Osservando la vita
Inizia
con l’affermazione Vorrei sapere niente
questo secondo libro di Teresa Enrica Messana (Servatis Vitam, edito da Il Foglio di Gordiano Lupi, 2019) che, dopo aver pubblicato Ritroviamo le parole – 50 haiku, edito
da Simposium nel 2014, ed essersi quindi concentrata principalmente sul quel
genere poetico, ritorna a far sentire la sua voce attraverso una raccolta di
poesie (che contiene comunque, se pure in piccolissima parte, una sezione
finale dedicata agli haiku) che affonda le radici nelle tematiche interiori e
introspettive che trovano come punto di riferimento la natura e l’osservazione
di questa e, naturalmente, l’assimilazione di ciò che ne ritorna dentro. Più
panteistica che contemplativa la vena di Enrica Messana non sembra esaurirsi
mai in questa direzione e il verso iniziale sopra citato sembra darci ragione: Vorrei sapere niente perché così posso
imparare tutto, posso continuare a cercare, ad approfondire, a parlarne… e
perché anche se i cerchi si chiudono
(questo è il secondo verso del testo) ovvero anche se la sofferenza sembra che
mi porti via questo desiderio, in realtà (e questo è il terzo e ultimo verso) le spirali portano al cuore… ovvero non
c’è modo di non “sentire”, di non
desiderare di conoscerlo, osservandolo, il mondo esterno, la natura, la vita e,
certamente, il rapporto tra se stessa e la vita, e la natura… Se si dovesse
riflettere sulla base delle due correnti letterarie che si contendono il
rinnovamento ideologico oggi a Milano, patria della nostra poesia
contemporanea, si potrebbe assimilare la poesia della Messana al Mitomoderismo
– il cui fondatore e maggior esponente è Tomaso Kemeny - e non al Realismo terminale – il cui ideatore
è Guido Oldani – in quanto le metafore utilizzate, le similitudini e i
riferimenti sono ascrivibili appunto alla natura – intesa in senso di elementi
vitali – e non a oggetti privi di anima, materiali che denotano un
degeneramento della condizione umana in quanto tale. Una poesia dunque, per
certi versi, lirica che riprende la tradizione della grande poesia lirica
europea mischiandola al più razionale e concentrato genere orientale, quello
dell’haiku. Ciò che ne nasce è un susseguirsi di immagini che evocano la
spiritualità nascosta o evidente che sia nei gesti, nei pensieri, nei
sentimenti che accompagnano il cammino del poeta e dell’uomo. Una poesia che giunge al nocciolo della
questione: salvare l’essenza della vita ma anche quella della morte, entrambe
facenti parte dell’io che ritorna unitario, dopo la frantumazione novecentesca.
Una poesia che smaschera le finzioni, che vuole che i semi rinascano, così come
deve rinascere il cuore dopo un’esperienza dolorosa, fors’anche di morte –
perché la morte può diventare una pausa necessaria -.
L’altro
grande tema che compare e scompare tra i versi del libro di Enrica Messana è
quello del tempo, tema fondamentale per i poeti che, da sempre, lo hanno
affrontato e lo affrontano in diverse variabili compresa quella, possibile solo
attraverso l’artificio poetico, del rovesciamento temporale. Metodo utilizzato
da Giorgio Caproni, ad esempio, quando ne I Versi livornesi, della raccolta Il
seme del piangere, - per inciso il più bel canzoniere d’amore del nostro ‘900
letterario – il poeta parla della madre Annina come se egli ne fosse stato il
fidanzato, in un rovesciamento temporale dove l’autore si colloca nella Livorno
degli anni 20 del ‘900 e chiede alla sua anima di farsi preghiera per parlare
al cuore della giovane ragazza (la madre appunto)… il tutto per renderci
un’immagine viva, reale, efficace e coinvolgente di questa giovane donna e del
suo modo di essere… si potrebbero fare altri esempi ma questo penso sia
sufficiente per collocare, per certi versi, anche alcuni testi di Enrica in
questa dimensione, come nel caso di questo passaggio: e sarai il nulla
che mi culla/nelle giornate tristi/e il tutto che mi farà ridere /quando
tornerò bambina
… dove il rovesciamento è dato appunto dal pensare a questo amore attuale come
a un affetto quasi paterno che cullerà l’autrice quando sarà di nuovo bambina…
o nell’altro passaggio: sarai mio figlio
perché cresciuto/questo sarà servito per non lasciarci mai dove il rito del
rovesciamento temporale si ripete con la figura amata che diventa figlio e
(giusto per citarne ancora uno): Ci ritroveremo in ogni frammento di stelle/ad ogni alba che fa
battere le ali delle farfalle laddove
il ritrovarsi ritorna nella dimensione temporale sospesa dell’universo che non
è più reale ma diventa immaginifico e carico di mistero.
