Nuovo mese, nuovo romanzo per Il club di Aurora!
Ricordate? Vi avevo parlato di questa iniziativa a gennaio, con la recensione di Due cuori a zonzo: devo dire con una certa soddisfazione che la prima tappa del nostro club del libro è andata decisamente bene, motivo per cui non vedevo l'ora di dedicarmi alla "seconda puntata".
Intanto, se volete approfondire la conoscenza del progetto, vi lascio i link degli articoli che gli altri blog partecipanti hanno dedicato al romanzo dei gatti innamorati:
Solo 1 altra riga: https://solo1altrariga.wordpress.com/2019/01/14/nati-sotto-il-segno-de-roma/
Paper Purrr: http://paperpurrr.blogspot.com/2019/01/recensione-il-club-del-libro-due-cuori.html
Les Fleurs Du Mal: https://urly.it/316nc
Vivere Tra Le Righe: http://viveretralerighe.blogspot.com/2019/01/due-cuori-zonzo-per-tacer-dei-gatti.html
Tornando a noi, a dispetto (ma non troppo) del clima romantico e sognante di oggi dobbiamo cambiare genere e immergerci nel mondo distopico di Furens Lupus Sum...
Prima di parlare della storia, devo fare un appunto: finora, e lo dico sinceramente, non mi era mai capitato di incontrare una scrittrice esordiente in grado di passare con tanta semplicità da un genere all'altro. Ci sono autori specializzati in libri gialli, romantici, fantasy, horror ecc., e ci sono autori che amano scrivere storie di carattere generale; ma credo che sapersi destreggiare tra progetti completamente diversi non sia da tutti.
Eppure, se avete letto i precedenti interventi pubblicati da me su Aurora sapete già che abbiamo cominciato con una raccolta di racconti dell'orrore, per passare a un dolce romanzo d'amore e approdare ora a un libro di fantascienza.
Per quanto mi riguarda Aurora si è dimostrata in grado di padroneggiare tutti questi stili, adattando dove necessario la scrittura all'ambientazione scelta, ma senza mai perdere la sua efficacia. Credo che la capacità di approcciarsi alla scrittura in modo eclettico non sia una dote da sottovalutare, soprattutto considerato che molti autori famosissimi ne sono privi: sia chiaro, non sto affermando che dedicarsi a un unico genere sia sbagliato o sia segno di poco talento, anzi. Ma come apprezziamo un attore in grado di recitare in ogni ruolo, penso sia giusto apprezzare anche un'autrice così poliedrica.
Furens Lupus Sum è un libro... La prima parola che mi viene in mente è inquietante. Come lo sono sempre i racconti distopici di qualità, perché essi fanno alla nostra mente una cosa molto particolare: partono da una realtà che non esiste (o non esiste del tutto), ma ci lasciano capire che potrebbe esistere e ci mostrano alcune conseguenze terribili che potrebbe portare. E alla fine ci trasmettono una certa angoscia: al termine della lettura ci ritroviamo nelle nostre comode case, nelle nostre comode vite, ma dentro di noi ormai si è insinuato un dubbio impossibile da ignorare, accompagnato dalla domanda "e se succedesse davvero?".
Quindi non credo di essere fuori strada se dico che un romanzo distopico può spaventare molto più di un horror: quest'ultimo ci parla di incubi nascosti nella nostra mente, ma in fondo sappiamo che si tratta appunto di suggestioni; la fantascienza invece sta a metà, racconta ciò che non è ancora ma potrebbe accadere. Per certi versi è come un monito a fuggire o cambiare rotta finché si è ancora in tempo.
Il romanzo ci riporta a Roma, il che ci fa capire ancora una volta quanto grande sia l'amore dell'autrice per la sua città e ci ricorda che, sebbene Aurora sia una scrittrice poliedrica, alcuni elementi tendono a ritornare nelle sue storie (creando uno stile personale e riconoscibile); questa Roma è diventata ciò che nell'antichità aveva promesso di diventare, ovvero la padrona incontrastata del mondo.
E a dire la verità la situazione non sembra così brutta, dato che proprio grazie al dominio della Repubblica Romana l'umanità sta vivendo un'era di pace che nella realtà probabilmente non vedremo mai: la tecnologia è avanzata e messa a totale disposizione delle persone, per facilitare la loro esistenza; la sete di conoscenza degli uomini si è spinta oltre ogni previsione, giungendo alla conquista di Marte (e non è un'esagerazione); ma soprattutto la società sembra aver imparato a prendersi cura di sé e a permettere che ogni singolo individuo abbia un suo posto, che ognuno possa sviluppare i propri talenti al fine di gratificare se stesso ed essere utile agli altri. Tutto sommato i romani di Aurora Stella hanno capito che se il singolo sta bene, anche la collettività sta bene.
