mercoledì 15 novembre 2023

 LETTERE DI FEDE. Caro don Enrico Bombieri, Mi dispiace moltissimo se la risposta che stavi cercando dal 2018 quando hai scritto sulla rivista "La Rocca" ti arrivi solo adesso riguardo al tuo dubbio sulla figura del diavolo che tu hai interpretato come rifugio per una antica ed anacronistica teologia che ormai non ha più nulla da dire all'uomo contemporaneo; segno evidente di una struttura ecclesiastica ormai sfasciata e fatiscente per cui io credo di doverti rispondere con la filosofia del deismo per cui Pascal considera il termine come un modo di considerare la figura di Dio inaccettabile per il cristiano ed anche oltre. Si deve infatti pensare a Dio solo con gli attributi che ci indica la ragione naturale, prescindendo quindi da qualsiasi rivelazione, così come aveva detto per altro Gesù quando ci raccomandava di stare attenti a coloro che lo volevano vedere in qualunque ambito ed in qualunque cosa. Tutte le religioni, infatti, devono essere passate al vaglio da quella religione naturale in modo che nel saggio confronto emergano gli errori e le assurdità da cui nessuna è esente. Le verità razionali contenute nel cristianesimo, d'altronde non avrebbero bisogno di per sé di una rivelazione perchè ciò che c'è di non ragionevole è molto rozzo e superstizioso e perciò che la critica specie sacerdotale può essere davvero illuminante nella comparazione fra Antico e Nuovo testamento specie nel considerare che le espressioni che vengono utilizzate a livello letterario sono più che altro allegorie se no sarebbero un mucchio di sciocchezze ed incoerenze. Si deve adottare un deismo più moderato, penso, o connesso ad una tendenza stoicizzante dove si vede nell'affidamento a Giovanni da parte di Gesù come intesa di massima fiducia nell'intervento umano e santificatore di una nuova tipologia della visuale cristiana che vede nascere una nuova fase di sviluppo e dell'educazione dell'umanità, dalla sua età infantile fino alla maturità in quanto noi diventiamo figli putativi in modo che riusciamo a tramandare la sua Parola e la sua opera nella giusta maniera e con i giusti metodi e modi di espanderla nel mondo in quanto comprendiamo che non potremmo mai fare nulla da noi stessi se non ciò che vede il Padre sia corretto fare, in quanto è Lui stesso a mostrarci il valore delle cose e delle azioni in modo che ci sia meraviglia e stupore. Il problema è nel pregiudizio umano dove si delinea un processo mentale in cui si creano convinzioni, sentimenti e comportamenti ostili e distorti e quindi bisogna fornire strumenti di carattere psicologico che riportino l'analisi dei discorsi come struttura essenziale del mondo dove si deve vagliare quando si comunica un sentimento e una idea quelle che potrebbero essere le influenze negative e prepotenti da dove derivano gli impatti e gli effetti provocatori e stimolanti specie a livello pragmatico, se no sarebbero solo belle parole e vuote espressioni, mentre a livello procedurale sarebbe molto meglio concepire il testo come risultante di operazioni di un "produttore" che controlli il corso degli eventi comunicativi ed istruisce i riceventi a ricostruire degli elaborati di COERENZA intesa come continuità di natura sia semantica che pragmatica. Gesù, infatti, non solo ha voluto farsi battezzare da Giovanni condividendo con lui il battesimo dello Spirito Santo, ma addirittura ha affidato a lui la sua opera più bella: sua madre e con lei il ventre sacro della Parola di vita, la nascita dki espressioni sempre vive ed attuali dal significato di resurrezione cioè morte del vecchio uomo per fare rinascere un uomo sempre nuovo e moderno,. L'opera sacerdotale ed anche cristiana è proprio questa: non fare morire mai la Parola di vita, ma trasformarla dentro l'intimo come lieta novella che ieri ci illuse, ma che oggi non illude e non rimane ingenua perchè sa diventare logica ed amore pure nell'intelligenza del nostro cervello. CIAO: 

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