sabato 2 dicembre 2023

 LA LIBRAIA. Dopo avere letto quelle fiabe la psicologa si entusiasmò e decise di leggere ad alta voce l'ultima favola contenuta nel libro consegnatole dalla libraia dal titola "La guida dell'avvento". In questa favola si raccontava di un poeta un poco squinternato  che nella sua opera voleva far rivivere una semplice vicenda fra un pastore ed una pastorella sullo sfondo di fiori e del riflesso dei musici per un mondo fittizio dell'idillio di pura imitazione. Mentre peregrinava per recarsi ad un corso d'acqua dove avrebbe rivisto ed incontrato la propria amata come cerva al ruscello, incappò in una scala che scendeva all'inferno dai gradini che riportavano ad oscuri paesaggi di selve, di gnomi cattivi e di streghe di colpe che culminavano nella figura torva e cupa di Lucifero da cui derivava la pena patita che ricordava per analogia la colpa grave commessa che era quella della frustrazione e della deprimente privazione del corpo dall'anima che (si vorrebbe ricordare alla professoressa Giovanna Scarca) in Omero prende il termine di psyché che significa che non bisogna contrapporre mai il corpo all'anima, ma piuttosto il soffio vitale che dalla morte fuoriesce dal corpo e che continua a vivere come un ombra inconsistente. Il poeta ebreo si sentiva designato ad inseguire la sua cerva come una forza vitale di manifestazione spirituale sensitiva e vegetativa. Il suo appetito verso la cerva aumentava come aumentava quel legame tanto desiderato dalla professoressa, un legame speciale di gioia, mista a tristezza, di pneuma irascibile che trascende alla pazienza ed alla dolcezza. Più scendeva in basso verso la mortificazione, la frustrazione e l'ansia e più incontrando le proprie incoerenti idee il poeta si accorgeva che si avvicinava ad una sostanza dotata di ragione barcollante e cedevole alla debolezza dell'Eros essendo questa una sostanza che gli aveva dato la madre madrina di Cenerentola per potersi sentire nella sua intera essenza indipendente dal corpo e così poter amare la cerva che rinasceva in un destino infinito ed universale. Nell'inferno del dolore e della sofferenza e della sua stessa malattia e mania, il poeta sospirato Alessandro Ramberti si accorse che doveva trovare una soluzione per la propria svolta e che questa poteva essere rappresentata solo dalla forma di un principio determinatore e specificatore del corpo: la scarpetta di Cenerentola che prima doveva aver provato essa stessa in sé stessa prima ancora di perderla su quella scala di valori d'amor vissuti attraverso il calvario. L'anima sua si sentiva così smarrita nella sua parte accrescitiva sensitiva tanto che perse la ragione della sua intelligenza di conoscente deliberazione e di scelta che con il tempo ed il passo andava troppo svelta, mentre lui mariuolo se ne voleva stare fra la cenere pacata dove c'era solo brace e non fuoco e dove l'amor non era troppo ardente a sonnecchiare alla verità irriverente. No non è l'anima caro priore di Bosa a separarsi dal corpo in prosa, ma è l'intelletto che per amor divino diviene in uomo fatto vino e pane perfetto, di un Figlio che sa nel cuor essere sempre bambino di un prodigio che sa divenire salvezza su una croce progetto divino. Ma chissà se quel caro Sabino avesse mai avvertito di quei chiodi, spine e tormenti avvertito l'amore, chissà se lo riteneva un onore, chissà se ne stava turbato a meditare quel mistero oppure se invece ne gustava solo le briciole di un boccone amaro destino dsl gusto insincero. Chissà se aveva conosciuto la malattia che si era tradotta nel mostro bestiale del possesso e della ninfomania, del sadico, del masochismo e del narcisismo di un potere ossessivo di suggestione là dove ci si perde la personalità e la moderata considerazione della bellezza che mai sfiorisce se non i schiaffi ed insulti che non conoscono carezza. Chissà se aveva conosciuto il bestiale sguardo famelico del lupo di Cappuccetto Rosso oppure invece era caduto dentro ad un immobile fosso dove l'anima rimane da sabbie mobili bloccata e dove le serve una nuova aria ossigenata per rinsavire semel in annum sperdendosi dall'irretire. Chissà come andava a finire questa storia, che la discesa verso il basso non procura mai gloria?? Poi difficile e duro è risalire, disagevole conoscere amor fervente della cerva ai corsi d'acqua zampillanti di freschezza di cuo giovane servire, con una virtù che mai dal corpo si scrolla di dosso quel valor critico che vuol evitare il paradosso" La psicologa conobbe così l'anima del mondo che è un drago di grande fertilità e vitalità che ti prende e mai ti molla, che ti avvinghia e poi ti spoglia al quale si congiunge l'anima di Dio in modo intenso per un Uno che procede avanzando dal Purgatorio al Paradiso con la guida dell'enigmatico sorriso. Anima mondo fra la metallurgia e i minerali, fra angeli storpi e quelli con le ali, fra santi, medici senza frontiere, fra frasi assurde di contese, fra spizzichi e ballacchi di paese, fra giochi e giocolieri a mani tese, fra i doni e le prose di Natale, fra miriadi di luci e di ombre che sfavillano sul crinale, fra monelli e stornelli, fra torte e zuppe sui fornelli dove non importa quello che sai e conosci basta prestare il tuo piccolo lumicino per poter vedere anche in un cuore storpio un divino bambino. 

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