venerdì 13 ottobre 2023

Corpo a corpo: congiunture astrali?

di Francesco Filia


Ieri sera sfogliando le pagine di FB mi sono imbattuto in un post che richiama un articolo pubblicato su Le Parole e le cose, in cui si presenta l’uscita di un libro di saggi critici sulla poesia contemporanea. Il titolo del libro è Corpo a corpo. Sulla poesia contemporanea: sette letture, edito da Quodlibet, 2023 di Massimo Natale. Nel leggere l’introduzione dell’autore pubblicata sul sito scopro che i sette saggi sono dedicati ad una singola lirica di sette poeti italiani del secondo ’900 da cui si vuole enuclearne la poetica.

Orbene mi sono ricordato che dal 28 Febbraio 2014 al 9 gennaio 2017 ho tenuto una rubrica su PoetarumSilva – tutt’ora presente sul sito link nei commenti – dal titolo Corpo a corpo in cui si analizza una singola lirica di dieci poeti del ‘900 ( Giorgio Cesarano, Milo De Angelis, Victor Cavallo, Cesare Pavese, Giovanni Raboni, Franco Fortini, Piero Jaher, Salvatore Toma, Michele Sovente e Mario Luzi). Questa rubrica è poi diventata un libro Corpo a corpo con poeti del’900, pubblicato da Fara Editore nel maggio del 2020, e che nel suo piccolo ha ricevuto anche un premio.*
Io da buon razionalista non ho mai creduto alle congiunture astrali, quindi, dando per scontata la buona fede di tutti, penso che sia un omaggio alla mia idea, infatti quando leggerò il testo del Dottor Natale sono sicuro che troverò il mio nome tra i ringraziamenti, non fosse altro per l’idea che gli ho inconsapevolmente donato. Anche perché mettendo a confronto un passo dell’introduzione del libro Quodlibet con un passo della mia prefazione l’affinità mi sembra evidente:
“Il corpo a corpo si concentra volutamente su un’unica poesia e, al di fuori di qualsiasi ottica decostruzionistica o strutturalista, si pone in maniera appassionata e riverente, cercando di mostrarne l’insita luce e bellezza e di conseguenza la sua luce veritativa.” (Francesco Filia, Corpo a corpo con poeti del ‘900)
“Il presente volume è composto di sette capitoli, ognuno dei quali ruota attorno al tentativo di lettura di una sola poesia. Le voci coinvolte vengono ascoltate a partire da un singolo campione testuale, che vorrebbe però diventare l’occasione per ricostruire – più o meno implicitamente, con maggiore o minore insistenza, a seconda del caso specifico – un intero sistema tematico e stilistico.” (Massimo Natale, Corpo a corpo. Sulla poesia contemporanea: sette letture, edito da Quodlibet 2023)
A questo punto mi farebbe piacere che la redazione del sito che ha pubblicato l’introduzione del libro di Massimo Natale pubblichi anche la prefazione del mio libro, in modo che i lettori possano eventualmente confrontarle.
Grazie.
Segue la Prefazione del mio libro.

Prefazione


I saggi raccolti in questo libro – pubblicati come rubrica sulla rivista on-line Poetarum Silva dal 28 febbraio 2014 al 9 gennaio 2017 – nascono dalla necessità di confrontarsi in maniera diretta e approfondita coi testi – tutti scelti dal ’900 italiano – che nel corso degli anni, alcuni sin dall’adolescenza, hanno colpito la mia immaginazione e la mia sensibilità. 

Il metodo che, più che impormi, ho sentito come impellente e a cui il titolo del libro allude, è basato su un corpo a corpo serrato con le poesie, con i versi, le visioni, le immagini, le idee, gli autori con i quali mi sono confrontato e su cui sono tornato più volte. L’intenzione, palesatasi consapevolmente solo ex post, è stata quella di dar vita a un’analisi che cercasse di saltare qualsiasi mediazione di natura ideologica o storico critica, ma che si confrontasse direttamente con l’enigma della parola, del testo scritto, con la personalità artistica di un autore, evitando il più possibile inquadramenti biografici, storici o sociologici che, dal mio punto di vista, coprono l’essenziale della letteratura più che scoprirlo.

