Neftasia editore, 2011, pag.
194, euro 16,00.
“Perché
tanto, alla fine, ci ricordiamo solo di quello che vorremmo dimenticare” (pag. 193).
Con questo pensiero Giacomo Carolei conclude il suo primo romanzo Tre
righi, tre caramelle. L'autore, venticinquenne già conosciuto nel mondo
della televisione e del cabaret, inizia, così, il suo percorso nel
contesto letterario; una cosa è
certa: non è passato inosservato.
Il protagonista dell’opera è
proprio l’autore stesso: Giacomo, un ragazzo pratese che si destreggia fra
comparse cinematografiche, televisive e spettacoli di cabaret, per raggiungere il
grande sogno di entrare nel mondo dello spettacolo.
Il quadro iniziale descritto
dall’autore, con le dovute peculiarità che ogni storia porta con sé, è simile a
tanti altri: la vita di Giacomo è arricchita dalla presenza di amici fidati,
dall'inevitabile “gavetta” necessaria per arrivare ad affermarsi, ma,
soprattutto, dall’amore spassionato per il genere femminile. Giacomo ama le donne
a tal punto, che non riesce a riversare tutto il suo sentimento su una sola
ragazza.
Ma il caso, ogni tanto, è
puntuale e sorprendente; proprio in un momento di debolezza - in cui il ricordo
di una storia tanto bella, quanto ormai passata, inizia a far vacillare il
solare cabarettista - la foto di una bella sconosciuta sconvolge la vita del
protagonista, sicuro fin dal primo sguardo di aver trovato ciò che gli manca in
quel misterioso angelo vestito di rosa, nella donna “che ti fa dimenticare persino come ti chiami” (pag. 40).
Una serie di peripezie,
accompagnate da una buona dose di fortuna, gli permette di incontrare la
ragazza a lungo desiderata, con la quale inizia una storia d’amore. Ma proprio
quando tutto sembra andare, finalmente, per il verso giusto, il seme del
sospetto inizia a crescere nel protagonista, che arriverà a vedere confermate
le sue paure, con l'ingresso in scena di un altro pretendente.
Giacomo deve giocare tutte le sue carte per riconquistare ciò che sta
lentamente perdendo.
Tuttavia, quanto è disposto a
rischiare?
Il finale, inaspettato, mostra che
il lieto fine non sempre corrisponde a quello che ci si immagina; il contrasto
fra narrazione e realtà viene infatti, nelle ultime pagine, acutizzato e reso
ancora più palpabile. Rimane
quindi - alla fine della lettura - un retrogusto dolceamaro che riassume bene
la peculiarità del romanzo, tutto in bilico tra ironia e introspezione.
Il linguaggio utilizzato da
Carolei è frizzante, la storia avvincente. Quanto di vero e quanto di inventato
ci sia in quello che si legge non ci è dato saperlo, ma la sensazione che non
sia tutto frutto dell’immaginazione contribuisce ad avvicinare il lettore al
testo.
La prosa è caratterizzata da
toni semplici ed è proprio questo a rendere speciale il libro, che risulta,
così, genuino, sentito e sincero. La scelta stilistica di far convivere
passaggi e battute di spirito degni di un cabarettista con una trama a sfondo
romantico, discosta notevolmente il romanzo dalla consueta e scontata storia
d’amore adolescenziale.
Scorrevole e piacevole, con i
suoi toni diretti e realistici, Carolei tra una risata e l’altra induce
comunque a riflettere, a domandarsi: quanto siamo pronti a lottare per ciò in
cui crediamo?
Come dice il suo caro amico
Freddy: “se una cosa la vuoi, è giusto che tu te la vada a prendere.” (pag. 11).
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