu donna forte e coraggiosa puoi davvero sostenere nonostante tutte le brutture e i colpi che puoi avere. No, non piangere donna, che asciugherà l'amor le tue lacrime di sofferenza, non piangere del tuo amor non si può fare senza. Se ne vuole sfamare persino il più cinico di pensiero virtuoso, se ne vuole assetare anche l'essere più viscido e schifoso, se ne vuole appropriare il colto ed il dotto, tutti vogliono conoscere la poesia del viadotto. No non piangere, donna che schiacci la serpe infida e malefica come la Madonna. Ti prego, ti scongiuro, non ti arrendere mai nemmeno di fronte al supplizio ed al rifiuto più duro e crudo, ti prego tieni l'amor poetico al sicuro che noi ogni giorno lo celebreremo su un altare che noi lo ameremo declamare, ti prego, ti scongiuro, non lasciarti bloccare dalla cattiveria, che la tua poesia voli in alto anche nella più gelida e scura caverna e che lì nasca di nuovo quel bambino divino così che dall'amor suo cambi il destino: avrai pure tu la salvezza anche senza essere stata madre e l'avrai per la poesia dell'amor che conosce il Padre" La psicologa decise di immergersi nella poesia che sa credere ancora nell'amor dell'anima che si innalza da una preghiera e così sia. 

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