Gianni
Bergamaschi
LA
TROMBA DI MILES
e
altre storie in punta di jazz
Editrice
GAM
Sull’onda
di alcune suggestive composizioni musicali, per lo più tratte dal
prestigioso repertorio jazzistico, meravigliosamente riaffiorano dai
più nascosti recessi del cuore storie e volti che si credevano
definitivamente sopiti.
Tornano
così a rivivere, talora con toccante malinconia talaltra su tonalità
teneramente romantiche o piacevolmente calde e avvolgenti, persone,
emozioni, paesaggi, oggetti e drammi custodi ciascuno di un proprio
inconfondibile messaggio: per lo più affettivo, benché mai ne
risulti esclusa una buona dose di riflessione discreta su un passato
che con tutta evidenza ancora proietta la propria orma nel vivo
presente, illuminandolo e spesso conferendogli il gusto pieno del
mito.
Ogni
cosa, dalla più comune e apparentemente insignificante alla
oltremodo vistosa e sfrontatamente invadente, viene dal narratore
indagata lungo gli imprevedibili percorsi di una ricerca interiore
che non di rado sconfina, sia pur impercettibilmente, in
un’interpretazione mistica ovvero magica dell’universo.
Affermava
all’inizio del secolo scorso il pittore Mark Tobey, uomo schivo,
mille miglia remoto dal fracasso dell’arte da baraonda, animo
riflessivo e indagatore: «Ho
scoperto un’infinità di
universi sui ciottoli stradali e sulle cortecce degli alberi».
Via
via che si procede nella lettura dei quattordici racconti de La
tromba di Miles, sempre più prende
corpo l’impressione che il loro autore intenda far passare, in fin
dei conti, un messaggio per molti versi affine e voglia dirci anche
lui: «Ho i miei sogni»…
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