martedì 24 maggio 2022

“E l’autore è un narratore incantato.”

Francesco Pullia, Messaggi piumati tra foglie intorpidite, Futura Libri 2022

recensione di AR



«Disprezzati, vituperati, i piccioni non sono altro che diretti discendenti degli angeli. S’innalzano e si abbassano quel tanto da mettere in dialogo tra loro cielo e terra portandoci messaggi d’altri mondi.» (p. 18)

«Certo la Cascata delle Marmore, che con il suo frastuono impressiono Byron, ha una possanza incantevole con un dislivello di 165 metri. “Può essere benissimo metafora di Dio”, mi disse un volta un monaco, “così apparentemente immobile nella sua incessante mobilità. Ogni minima goccia siamo noi. Siamo parti infinitesimali di un tutto che ci sovrasta, disperde e accoglie”.» (pp. 26-27)
Una scrittura gentile e francescana ci avvolge in queste storie (o prose poetiche?) che hanno per protagonisti la natura, animali come i piccioni, i gatti, i cani… le persone care. Lo stile di
 Francesco Pullia è nitido e chiaro come le “fresche acque” del Petrarca ed è ricco di empatia per cui risulta rigenerante  come un vivace torrente di montagna che al tempo stesso ci culla con il suono del suo scorrere e ci “sveglia” se vi immergiamo anche solo i piedi. L’autore scava a fondo in sé stesso e ci aiuta ad approcciarci al mondo con uno sguardo attento, responsabile e grato per le meraviglie di cui in ogni momento possiamo cogliere il bagliore, se leviamo le incrostazioni e le difese che siamo portati dalle varie situazioni della vita ad accumulare. Certo il dolore esiste in noi e fuori di noi («… s’aggrappava al cuore come le mani di uno scalatore a un blocco roccioso.», p. 50; «Sergio, nel fiore della giovinezza, è volato dove tutto si trasforma in voce e le immagini si stemperano nelle stagioni che vanno.», p. 60; «Non avrebbe mai immaginato di sentirsi rovesciato addosso “Non ti amo più” dalla donna della sua vita.», p. 67), ma c’è anche una energia amorevole che può essere colta, coltivata, moltiplicata da relazioni dialoganti e accoglienti e improntate al sorriso: «Ci vuole pazienza, tanta pazienza con gli abitanti di questo pianeta.» (p. 62); «Grazie alla pratica dell’ayni, legge della reciprocità e della condivisione, da un lato siamo chiamati ad assorbire energia universale, dall’altro ad offrirla con generosità all’esterno.» (p. 77).

Come bene osserva nella Postfazione (a p. 87) Giuseppe Moscati, questo libro emana quella «compresenza che, con Aldo Capitini, abbiamo imparato a ’sentire’ – prima ancora che capire – quale affettuosa attenzione all’esistenza, alla libertà e allo sviluppo di ogni essere.» 

PS Il titolo di questa recensione lo abbiamo “rubato” alla Postfazione (p. 90).

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