Il corpo a corpo con i versi cerca di cingere d’assedio il nucleo centrale dei testi, l’idea centrale che li incardina e pervade e da cui si irraggia la vita stessa dell’opera, della singola poesia di volta in volta presa in esame.

Il corpo a corpo si concentra volutamente su un’unica poesia e, al di fuori di qualsiasi ottica decostruzionista o strutturalista, si pone in maniera appassionata e riverente, cercando di mostrarne l’insita luce e bellezza e di conseguenza la sua cifra veritativa. L’unico criterio di scelta dei testi e degli autori è stato un criterio latamente edonistico, testi che in un modo o nell’altro mi hanno causato piacere, mi hanno dato da pensare, mi hanno procurato un’emozione – amore, gioia, disperazione – nell’atto di leggerli. Niente di più e niente di meno.

Se un’idea c’è che tiene insieme il libro è quella del ritorno al testo, al di là di correnti, inquadramenti formali e ideologici, al di là di scuole artistiche, tanto più se autoproclamate, questo a maggior ragione quando ho preso in esame autori cronologicamente più vicini ai nostri giorni.

Andare al testo, alla parola nella sua nudità, alle immagini che esso produce, alle storie che è capace di far nascere dal buio che si agita al di sotto della memoria, alle personalità che si muovono e si mimetizzano nella loro produzione poetica e letteraria. In molti casi ho proceduto, cercando di illuminare l’oggetto della lettura per contrasto, con un ragionamento analogico, in cui però i due termini dell’analogia erano situati in ambiti e contesti apparentemente distanti; tale

procedimento mi ha permesso, attraverso uno scarto di senso, un corto circuito, di aprire una breccia verso il nucleo essenziale dei testi, un allontanarsi fulmineo per farsi più da presso a ciò che c’era da dire.

Alcuni degli autori affrontati nel libro hanno continuato a suggestionarmi negli anni, sono diventati quasi degli amici immaginari, di essi ho dovuto scrivere, quasi come per liberarmi di un gemello, di un doppio, per metterlo a distanza, per comprendere cosa continuava e continua ad ossessionarmi, e attraverso loro far emergere dei nuclei tematici per me essenziali: il destino nel caso di Cesare Pavese, il suicidio nel caso di Salvatore Tomada o il desiderio nel caso di Giorgio Cesarano, per fare degli esempi.

In un’epoca in cui, per fortuna o per disgrazia, non vi è più nessun filo conduttore, neanche l’assenza del filo stesso, in cui non c’è dato né rimpiangere la perdita di un ordine né illusoriamente sentircene liberati – perché altri ordini ben più stringenti e feroci senza nessuno scopo, se non quello di replicare sé stessi all’infinito, si fanno spazio – non resta che aggrapparsi alla lettura (non alla retorica della lettura, vezzo narcisistico di troppi letterati e lettori) forte, assidua, rigorosa. Una lettura che, senza preconcetti o programmi di sorta, attraverso il suo stesso esercizio continuo, attraversando anche la noia che spesso può e deve produrre, mirando alla realtà, al nucleo essenziale delle cose, possa diventare un’etica, senza manifesti, né proclami e che sia in grado di produrre niente di meno che un lampo, se pur minimo e fugace, di intelligenza e gioia e magari di ulteriore scrittura, ma solo se quest’ultima si mostrerà intimamente necessaria. Il resto non conta.


