Sabato, 31 dicembre 2022
Oggi, alle 9:34, Papa Benedetto ha aperto e chiuso la porta ed è partito, lasciandoci attoniti e smarriti. Oggi, nell’ultimo giorno dell’anno, come a voler segnare un termine. E lo ha fatto con il tratto distintivo della sua personalità: l’umiltà, quella di sempre. Oggi, all’inizio di una giornata di corse per gli ultimi acquisti in vista del cenone e della festa per salutare e brindare al Nuovo Anno. Oggi, sì, per non disturbare nessuno, neanche i romani che, appresa la notizia, pigramente e lentamente si sono resi conto di quel che era accaduto accanto alle loro case e luoghi di lavoro. È partito senza clamore, annunci solenni, ma con discrezione, da timido qual è sempre stato. L’umile operaio sulle cui spalle curve, da docente, la Storia ha fatto cadere un timone pesante e faticoso. Uomo sensibile e perciò capace di vedere e udire oltre, poeta, musicista, ancor prima che teologo, spense una lampada che ardeva per accendere un lumicino sul monte, in un luogo a parte, immerso nel silenzio dove la Voce è una sola, notte e giorno. Quasi impacciato nei gesti, si mostrava aperto e indifeso, come l’apostolo dipinto da Gesù nella sua predicazione messianica. Il suo parlare pacato, chiaro, mite, resterà in chi oggi, ancor più di ieri, sente la fatica di una Fede sofferta perché vissuta nel terribile quotidiano. L’addio ultimo e definitivo sarà celebrato alla vigilia dell’Epifania natalizia, nel segno della Stella che giunge e della Sapienza che s’inginocchia rappresentata dai Magi. Ecco, un sapiente capace di fare sintesi, che in ginocchio ha servito obbedendo allo Spirito e alla Storia che non cessano di soffiare sulle vele dei popoli in cammino. Ora che il lumicino si è spento, ecco la speranza di un nuovo intercessore presso il Signore, nei Cieli dei Cieli.
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