Centro Studi “Pascal D’Angelo”, Edizioni Il Grappolo, 2011
dr. Vincenzo D’Alessio & G.C. “F.Guarini”
L’emigrazione appartiene all’essere umano dalla sua comparsa su questo azzurro pianeta. Dal Paleolitico fino al Neolitico le famiglie degli uomini seguivano le grandi mandrie nelle loro migrazioni estive. Poi nacque la stabilità e le civiltà accanto ai grandi corsi d’acqua. Infine la scrittura segnò il passaggio dalle civiltà degli oggetti in selce a quelli della parola, della memoria. Uno spartiacque giunto fino a noi nella sua totalità di energie.
Con il tempo l’emigrazione ha significato anche allontanamento,separazione dai luoghi e dai propri cari, maggiormente presso le popolazioni meno abbienti. Quasi sempre a seguito di carestie, malattie, mancanza di lavoro. In ogni continente è quasi sempre il Sud a pagare questo contributo in modo più alto. Lo testimoniano i grandi romanzi, le poesie, i musei dell’emigrazione che sorgono un poco dovunque.
Per non dimenticare, e conservare nomi e avvenimenti, sorgono anche Centri Studi che riportano fedelmente gli accadimenti legati alle emigrazioni e ai nuovi immigrati, provenienti dai flussi di popolazione vittime di guerre, carestie, persecuzioni. Si deve all’amore sincero del dottore Antonio Corbisiero il sorgere, nella città di Mercato San Severino, del Centro Studi “Pascal D’Angelo”, fondato nel 2001, presso la Casa Editrice “Il Salice”, esistente dal 1981.
L’agile volumetto Storie dell’Altrove, vede la luce in occasione del decennale del Centro, svoltosi nel Palazzo di Città di Mercato San Severino, il 2 dicembre di quest’anno, alla presenza di studiosi del fenomeno, studenti dei locali plessi scolastici, autorità civili e religiose; con interventi del chiarissimo prof. Francesco D’Episcopo e del giornalista e scrittore Clodomorio Tarsia. L’evento è stato patrocinato tra l’altro dalla stessa amministrazione cittadina.
Nel volumetto colpisce, tra i vari contributi sull’emigrazione, la testimonianza inedita sul chiarissimo professore monsignore Michele Ricciardelli (1923-2000), del professore e poeta Luigi Fontanella, docente presso la Stony Brook University of New York, dal titolo Per Michele Ricciardelli. Sia Luigi Fontanella che don Michele Ricciardelli hanno contribuito, come letterati, alla formazione dei giovani studenti presso quest’ultima università di Stato. Fontanella non ha mai incontrato di persona don Michele, così testimonia nel suo articolo, ma si sono sentiti spesso al telefono: “Ricciardelli fu molto gentile con me, benché il tono della sua voce fosse, come dire?, “basso” e poco incoraggiante. Vi avvertivo una certa severità e fra l’altro ignoravo del tutto che egli aveva abbracciato la carriera ecclesiastica.”
Questo episodio riportato da Fontanella nel suo scritto combacia perfettamente con un altro episodio di cui sono stato testimone: nei giorni 13 e 14 ottobre 1989, a Pescara, si svolse un convegno internazionale sul tema: “D’Annunzio e i poeti di oggi”, organizzato dal poeta Benito Sablone, in quella occasione viaggiavamo nella navetta che ci portava dall’Università di Pescara all’albergo, capitai accanto alla poetessa Maria Luisa Spaziani, mentre monsignore Ricciardelli sedeva accanto a Piero Bigongiari, più avanti. Lei con molta cortesia mi chiese se don Michele fosse un sacerdote cattolico, le risposi di sì. Infatti era incuriosita da don Michele che vestiva un abito grigio, camicia e colletto, e la croce dov’era l’occhiello della giacca.
Certamente la poetessa Spaziani conosceva di nome don Michele e la rivista «Forum Italicum» ma non era a conoscenza che fosse un sacerdote cattolico. Continua Fontanella nel suo scritto: “Essenzialmente schivo, Ricciardelli mi suggeriva l’immagine di un uomo d’altri tempi, con una sua dirittura morale che egli aveva saputo ben coniugare con l’attività di docente, di religioso e di solerte direttore editoriale.”
Quanto ha sentito Fontanella allora in don Michele l’aveva intravisto anche il grande filologo Antonio Altamura, quando nel 1966 presentò il volume L’Arcadia di Jacopo Sannazzaro e di Lope De Vega (Fausto Fiorentino Editore-Napoli), che avvicinò la figura del Nostro a quella del “Giovane Sincero” personaggio principale dell’opera del Sannazzaro, “per virtù e desiderio di un’era d’amore”.
Don Michele ripeterà sovente questa invocazione in tutti quei libri che hanno visto la luce durante la sua permanenza in Solofra dopo il terribile sisma del 1980, riconoscendo alla memoria collettiva il valore essenziale di “bene comune” fondato sul “fare” della famiglia e degli antenati. Lo si rileva nella dedica, apposta al volume Writings on twentieth century italian literature, Collana Fililibrary, n.3, 1992 che recita: “In memory of / my father, my mother, my nephew and of Antonio”.
Il prossimo 14 gennaio 2012 in Solofra, professori di chiara fama giungeranno dagli Stati Uniti e dall’Università degli Studi di Salerno, tra questi Fontanella, per commemorare la figura schiva e di grandissimo spessore morale di don Michele, che è stata in mezzo ai suoi compaesani, spesso incompresa. Un letterato di vasta cultura e un sacerdote amorevole e sincero con se stesso e con Gesù che l’aveva scelto quale suo pastore.
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