* Cfr. narrabilando.blogspot.com/2020/03/i-prosatori-vincenti-del-narrapoetando_12.html


Motivazioni di giurati

Questi saggi si sono classificati al II posto al concorso Narrapoetando 2020 con le seguenti motivazioni:


«Per aver vinto la battaglia con la mia reticenza a non leggere subito al momento i suoi testi, allarmata dalla ridondanza di spiegazioni sul suo intento, così faticosamente argomentate da risultare impenetrabili, ma poi mano a mano talmente ricche di significati vitali che si inanellano in spirali di risposte alle domande intime dell’essere umano e poeta. La poesia è questo sforzo di dire ogni cosa e arrivare al limite di ciò che si sottrae alla parola. La bellezza è quindi la sospensione, l’epochè, dell’ordine storico del mondo. Attraverso la bellezza la natura richiama a sé lo sguardo dell’uomo, lo richiama al suo ordine nascosto. Perché quello che gli altri non potranno mai capire è che, per ogni parola, per ogni verso, per ogni poesia che si scrive c’è un alto prezzo da pagare: l’aderire, costi quel che costi, a ciò a cui ognuno è stato chiamato. Il vuoto è la condizione di ogni cosa che l’io lirico riflette come in uno specchio. Il naufragio nel vuoto, quindi, è l’unica possibile forma di beatitudine concessa ed è questa consapevolezza che, al tempo stesso, ci desta e ci scuote nella nostra essenza, ci allarma e ci rende non pacificati se non in un leopardiano naufragio finale. Perché, se la poesia è vera poesia, cioè destino dei mortali, di quegli essenti che sanno della loro fine, non può saltare fuori dalla propria ombra, non può percorrere quel millimetro che la separa dalla cosa ultima. La morte ha la parola definitiva e quella parola non potrà mai essere nostra. Infatti la vita è solo vita, che cerca di bastare a sé stessa in una monolitica tautologia e, al tempo stesso, non è solo vita in quanto rimanda sempre ad altro, si sporge sempre in un oltre enigmatico e irraggiungibile. Sempre sotto la spada del giudizio, la vita dell’uomo è un radicale esser chiamato in causa. Una spada a doppio filo: uno del giudizio, l’altro della remissione, del perdono; è questa doppia terribile possibilità, del discendere o del salire a sbalzi verso il suo principio, del perdersi e del rinascere, che rende la vita quel che è, sé stessa, fedele a sé stessa. La narrativa è allegoricamente originale e carismatica.» (Stefania Zanetti)


«Di questi saggi ho apprezzato la soggettività e la libertà nel proporre testi non necessariamente legati tra loro bensì legati all’autore stesso dei saggi. Infatti egli ci propone poesie che lo hanno colpito con l’intento (a parer mio riuscito) di analizzarle in maniera diretta. Saltando, come ci spiega, qualsiasi mediazione di natura ideologica, storico critica. I brani, prima analizzati strutturalmente in maniera chiara e precisa, vengono successivamente spiegati con semplicità ed anche un certo trasporto che mi ha coinvolto. L’autore mostra tutto il mondo racchiuso nel testo senza dover aggiungere nozioni superflue ma dando l’idea che gli strumenti per comprenderlo fossero tutti già lì a portata.» (Astrid Lucchesi)


«Pregevole e apprezzabile scelta di poesie, l’analisi che viene offerta spacca il capello in quattro sull’umanità dell’autore e sulla metrica. Pregevole è questa tensione alla ricerca dell’autore particolare, come Cavallo da Stampa Alternativa, e subito il volo su autori straconosciuti, come Pavese e Raboni, per i quali viene offerta anche l’analisi della metrica. Nel complesso è una guida istruttiva nel mondo della poesia col vezzo ricorrente di insistere sull’oblio di ogni tipo.» (Angelo Leva) 


«Si tratta di una raccolta di saggi che meritano una certa considerazione, da una parte perché offrono uno spaccato della poetica italiana novecentesca di tutto rispetto e peraltro poco frequentata dalla critica ufficiale, dall’altra in quanto si presentano essi stessi come agili, gradevoli prove letterarie. Originale e vivace, tale raccolta è strutturata per far emergere temi e toni, piste di ricerca e connessioni possibili, visioni e ossessioni, senza trascurare elementi a volte sottovalutati o comunque poco riconosciuti dagli autori che hanno dato loro voce come, per esempio, quel nucleo narcisistico e vittimistico attraverso il quale i poeti si relazionano alla propria opera e alla percezione che di essa ne hanno i lettori.» (Giuseppe Moscati)

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