martedì 5 dicembre 2023

 GIULIA D'AMORE. l fendenti che Mi hai inflitto con rabbia sono un messaggio di turbolenza interiore, la lama che Mi ha trapassata da parte a parte è un monito all'anima malata e deviata. Il mio corpo martoriato come lezione di un amore offuscato, il mio essere mortificato è un allarme per la frustrazione. Avevi un inquietudine causata dall'incertezza del destino del piacere in movimento che viene e che va, che oggi c'è e domani chissà; avevi il desiderio di privazione del dolore di una perdita di pezzo di cuore per cui cercavi uno sviluppo armonico presente ed attuale che rendesse la felicità della favola che scarta l'opprimente morale. Non riuscivi mai ad adattare il tuo Io ed è per questo che ti credevi un Dio. La tua istanza sensoria di autoconsevazione richiedeva me come oggetto esterno di sfogo alle tue pulsioni sessuali che diventavano fantasmatiche in quel gioco con l'orsetto senza uguali. Non accettavi la regola dell'astinenza e perciò cercavi spasmodicamente in me e nel mio rapimento una soddisfazione sostitutiva dei tuoi sintomi censori ed inibitori del Super-Io. Nessuno ha saputo vedere la tua natura, la forza della tua motivazione aggressiva compulsiva sottostante lo scopo di possedermi e di potermi sfoggiare agli altri come ambita preda d'amore. La lama Mi trapassava incessante, mentre la tua mente era offuscata ed assente; il manico del coltello agiva sconsiderato, mentre io pregavo Dio dibattendomi nel tuo intento di reato. Tu non riuscivi a combinarti bene nell'animo perso ed immaturo fra il rifiuto, lo scopo ed il destino duro e così sfuggivi alla responsabilità di avere fra le mani un fiore delicato che ora più pace non avrà. Il tormento e la tribolazione che perseguita nell'incubo di amarezza, l'anima che spera ancora in gentile carezza. Le ferite inferte sulla pelle, i pensieri e desideri d'amore perduto fra le stelle ed io che ancora cerco di vedere un amore giovane che la bellezza possa celebrare fra le rose bianche ed una bara sull'altare. (a Giulia Cicchettin). 

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