intervento di Rossella Renzi al convegno faentino Scrittura e impegno
La poesia è un altissimo esempio – forse il più alto che ci è stato dato – di “ecologia della parola”. È un’arte misurata, che calibra ritmo e suono, attribuendo un peso fondamentale ed essenziale alle parole. Per questo trovo che la poesia oggi si metta contro ciò che accade nel mondo: un caos sconfinato, in cui le parole perdono ogni giorno il loro valore, vengono usate in modo inadeguato e spropositato, al punto che la comunicazione tramite la parola si sta sgretolando e inquinando, terribilmente.
Proprio come la natura, la parola a stento prova a sopravvivere. E ci prova anche attraverso la poesia: attraverso quell’attenzione e quella moderazione che essa chiede. Ho usato con precisa intenzione la parola ecologia, pensando alla scrittura in versi, perché quella branca della biologia che studia i rapporti tra gli esseri viventi e l’ambiente circostante si trova oggi ad essere necessaria più che mai, anche nel nostro modo di comunicare. E infatti, l’attenzione assoluta che la parola poetica richiede non può che partire dall’attenzione all’ambiente circostante, e quindi dall’ascolto di ciò che ci vive accanto, del suo suono e del suo rumore. Questo credo che sia in primo luogo l’impegno di chi scrive: l’impegno di chi ascolta. Solo concedendo spazio agli uomini che ci vivono accanto e che ci parlano, alla natura e al mondo con le sue meraviglie e le sue assurdità, si può creare un dialogo, una condivisione, una pacifica convivenza.
La poesia pretende ascolto, ma in primo luogo vuole ascoltare, per interagire e rispondere all’altro, affinché ci sia un dialogo vero. La poesia in questo modo si impegna a creare uno spazio, si pone in disparte e accoglie l’altro dentro di sé, in un grande silenzio necessario, in una continua ricerca del valore e del peso di ogni suono.
Solo dopo questo momento, il verso può trovare una sua forma sulla pagina.
Proprio da una gesto di ascolto, durato anni, è nato il mio primo libro di poesie, che ho sentito come necessario. In qualche modo dovevo dare forma a tutto quello che in circa otto anni avevo annotato sulle pagine di un quaderno, sotto forma di riflessioni, appunti, ripensamenti e citazioni.
I giorni dell’acqua – uscito per i tipi dell’Arcolaio di Forlì (novembre 2009) – è nato infatti dall’ascolto di molte voci e situazioni.
In primo luogo ascolto della voce dei poeti, in particolare di alcune poetesse che mi hanno aperto delle strade e che ho citato nella raccolta, come Giovanna Sicari, Anise Koltz, Nadia Campana, Marina Cvetaeva…. E di molte altre voci di maestri e maestre, di compagni di viaggio nella poesia e di amici con cui quotidianamente dialogo e che mi aiutato a crescere, dal punto di vista poetico e soprattutto dal punto di vista umano.
Ascolto della voce dei miei figli che ho tenuto in grembo per molti mesi. Quello della maternità è un periodo particolare, in cui la donna accoglie una vita nuova con tutte le sue manifestazioni: come le vibrazioni, il battito del cuore – il primo vero segnale che ci avverte della presenza di una vita- le armonie e le sofferenze che emergono, anche come proiezioni sonore, in un periodo così delicato e inevitabilmente teso all’ascolto. Durante una presentazione a Modena, il mio editore Gianfranco Fabbri ha definito la mia, come una scrittura concava: sento davvero questa espressione appartenere alla mia poesia; mi piace poter creare una parola che contiene.
Infine, il gesto che ha reso necessario il libro è stato l’ascolto dell’acqua, l’elemento che io riconduco al flusso vitale e istintivo dell’uomo: inarrestabile, violento, a cui non è dato opporsi; e che produce suoni diversi in ogni suo stato. L’acqua che riposa, in una dimensione di sonno eterno, di sogno o di morte; l’acqua che travolge, che logora fino ad uccidere senza pietà. L’acqua che dona la vita, che genera l’uomo e il mondo; l’acqua come nascita e come sostanza che purifica e rigenera.
*
Poesie tratte da: I giorni dell’acqua, L’arcolaio, Forlì, 2009
La notte inghiotte il mondo, tutto è spento.
Una goccia di luce sul pavimento
è un colpo secco tra stomaco e gola.
Allora voglio rannicchiarmi
tra le branchie di mio figlio
stare lì finita, stringere
la vita fra le dita.
*
Tremano le mani
in ogni angolo della casa
dove alloggiano le ore più dure
i lividi sulle braccia e gli occhi
sulla carne incisi a fuoco.
Conservo con cura ogni goccia che cade,
il bianco delle ossa,
l’ombra curva della madre.
*
Perché se affondo voglio il peso di mio figlio
alle caviglie, fili di ragnatela
a sentire il limite della lingua
la lunga costa che ci separa.
È sole duro il canto di stasera.
*
Ogni volta che vedi una statua
la chiami Gesù.
Deve averti detto cose quel giorno
parole che io non ho sentito.
Ti tengo la mano
mentre giochi con Dio.
Ti prego piano.
*
Non posso resistere all’acqua
alla sua spinta essenziale
sdraiata sul letto del fiume
ho labbra serrate che tremano
al suono del mondo intorno, mentre mi chiedi
cosa vuol dire morire. Vuol dire
sciogliere le corde che trattengono il corpo
stendere gli arti fino a toccarti
nel centro del tempo. Finire.
*
Rossella Renzi vive a Conselice (RA) dove lavora come insegnante. Sue poesie sono apparse sulla rivista «Graphie», sul bollettino «land|box» (1/2009), nell’antologia Pro/Testo (Fara Editore, 2009), con una silloge intitolata Sull’orlo del mondo, sull’e-book Calpestare l’oblio, a cura di Davide Nota e su diversi siti e blog letterari.I giorni dell’acqua è il suo primo libro di poesie uscito nel novembre del 2009 per la Casa Editrice L’arcolaio (Forlì). Dal 2003 è redattrice di “Argo - Rivista d’esplorazione” (Ed.Cattedrale, Ancona). Collabora con le riviste di letteratura e poesia «land», «clanDestino», «La Mosca di Milano». Si è laureata in Lettere Moderne all’Università di Bologna, con una tesi sull’ultima produzione poetica di Montale.
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