Infine, un altro filone che ritroviamo nella poesia di Enrica
Messana è quello della rinascita, presente soprattutto nella seconda parte del
libro. Questo naturalmente ci fa pensare subito a Ungaretti che, se pure per
altre motivazioni e per altri contesti, ha affrontato questo tema. Pensiamo
alla lirica Risvegli laddove in
seguito alla dolorosa esperienza delle guerra, che il poeta combatte in prima
persona, egli stesso ci dice di essersi sentito rinascere, dopo le altre vite
vissute in quel contesto, lontano dal suo mondo-spazio-tempo. La rinascita per
Ungaretti sarà consentita dal ritorno in famiglia, che lo riporta nel presente,
nella tranquillità della vita reale e dal ritrovamento di una spiritualità dove
Dio sarà visto come una piccola creatura spaventata che piange per gli orrori degli uomini ma questo
pianto lo rigenera e lo conforta. Questo excursus sul testo di Ungaretti è
stato necessario per riagganciarmi, almeno in parte, ai testi di Enrica. In nascere
l’autrice ci riporta – in un altro salto temporale – all’età bambina, che
rivede guardando il mare, e che, nel panta
rei (nel tutto scorre) la reimmette in quello scorrere che è un unicum tra
il fiume il mare e la vita stessa guardata dalla riva… come una rinascita
continua. In un altro testo troviamo il dettato di Amore e psiche che indicano
la strada per far rinascere l’amore stesso. E, infine, è nella simbologia di
una casa dalle fondamenta salde nonostante le crepe, dalle sedie vuote
nonostante l’apparecchiatura a festa della tavola, che viene cercata la
rinascita… la notte resterà senza fuochi ma come i germogli nati tra le rovine,
si aspetterà l’alba e il nuovo sole. Una rinascita dunque che sembra immergersi
nella natura dove tutto scorre, nell’amore e nell’apparente quiete di una
quotidianità dove si aspetta sempre l’alba.
Vorrei sapere niente
I cerchi si chiudono,
Le spirali portano al
cuore.
***
L’alba
non arriva per gioco,
la notte nera la
chiama
per salvare soli
svaniti
e il tramonto veglia
una dea
mentre gli specchi
riflettono a stento amore.
***
Respiro la tua anima
come amore scolpito
tra le mie mani
e sarai il nulla che
mi culla
nelle giornate tristi
e il tutto che mi
farà ridere
quando tornerò
bambina.
***
Nascere
Mi fermo a guardare la riva
sono bambina
la luce è andata a nascondersi
affondo una mano e affiorano frammenti
liquefatti
provo
piacere nel sentire il tutto che scorre.
Appaiono immagini di case costruite con
l’argilla ricordi di bambini che giocano,
muri nella notte e ombre di civili che
attraversano il mondo obbedendo al destino
È’ fiume la vita che scorre nel suo corso per
tornare al mare e sono acqua io che osservo la riva.
Enrica Teresa Messana è nata a Bolzano nel 1963, ha vissuto a Palermo fino all'età di nove anni. Attualmente vive a Bologna dove lavora come bibliotecaria. I suoi molteplici interessi la portano a essere artisticamente attiva. Ha organizzato eventi di poesia sia in Sicilia che a Bologna. Ha pubblicato Ritroviamo le parole - 50 haiku (Edizioni Simposium, 2014) e Servatis Vitam (Edizioni il Foglio, 2019).
Nessun commento:
Posta un commento