martedì 31 gennaio 2012

Europa, la nuova parolaccia

di Claudio Scozzesi

Voler trasformare gli USA al modo dell'Europa sarà con tutta probabilità, dicono gli osservatori politici, la linea d'attacco repubblicana contro Obama alle prossime presidenziali USA, sia che Mitt Romney o Newt Gingrich, i due candidati repubblicani rimasti in corsa, ottenga la nomination.
Europa è così diventata nel linguaggio politico americano una parola sporca, che si getta in faccia a sinonimo di "sei un incapace".
Per la verità ricordo negli USA già di 20 anni fa che alla eterna domanda "Where are you from - da dove vieni", a qualcuno che incautamente rispondeva "European - iuropìan, cioè europeo", spesso l'interlocutore americano rispondeva storpiando la pronuncia, cosa che magari non veniva avvertita da chi aveva scarsa dimestichezza con la pronuncia, "Ah, iu'ar piin' - tu sei un piscione", per dire vieni da un posto di buoni a nulla (infatti, alla domanda si preferiva di gran lunga rispondere italiano o tedesco).
Ebbene, gli USA sono da sempre per un mondo con poche regole (ne hanno infatti pochissime e ferree, noi tantissime non osservate), e vogliono un mondo così soprattutto in campo economico. Sono perciò molto più vicini alla Cina, che ne ha ancor meno e perciò più facile da portare ad una concezione della economia mondiale come la propria, di quanto siano mai stati all'Europa, che invece vuole regole mondiali più pesanti.
Anche se la crisi è stata provocata da loro, nella disunione politica dell'Europa hanno trovato il bandolo per ribaltare su di noi la frittata  e di fatto farla franca.

Non illudiamoci: è l'amministrazione di Obama che ha studiato e messo in atto questa strategia contro l'Europa e l'uso politico ed economico che viene fatto delle agenzie di rating ne è la chiara dimostrazione.

Allora? "A la guerre comme à la guerre".
La guerra fredda, le guerre contro il terrorismo, tutte marcano la volontà americana di tenere l'Europa in posizione subordinata e così è anche per la presente guerra economica. Fatta fuori l'Europa economicamente (la Russia lo era stata sul piano tecnologico e dei costi dell'impegno militare)  gli USA potranno allora vedersela faccia a faccia con la CINA, sul piano di un mercato globale su poche false regole. Potrà ben essere la Cina a produrre i beni (vediamo bene che siamo già su questa via), disastrando ulteriormente il proprio ambiente, saranno gli USA a goderne i frutti (e i cagnolini le briciole sotto al tavolo). Il precedente accordo sull'ambiente di Copenaghen, fatto da Obama con la Cina e contro l'Europa, ha marcato il cambio storico della strategia di alleanze americana (intanto però la Cina si sta armando potentemente....).

Due sono le vie che può seguire l'Europa:

  • ritorno a tanti piccoli  stati con monete risibili, diventati floridi dal dopoguerra in poi sulla scia  degli USA e loro satelliti.
  • o creazione della  nazione Europea, con non solo una moneta comune, ma una strategia, un  esercito, economia, istruzione, sanità, ecc, e una lingua intereuropea,  comuni, indubbiamente una Europa federale.
I cambiamenti sono possibili solo se si introduce un forte cambiamento culturale. Nel momento attuale si vede invece a livello politico, non solo nostrano proporre, un'ottica addirittura regionale. In questa visione il separatismo, la dimensione territoriale circoscritta sarebbero una strategia che difende dalle crisi e anzi pone le basi per un rilancio economico in un'economia globalizzata.
Un'ottica forse di breve periodo ma quale ottica fondante per le generazioni a venire?

Dire Europa, come oggi negli USA a mò di parolaccia, è perciò anche questo, culturalmente un modo per affossarla: ma anche qui da noi, dire Europa (intendendo questa Europa) non è diventato un pò come ascoltare una parolaccia?
 

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