martedì 15 dicembre 2015

Su Lettera ad un padre mai nato di Guido Passini


recensione di Vincenzo D'Alessio

Guido Passini in AA.VV. Il tempo del padre a cura di A. Ramberti, FaraEditore, 2015.
Lo scritto, compreso nell’Antologia Il tempo del padre curata dall’editore Alessandro Ramberti, che reca il titolo Lettera ad un padre mai nato (pp. 232-236) è riportato come l’ultimo realizzato da Guido PASSINI.

Quale “tempo” ha vissuto l’Autore di questa testimonianza?

L’ho conosciuto attraverso i suoi numerosi scritti, principalmente le poesie, e in una sola occasione ho ascoltato la sua voce per telefono: flebile, affaticata, ricca di sogni. Un amante della vita che a causa della Fibrosi Cistica non aveva assaporato in tutta la sua veemenza la forza del respiro.

La testimonianza, riportata nelle pagine di questa epistola, assomma il desiderio profondo della continuità umana, non solo genetica, principalmente dell’Amore. Lo stesso Amore che si svela nelle pagine del libro di Oriana FALLACI: Lettera a un bambino mai nato, pubblicato nel 1975. Un figlio per sperare nell’avvenire dell’Umanità. Una fiammella da far ardere sull’altare dell’esistenza. Una fiaccola per illuminare il sorriso dei giusti, dei forti, nonostante le difficoltà imposte dalla Natura.

Madre e matrigna la Natura ci affida un traguardo, non semplice, quasi impossibile ma definitivo: scambiare il testimone della staffetta, chiamata esistenza dal genere umano. Guido ha tentato questa strada, con profonda fede nella forza dell’Amore verso gli uomini ma l’identità di padre gli è stata negata dalle forze negative che accompagnano bambine e bambini dalla nascita.

La commozione mi prende la mano, perché ho amato Guido a distanza come me stesso, non per debolezza ma per la forza con la quale tentava di mettere in moto quelle ali terrene fragili in confronto alle ali dei sogni così forti: “Padre, se anche tu non fossi il mio / padre, se anche fossi a me un estraneo, / per te stesso egualmente t’amerei”:  Risuonano ora, in questo momento di assenza, i versi intramontabili di Camillo SBARBARO (ripresi nel volume nel contributo di Daniele Donegà) per tutti i padri veri di questo pianeta azzurro.

Nelle lettere di Guido indirizzate al piccolo Jogindra il verbo ricorrente è “corri, corrimi incontro” questo verbo che il Nostro ha potuto declinare poche volte fisicamente ma tantissime volte mentalmente. L’energia del suo pensiero è circonfusa in ogni suo scritto, in ogni suo verso. Non è divenuto padre per Natura matrigna.

Si scopre, oggi, padre per forte scrittura che corre davanti agli occhi, arriva alle orecchie di chi ascolta, alle bocche che ripetono: “(…) Quindi, piccolo mio, quando mi vedrai non pazientare: tu corri, corrimi incontro e io saprò finalmente di poter essere padre. Tuo Guido”.


Montoro, dicembre 2015



Nessun commento: