venerdì 18 luglio 2014

Su Raccolte di superficie di Simone D'Anna

recensione di Vincenzo D'Alessio & G.C. “F.Guarini”


Nella premessa a quest’ultimo lavoro archeologico/storico Raccolte di superficie (Gubitosa Editore, Benevento, 2014), in ordine di tempo, del ricercatore irpino Simone D’Anna, la famosa archeologa e docente universitaria Claude Albore Livadie così si esprime: 

“Simone d’Anna è un perfetto esempio di questi amanti della propria terra: con annose e solitarie ricerche, spesso difficili a causa delle necessarie e reiterate incursioni condotte nelle proprietà private per raccogliere le rare vestigia di una più o meno duratura frequentazione del territorio, con pazienza, con metodo, Simone d’Anna ha strappato al suolo testimonianze sparse di un lontano passato. Ci offre oggi i risultati delle sue scoperte, sempre entusiasmanti, nel rispetto delle istituzioni di tutela.” (pag. 14)

Il ricercatore Alberto Solinas, scopritore di uno dei più famosi siti archeologici italiani di paleontologia – La Pineta di Isernia, maggio 1979 – nel suo blog così scrive:  


“Purtroppo la metodologia di ricerca sul territorio non era mai stata ritenuta importante dagli addetti ai lavori del momento (…) Solo negli anni ’70 ci si rese conto che la ricognizione a terra era importantissima, non meno dello scavo archeologico, ed anzi necessaria per individuare nuovi siti archeologici, anche in aree in cui si riteneva impossibile la presenza dell’uomo paleolitico e mesolitico.”

Il Nostro autore ha iniziato proprio in quegli anni a prendere coscienza della passione per le origini antiche della sua terra, forza che in lui aveva già dato i suoi frutti attraverso le opere d’Arte e i restauri che oggi sono presenti nella città natale e in altri luoghi irpini. L’entusiasmo, del quale parla nella premessa l’archeologa Claude Albore Livadie, noi lo traduciamo con la declinazione “passione” così viscerale che permette un amore sincero verso la terra e quanto restituisce del nostro passato. Lo sconforto è che, ancora oggi, questa sincera passione non si concilia del tutto con i proprietari terrieri, le imprese edili, gli interessi economici nelle cosiddette aree industriali: nessuno si ferma a guardare la terra. Così questo sparuto camminatore dei luoghi collinari e non, si accompagna alla sua solitudine, vista da altri come solenne perdita di tempo ché non c’è ricavo economico, con una busta di plastica e un’umiltà disarmante.

Scorrendo le pagine di questo libro, ben progettato tipograficamente, ricchissimo di immagini a colori e disegni, si assorbe tutto il sudore delle energie e del carburante speso per raccogliere in superficie, nei tagli procurati dalle ruspe, nei solchi profondi delle frese praticati nei terreni agricoli, nella subsidenza dei fenomeni naturali, quei reperti che rendono grande l’Archeologia nazionale. Claude Albore Livadie è stata accanto al Nostro autore e ai tanti altri giovani ricercatori sul territorio già dagli anni Settanta del secolo appena trascorso, sostenendo quell’entusiasmo annunciato nella premessa a questo testo con suggerimenti, dono di pubblicazioni specifiche, coraggio nelle difficoltà, che oggi caratterizzano il lungo percorso del suo lavoro nella vergine terra dell’Irpinia.

Raccogliamo e facciamo nostro l’augurio rivolto all’autore nella premessa: 


“Speriamo che le ricerche di Simone d’Anna proseguano con gli stessi risultati ottenuti finora. Costituiscono un ottimo esempio degli straordinari successi che si possono conseguire attraverso lo sforzo e l’entusiasmo di pochi individui.” (pag. 15)

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