giovedì 25 maggio 2023

QUANDO UN LIBRO DIVENTA DIVISIVO

A margine del dopo Salone del Libro



Oscar Wilde, che di parola e di parole se ne intendeva, ebbe a scrivere: “Non esistono libri morali o immorali. I libri sono scritti bene o scritti male”. E questo, ovviamente, non è un giudizio estetico.

Ebbene, prendendo subito la distanza dalla tentazione umana di classificare un libro: morale o immorale, pro o contro… poniamo la domanda che, forse, può aiutarci a districare una matassa: tra gli scopi della pubblicazione di un libro, può esserci quello di essere divisivo?

Avendo a che fare da tanti anni con la scrittura, penso sinceramente di non aver mai scritto e pubblicato anche con l’intento di voler dividere. Non è questo il fine della scrittura stampata. Chi scrive e pubblica, esprime una passione tipicamente umana: quella della comunicazione del proprio pensiero. Con questa comunicazione non si vuole dividere, ma partecipare, consci, tra l’altro, di dare il tutto in pasto dell’opinione pubblica, quella che poi può fare, di quel che è stato pubblicato, quello che vuole. Lo scrittore che pubblica, è cosciente di questo potere dell’opinione pubblica, dei lettori, ma questi non hanno, e non devono avere, il potere di ostacolare, impedire che la passione per la comunicazione raggiunga il suo scopo: esprimere le proprie idee.

Queste, nella dialettica, possono essere discutibili, suscitare confronto, stimolare nuovi orizzonti, alimentare prospettive diverse, ma mai devono essere imbavagliate, azzittite, spogliate e denudate, umiliate e vinte. Qualcuno userebbe il termine: censura. Non esageriamo! Ma, umanamente e civilmente, nessuno ha il diritto-potere di non far parlare un libro pubblicato, il suo autore, il lavoro della Casa Editrice, i suoi possibili lettori. Nessuno! E questo non è un principio democratico, un articolo costituzionale, ma molto, molto di più: è un indice di civiltà, un metro di giudizio culturale, un rispetto sacrosanto per il lavoro intellettuale.

Le idee creano il mondo! Senza queste, il Creato non avrebbe senso. Le idee scritte e pubblicate sono il sangue che scorre nelle vene delle culture, società, storia.

Allora, uomo, donna o chi tu sia o voglia essere: allo scrittore non metterai il bavaglio, non azzittirai chiunque voglia esprimere e comunicare le proprie idee. Perché, una società è veramente grande quando il dialogo è in prima fila e mai preso a schiaffi da un dissenso mortificante.

“I disapprove of what you say, but I will defend to the death your right to say it” (Evely Beatrice Hall, Gli amici di Voltaire, 1906).


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