Favole crudeli
di Cristina
Canovi
con
presentazione a cura di Roberto Baldini
Limina Mentis
Editore, Villasanta (MB), 2008
Collana:
Rêverie
ISBN:
978-88-95881-03-04
Numero di
pagine: 100
Costo: 10,00 €
Recensione a
cura di Lorenzo Spurio
Collaboratore
di Limina
Mentis Editore
La paura è l’attimo in cui perdi te stesso. Il panico
è più della paura. E’ la paura della paura. (p. 60)
Conservo la lucida coscienza della morte
imminente: non solo la morte fisica, orrenda, per soffocamento (la più temuta),
una lenta agonia, dolore come acido nelle vene, brucia da morire. No, non solo
soffocare, ma disintegrarmi: la mia identità non esiste più; rimane solo la
coscienza del dolore, la paura, l’assurdità del morire ora. (p. 79)
Nella breve
nota introduttiva a cura di Roberto Baldini, è chiarito subito il significato
di questo titolo “atipico”: il mondo che ci circonda è –anche se non sempre ci
si rende conto- pieno di crudeltà. Non solo piccole cattiverie ed egoismi
dell’uomo contemporaneo, ma come afferma lo stesso Baldini, “C’è una sottile
crudeltà nell’esistenza quotidiana” (p. 5). Il poeta futurista Aldo
Palazzeschi, dedicando una poesia ai fiori, non potette fare a meno di
sottolineare come anche nella natura floreale e multicolore si celi la
perversione, il vizio, la cattiveria. E’ un’impostazione questa che credo Cristina
Canovi abbracci con questa ampia silloge di racconti, pensieri e quant’altro.
Il libro contiene così una serie di favole “smitizzate”, riviste, ricollocate
nella quotidianità spersonalizzante e logorante: ci sono così sogni amari che
si tramutano in veri e propri incubi, paure, nevrosi e manie, ma anche desideri
e deliri. Il tutto può essere visto quindi all’interno di un’attenta analisi
psicologica tra le pieghe dell’io, un campo di ricerca a metà tra l’utopia e la
paranoia. Baldini nell’introduzione aggiunge: “Favole crudeli, storie surreali
a metà fra immaginazione e realtà, brevi irruzioni dell’assurdo nel mondo reale
o del reale nel mondo dei sogni” (p. 5).
Il cantante romano Max Gazzè in una sua recente
canzone dal titolo “Storie crudeli” – a suo modo- ha dato voce a questa stessa
realtà: le piccole e grandi ingiustizie, prepotenze, cattiverie e crudeltà che
ci circondano tanto che anche le favole – territorio sacro all’infanzia-
risentono di questa cattiveria dilagante. Il rimedio che propone Gazzè è
ottimistico e influenzato da una certa anima lirica che pervade i testi della
sua produzione: “non c’è ragione per raccontare storie crudeli/ sulle
cattiverie di orchi e fattucchiere/ io racconterei un volo verso il sole/ di
fiori bagnati/ quando i ruscelli dissetano i prati”.
Il lettore incontrerà personaggi ambigui, strani,
maniaci che e farà quasi difficoltà a non considerarli “pazzi” o “psicolabili”
come il bambino di Piedin Faina che –pur essendo molto piccolo – è in grado di
essere veramente cattivo nelle azioni, ma soprattutto nei pensieri: “[Al
Berselli] piacevamo io e mamma: mamma perché aveva tette giunoniche, io perché
facevo cacche e puzze record e alle battutacce grevi ridevo con la cattiveria
compiaciuta della mia prima infanzia” (p. 10). L’infanzia del ragazzo è
traumatica perché vissuta all’ombra di paure, minacce, e favole tenebrose
raccontate dalla nonna per calmarlo e tutto questo funziona negativamente sulla
sua psiche rendendolo cattivo, vendicativo e un pericoloso piromane: “La tata diceva
che ero un mosto e che prima o poi Piedin Faina mi avrebbe mangiato le dita dei
piedi. Mamma, invece, riteneva che fossi un bambino curioso e che, come tutti i
bambini, dovevo semplicemente fare le mie esperienze. Smontare gli animali,
pestarli, strozzarli, picchiarli era il mio modo di esprimere la creatività
tipicamente infantile” (p. 14). Nel racconto è evidente anche un chiaro mal
comportamento della madre nei confronti del figlio, sempre pronta a scusarlo o
a proteggerlo, anche di fronte alle sue azioni più preoccupanti, mentre il
padre è distante e ha paura di suo figlio, che è un mostro. Che la Canovi abbia
voluto dire che il complesso di Edipo, l’attaccamento morboso del figlio
maschio verso la madre esposto da Freud, possa portare a siffatte situazioni?
Mi pare di intuire che è così.
La serie dei personaggi che incontrerete leggendo è
multicolore ed eterogenea: un anziano ossessionato con l’allevamento e la
cottura di tentacolati, ragazzi che tirano avanti con gli “eroi chimici”
(p.53), una vicina “strana” dalla quale stare in guardia che però la
protagonista non riesce mai a incontrare (è una prostituta? è una criminale? è
una matta? o è semplicemente una persona normale? Non ci è dato di sapere, come
neppure alla protagonista stessa), un’arcigna nonna-strega che terrorizza la
nipote con orrori, minacce e strane storie.
C’è molto sangue, vomito e puzze varie tra le pagine
di questo libro, immagini poco edificanti che, unite a molte altre, ci
consegnano una visione amara e un po’ degradante della società dell’oggi,
perché si sofferma appunto nel sottolineare le mancanze, le devianze, le
debolezze e gli errori dell’uomo. La Canovi ha fatto una scelta personalissima
nel dare al lettore riflessioni, pensieri e raccontini che, pur partendo da
immagini e situazioni forti (a volte addirittura al limite), hanno la forza di
far riflettere e di interrogarsi.
Questa opera è preziosa perché apre di continuo le
porte dell’immaginifico, proiettandoci con un piede nel surreale e l’irrealtà,
facendoci rimanere, però, con l’altro piede nel mondo reale. I protagonisti, e
lo stesso lettore, non sanno se lasciarsi completamente andare a varcare quella
soglia o se, invece, forte della sua componente razionale, rimanere con i piedi
saldi nel mondo reale, conoscibile, dell’oggi.
Grazie a Cristina Canovi per questo percorso tra vie
traverse, tra universi distanti, presenti contemporaneamente per ciascuna
persona che sia capace di non prendersi troppo sul serio e lasciarsi andare
–almeno per il tempo della lettura del libro- a varcare le porte
dell’immaginario.
Chi è l’autrice?
Cristina Canovi è nata a Reggio Emilia e
vive tra Reggio e Cesena. Laureata in Lettere Moderne presso l’università di
Bologna (110 e lode!), attualmente insegna italiano, storia e geografia nelle scuole
medie. Possiede, al posto di un conto in banca, una biblioteca di oltre tremila
volumi e una cineteca personale composta da quasi mille titoli, la metà dei
quali horror, genere del quale l’autrice è una grande appassionata. Tra i
suoi scrittori preferiti: Roal Dahl, Richard Matheson, Joe R. Raymond, Philip
Dick, Rod Sterling, Milan Kundera, Stephen King, Raymond Queneau, Georges
Perec, Daniel Pennac, Oscar Wilde, Ray Bradbury, Dino Buzzati, Carlo Lucarelli,
Eraldo Baldini. Tra i registi più amati: Tim Burton, Quentin Tarantino, Woody
Allen, Sam Raimi, Peter Jackson.
scrittore, critico-recensionista
Collaboratore di Limina
Mentis Editore
Jesi, 17/07/2012
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