E a dire la verità la situazione non sembra così brutta, dato che proprio grazie al dominio della Repubblica Romana l'umanità sta vivendo un'era di pace che nella realtà probabilmente non vedremo mai: la tecnologia è avanzata e messa a totale disposizione delle persone, per facilitare la loro esistenza; la sete di conoscenza degli uomini si è spinta oltre ogni previsione, giungendo alla conquista di Marte (e non è un'esagerazione); ma soprattutto la società sembra aver imparato a prendersi cura di sé e a permettere che ogni singolo individuo abbia un suo posto, che ognuno possa sviluppare i propri talenti al fine di gratificare se stesso ed essere utile agli altri. Tutto sommato i romani di Aurora Stella hanno capito che se il singolo sta bene, anche la collettività sta bene.
Ma, come sempre, anche questa realtà apparentemente perfetta nasconde dei lati oscuri, davvero molto oscuri: verrebbe infatti da chiedersi come sia possibile mantenere una situazione così idilliaca... Beh, i metodi della Repubblica Romana sono abbastanza drastici: eutanasia, prostituzione, un crudele rito di purificazione e l'abitudine di esiliare i rifiuti della società (i criminali) nella colonia penale di Oceania.
Ora potreste dire che ogni comunità ha i suoi mezzi correttivi, i suoi stratagemmi per tenere a freno le deviazioni umane. E avreste ragione, ed è proprio qui che il libro di Aurora mi ha dato il primo spunto di riflessione: anche in un mondo che si impegna a dare una vita dignitosa a ogni uomo esistono (anche se sono pochissimi) dei crimini e dei criminali. Ma allora ha senso, quando si parla della degenerazione umana, dare la colpa alle circostanze e dire che nessuno nasce "cattivo"?
Sì e no, secondo me. Sì, perché credo che niente sia scritto e che quindi nessun individuo venga alla luce segnato dal destino di essere malvagio. Dietro ogni "cattivo" c'è sempre una storia, che avrebbe potuto essere diversa.
E nello stesso tempo no, perché ho paura che anche in un mondo perfetto gli esseri umani non sarebbero capaci di vivere senza farsi del male a vicenda per i motivi più insignificanti. E questo Aurora sembra averlo capito, in fondo, perché se così non fosse la sua Repubblica Romana avrebbe prosperato in pace per sempre senza scossoni, e adesso non saremmo qui a leggere il suo libro.
In questa Roma distopica facciamo poi la conoscenza della protagonista del romanzo, la giovane Silyen: una ragazzina fondamentalmente buona e generosa, che però ha il difetto di possedere un carattere un po' ribelle e per questo viene spedita in un collegio di rieducazione, il quale avrà il compito di cercare di "raddrizzarla" prima che diventi adulta, in modo da farne una cittadina perfetta. Sono cose che capitano quando si è molto giovani, ma il problema è che Silyen sembra essere tormentata da un'inquietudine che nemmeno lei riesce a comprendere. Sebbene non le manchi niente e la aspetti un roseo futuro nella Repubblica, la ragazza non riesce a essere felice, né ad abbandonarsi con serenità alla vita come i sui coetanei, e neppure a restare tranquilla.
Pensando a lei non posso che ricordare vagamente Neo del film Matrix, il quale ogni giorno si svegliava con la sensazione che qualcosa non andasse.
Ed è con questa fastidiosa sensazione che Silyen vive l'avventura che la coinvolge: spiritualità, amicizia, paura, rabbia ma anche amore... Un grande amore (motivo per cui tutto sommato questo romanzo non è troppo lontano dal clima di San Valentino). Come potete immaginare la natura in qualche modo "dissidente" di Silyen la porterà a rischiare grosso, dal momento che in una società perfetta non possono essere ammesse mele marce.
Ecco il secondo spunto di riflessione importante: per mantenere la pace assoluta in una collettività è necessario limare gli spigoli troppo aguzzi, per usare una metafora, ma è giusto chiudere la bocca a qualcuno solo perché è diverso e magari non condivide tutti i principi della società? Ovviamente no. Però se non si fa così inevitabilmente nasceranno dissidi tra le persone integrate e gli outsider. Se non si fa così la società perfetta smette di andare unita verso una sola direzione, e rischia di disintegrarsi.
Stiamo quindi dicendo che la libertà personale, sacrosanta, è e probabilmente sempre sarà in contrasto con l'idea di una pace assoluta nell'umanità? Eh...
Elisa Costa
Nessun commento:
Posta un commento