lunedì 8 febbraio 2021

5° TESTIMONIANZA di chi "HA VARCATO LA SOGLIA"

Buon giorno,
siamo lieti di inviare la 5° TESTIMONIANZA di chi HA VARCATO LA SOGLIA, con preghiera di pubblicazione e diffusione.

Qui www.faraeditore.it/varcatosoglia5 il file audio, con testo registrato, in formato mp3.

Se vorrete comunicarci la data della pubblicazione, o la data e l'orario della messa in onda, provvederemo a darne comunicazione sui nostri social.

Ringraziando per l'attenzione

Pietro Tartamella

direttore artistico di Cascina Macondo

p.s. la presente e-mail è stata inviata a tutti i nostri contatti (anche se non sono radio o testate giornalistiche). Potreste aiutarci a diffondere l'iniziativa, e forse conoscete qualcuno che avendo "varcato la soglia" potrebbe inviarci la propria testimonianza.


VITE PARALLELE
racconti e testimonianze di
CHI HA VARCATO LA SOGLIA


mettere a confronto i diversi punti di vista per
SVELARE IL CARCERE,
con l'augurio che le molteplici storie personali di coloro che,
a qualunque titolo, hanno varcato la soglia del carcere, condivise,
possano essere spunto di riflessione,
arricchimento intellettuale e letterario


una iniziativa di Cascina Macondo
www.cascinamacondo.com


con il contributo dell' UBI (Unione Buddhista Italiana)
unionebuddhistaitaliana.it


con il partneriato del Centro Hokuzenko di Torino
www.zentorino.org


MEDIA PARTNERS

Corriere di Chieri,
F.I.T.A. (Federazione Italiana Teatro Amatoriale),
Italia Che Cambia,
Narrabilando Blogspot,

Piemonte Mese,
Lo racconto proprio a te Blogspot,
Radio Banda Larga,
Argomenti di Psicologia e Psicoterapia,
Newsletter Gianni Donaudi
L'Altra Riva di Francesca De Carolis


se hai varcato la soglia del carcere,
PUOI ANCORA INVIARE LA TUA PAGINA
DI TESTIMONIANZA AUTOBIOGRAFICA a:

info@cascinamacondo.com


se sei una radio o una testata giornalistica o un blog
puoi ancora aderire al progetto
per diffondere le testimonianze pervenute. Grazie.



TESTIMONIANZA N° 5

OGNI TANTO VACILLO 
di Rossella Scotta - insegnante
nel file mp3 legge Silvia Restagno


 

Ho varcato "realmente" la soglia nel settembre 2011.
In precedenza portavo in carcere una volta all'anno i miei studenti esterni per assistere alle attività teatrali dei detenuti o per partecipare a qualche progetto carcerario. Mi ero laureata tanti anni prima in lettere classiche e da allora avevo sempre insegnato al liceo.
In quella data la mia scuola aveva attivato un corso di scuola superiore nel carcere cittadino e avevo scelto di concludere la mia carriera professionale con l'esperienza della scuola ristretta, che si è rivelata - per come l'ho vissuta - faticosa e insieme educativa: ho infatti conosciuto la complessità di questa realtà attraverso la soggettività del mio sguardo e del mio ruolo, ma anche grazie ad un intenso lavoro di formazione sul campo. Ho insegnato lettere e coordinato le attività della scuola in tutti i circuiti del carcere (media sicurezza, protetti, alta sicurezza) fino al momento del pensionamento, il 1 settembre 2019. Oggi partecipo come volontaria alle attività educative e ai progetti della scuola.
Che cosa ho imparato in questi lunghi anni di full immersion in galera (perché di full immersion si tratta, come ben sanno tutti i docenti seriamente motivati coinvolti in  questo tipo di lavoro.) ?
Ho capito che l'attenzione per il "sistema-carcere" cresce (anche nel bene). Le componenti illuminate della ricerca e delle istituzioni fanno progredire il livello del dibattito. Le componenti illuminate della società civile seguono, si informano, condividono, recepiscono. Al di là delle buone intenzioni dei singoli, gli operatori penitenziari e in primis i Direttori, si trovano però a dover agire in un sistema ancora feudale per i molteplici centri di potere e per le tendenze centrifughe  che lo stesso sistema produce. Per questo il sistema carcerario italiano è ancor oggi, almeno nella realtà che mi si è presentata ogni giorno sotto gli occhi, la summa di molte contraddizioni. Da un lato, infatti, abbiamo di fronte il rapporto del carcere con l'esterno: grandi energie che si muovono da fuori e da dentro, intelligenze che si spendono per creare occasioni di formazione e di pari opportunità, di inclusione, di coscienza civica e di integrazione. Dal lato opposto della medaglia c'è il dentro/dentro, un sistema scandalosamente dispendioso in rapporto ai risultati, in cui si gioca a tempo pieno una partita a guardie e ladri che non finisce mai - sospesa fuori dal tempo e dallo spazio del mondo reale - una partita giocata da ciascuno nel ruolo che il sistema pirandelliano, ma forse sarebbe meglio dire kafkiano, gli ha assegnato.
Questo sistema, come ormai tutti sanno, produce una recidiva altissima, crea delinquenza nuova, trasforma il reo (l'oppressore manzoniano) in oppresso, genera rabbia e perenne frustrazione, alimenta un quotidiano e pernicioso vittimismo, trasforma i debitori in creditori e naviga in direzione assolutamente contraria rispetto al sano e primario obiettivo della  "presa di consapevolezza": ecco perché le nostre sezioni carcerarie sono e saranno vivai dell' Isis tra gli extracomunitari del penale e di nuove alleanze criminali associative nell'alta sicurezza.
Il carcere è una macchina patogena (parole del senatore Luigi Manconi), che corrode sorvegliati e sorveglianti e riesce a stancare - nel ripetersi logorante delle prassi quotidiane - anche le personalità più determinate e agguerrite.   
Ho sempre pensato che la scuola ristretta non debba essere "buona" nel senso di "facile", perché deve insegnare la disciplina del lavoro quotidiano, il rigore del rispetto delle regole, l'umiltà della consapevolezza dei propri limiti contro la tentazione onnipresente del narcisismo e dell'egocentrismo, la capacità di autocontrollo nell'affrontare la frustrazione degli insuccessi o dei risultati non immediati. Ho ripetuto spesso ai miei studenti: "Voi non dovete essere una specie protetta . perciò io ho il dovere di pretendere da ciascuno di voi secondo le sue possibilità".
Però c'è una condizione necessaria: prima di esigere il giusto, si deve rendere tutto questo possibile, cambiando l'idea stessa  di come pensiamo il carcere e la pena. Perché io credo che  esperienze formative forti possano far aprire gli occhi alle persone, dare loro un'altra possibilità, anche se cambiare è molto difficile per i tanti fattori oggettivi esterni che dentro e fuori ostacolano ogni trasformazione interiore.  Ci credo. Altrimenti che cosa ci faccio qui?
Ogni tanto vacillo. ma non ho perso la speranza e ancora continuo a credere nel possibile cambiamento.

Cascina Macondo
Arti e Culture Associate
Associazione di Promozione Sociale
Borgata Madònna della Róvere, 4  -  10020 Riva Prèsso Chièri (TO)
tel. 0039 - 011 94 68 397  -  cell.   0039 - 328 42 62 517
info@cascinamacondo.com   -  www.cascinamacondo.com


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