martedì 19 ottobre 2010

Su Profili critici di Vincenzo D'Alessio


Recensione di Maria Lenti

Vincenzo D’Alessio, Profili critici, Pres. di Alessandro Ramberti – Postf. di Massimo Sannelli, Rimini, FaraEditore, 2010, pp. 234, euro 12.00

Già scorrere l’indice, in questo raccolta recensiva di Vincenzo D’Alessio – edita con la solita cura da Fara –, porta a un pensiero: quello della ricchezza ed eterogeneità degli scrittori e poeti di oggi e, contemporaneamente, dei critici che se ne occupano, in cartaceo qualche volta, più spesso nella rete. Una volta messi insieme, come in questo caso, vi si rintraccia un filo di lettura che, nell’entrare nel testo altrui, chiede si entri in quello del critico. Il quale, spesso, ama i suoi autori: il che non significa che li  assume  toto corde ma che li immette nelle sue corde di studioso sensibile. (Ne scrive, più a proposito, Massimo Sannelli, mentre il prefatore-editore Ramberti ne sottolinea l’etica della relazione cara a D’Alessio).  
Li ama, i suoi autori, Vincenzo D’Alessio. Di loro restituisce l’emozione di una consonanza, la scoperta di una medesima soglia d’esistenza, di una stessa probabilità verso una apertura, che sia davvero tale rispetto alle oscurità attuali. Può essere un desiderio di un altrove o la conferma della fede in quanto tale, una strada che si apre alla fine di viottoli contorti. Può essere l’immersione nei gangli sociali e civili del presente.  E può essere, anzi è, la constatazione di sofferenze che ci fanno uguali nelle individualità. Uguali nel percorso quotidiano, in quello ideale, intendendo l’idealità che – riflettendo sull’esistente – ne apprezza un verso accettabile o, viceversa, ne sposta la proiezione. Va da sé che il taglio critico esclude (o quasi) un’analisi stilistica dei testi.
Se l’approccio a questi può essere avvenuto per un invio, dell’autore o dell’editore non ha importanza, dei volumi, è certo che l’approccio non è neutro, cioè dovuto a (o dettato da) un obbligo per il quale necessita pièce de recéption.  Esso è invece sintomo di una ricezione calda, di una condivisione (o meno) esistenziale. La stessa che si coglie nei testi propriamente creativi di D’Alessio che ho potuto leggere, seppure occasionalmente, in qua e in là.
Molti degli autori presi in considerazione da D’Alessio sono stati editi da Fara. Altri hanno avuto uscite differenti. Averli convogliati in una pubblicazione “fissa” il lavoro del critico, mentre, dell’autore esaminato, fa riemergere (magari alla memoria di chi se ne è occupato in proprio, nel mio caso: Gladys Basagoitia, Narda Fattori, Alessandro Ramberti, Benito Sablone) le caratteristiche, le peculiarità poetiche e creative.

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