martedì 17 maggio 2022

Magia e mistero - recensione di Ludovica Zavatta


Robert Louis Stevenson, Il diavolo della bottiglia

Fara 1995

recensione di Ludovica Zavatta

Il diavolo della bottiglia di Robert Louis Stevenson è un racconto di poco meno di cento pagine scritto nel 1889 e pubblicato per la prima volta nel Febbraio - Marzo 1891 sul giornale americano New York Herald.

Nello stesso anno, stavolta fra Marzo ed Aprile, uscì sul periodico londinese Black and White, ma fu successivamente inserito, nel 1893, all'interno della raccolta di racconti Island Nights' Entertainments.

Da allora vennero realizzate e condivise con un pubblico di livello internazionale numerosissime edizioni, tra le quali quella di FaraEditore, la cui stampa si è conclusa nel 1995 per un prezzo totale di settemila lire, ovvero di circa 3.50 €.

Robert Louis Stevenson, uno dei più importanti scrittori scozzesi del suo tempo, visse a cavallo del diciannovesimo - ventesimo secolo, durante il periodo vittoriano.

Nacque per l’appunto in Scozia, ad Edimburgo, classe 1850, da padre scozzese e madre di origine francese. 

Era figlio unico, ed avendo avuto una salute cagionevole sin dall’infanzia, trascorse lunghi periodi dell’anno nei climi più miti della Francia meridionale.

Si iscrisse, secondo la tradizione familiare, alla facoltà di ingegneria dell’università di Edimburgo e successivamente frequentò il percorso di giurisprudenza, ma la letteratura presto catturò la sua attenzione e, in virtù di questo, decise di abbandonare in modo definitivo gli studi per dedicarsi a tempio pieno all'attività di scrittore.

Durante un viaggio conobbe Fanny Vandegrift, un’americana separata e madre di due figli (Isobel e Lloyd) della quale si innamorò e, nonostante il parere avverso dei genitori, decise di seguirla nel suo viaggio di ritorno in California.

I due poi si sposarono in San Francisco nel 1880.

Ritornato in Europa nel medesimo anno, Stevenson entrò in una fase di grande attività creativa che, tenuto conto della sua sempre precarissima salute, sfociò in una produzione davvero ragguardevole sia per mole sia per valore.

Scrisse racconti, novelle, romanzi, saggi, poesie. 

Molto vasta è, dopotutto, la sua produzione, a noi accessibile nelle svariate traduzioni.

Accettò l’invito di un editore a scrivere un volume sui mari del Sud e partì, con la famiglia, per una crociera verso la Polinesia francese, Tahiti e le isole Sandwich. 

La sua salute migliorò in modo così notevole che lui decise di stabilirsi nel Pacifico e, dopo un’ulteriore esplorazione dei vari arcipelaghi e un soggiorno d’alcuni mesi a Honolulu, stabilì la sua dimora a Upolu, la principale delle isole Samoa. 

Qui visse dal 1890 fino alla morte, avvenuta nel 1894, in un piccolo villaggio che battezzò Vailima. 

Negli anni conquistò il rispetto e la devozione delle popolazioni locali che lo ribattezzarono Tusitala, ovvero il narratore di storie.

Nel complesso, si può dire che le sue opere più significative appartengano all'insieme dei racconti, tra cui appunto Il diavolo della bottiglia ( scritto, come detto, nel 1889 ed uscito per la prima volta nel 1891 ) e Lo strano caso del dr. Jekyll e mr. Hyde ( 1886 ), più noto al pubblico, e dei romanzi, fra cui ritroviamo una delle sue opere più famose, L’isola del tesoro ( 1883 ), del quale sono stati realizzati film e cartoni animati, e, inoltre, Il ragazzo rapito ( sempre 1886 ).

Lo stile di Stevenson, cosa che si può appurare benissimo anche in questo breve racconto, è lineare, semplice, fluido: non vi sono particolari ostacoli che impediscano la comprensione e, per quanto io possa testimoniare dalla mia personale esperienza, non è necessario neppure troppo sforzo per riuscire ad afferrare la trama dell’opera in questione, dietro alla quale tuttavia, spesso, si cela un doppio significato, una morale, che va accuratamente individuata, estrapolata durante e dopo la lettura, ed interpretata secondo la personale percezione di ognuno.

Il diavolo della bottiglia è la storia di un giovane marinaio hawaiano, di nome Keawe, che, durante una vacanza, acquista per pochi dollari una strana bottiglia da un ricco signore e i suoi desideri iniziano ad avverarsi uno dopo l’altro, in serie.

Keawe diventa presto ricco e si fa costruire una bellissima casa, proprio come aveva sempre desiderato, ma poi decide di rivendere la bottiglia perché il suo possesso prolungato potrebbe condurre all’inferno colui che la possiede, come gli aveva raccontato, sinceramente, l’uomo da cui l’aveva acquistata. 

La bottiglia, essendo infrangibile, può solo essere rivenduta, e non regalata, ad un prezzo inferiore, tuttavia, a quello per cui era stata comprata, in caso contrario tornerebbe al vecchio proprietario, come Keawe ha potuto personalmente verificare. 

La vita prosegue bene per il protagonista, che si innamora anche di una bella ragazza, Kokua, e decide di sposarla. 

A questo punto però scopre di essere malato di lebbra e per salvarsi ricompra la bottiglia e guarisce. 

I due innamorati si sposano felicemente, ma le loro avventure sono appena incominciate, e dovranno affrontare ancora tante sfide prima di poter dichiarare chiusa quella difficoltosa questione, che ha portato e porterà loro tanti guai e problemi.

Già è stato detto che lo stile del racconto è molto lineare, i periodi sono brevi, numerosi i dialoghi, un po' più rari i monologhi però comunque presenti, ricorrono i pensieri e le meditazioni del personaggio principale, che riflette tra sé e sé, prevalgono le coordinate, quasi del tutto assenti sono le subordinate, la punteggiatura è curata, il lessico molto semplice ed elementare, pensato per un pubblico giovane.

In breve, un racconto scorrevole, avvincente, intenso, ma anche profondamente moderno: coinvolge bambini e adulti allo stesso modo, e lascia tutti col fiato sospeso in attesa di un lieto fine, un lieto fine che arriverà e acquieterà gli animi ansiosi dei lettori, conquistati dalle innumerevoli peripezie di Keawe e della moglie Kokua, che si rivelerà importante tanto quanto il protagonista nel proseguimento della storia.   

Personalmente, ho gradito molto questo libro, anche e soprattutto per il fatto che amo molto i racconti e più in generale le storie brevi: l'ho trovato davvero molto piacevole da leggere, tanto che in meno di quattro ore l'ho concluso, con un sorriso in volto e una dolce sensazione in petto.
Lo consiglio a tutti coloro che amano il genere e a quanti adorano Stevenson e i suoi libri.








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