lunedì 30 settembre 2013

La tromba di Miles

Gianni Bergamaschi


LA TROMBA DI MILES
e altre storie in punta di jazz

Editrice GAM


Sull’onda di alcune suggestive composizioni musicali, per lo più tratte dal prestigioso repertorio jazzistico, meravigliosamente riaffiorano dai più nascosti recessi del cuore storie e volti che si credevano definitivamente sopiti.
Tornano così a rivivere, talora con toccante malinconia talaltra su tonalità teneramente romantiche o piacevolmente calde e avvolgenti, persone, emozioni, paesaggi, oggetti e drammi custodi ciascuno di un proprio inconfondibile messaggio: per lo più affettivo, benché mai ne risulti esclusa una buona dose di riflessione discreta su un passato che con tutta evidenza ancora proietta la propria orma nel vivo presente, illuminandolo e spesso conferendogli il gusto pieno del mito.

Ogni cosa, dalla più comune e apparentemente insignificante alla oltremodo vistosa e sfrontatamente invadente, viene dal narratore indagata lungo gli imprevedibili percorsi di una ricerca interiore che non di rado sconfina, sia pur impercettibilmente, in un’interpretazione mistica ovvero magica dell’universo.

Affermava all’inizio del secolo scorso il pittore Mark Tobey, uomo schivo, mille miglia remoto dal fracasso dell’arte da baraonda, animo riflessivo e indagatore: «Ho scoperto un’infinità di universi sui ciottoli stradali e sulle cortecce degli alberi».

Via via che si procede nella lettura dei quattordici racconti de La tromba di Miles, sempre più prende corpo l’impressione che il loro autore intenda far passare, in fin dei conti, un messaggio per molti versi affine e voglia dirci anche lui: «Ho i miei sogni»…

Con quanto ne segue.


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