Data: Thu, 11 Feb 2010 14:17:29 +0000
Carissimi, è da almeno una settimana che cerco un momento per scrivervi e raccontarvi quello che mi succede da questa parte dell’oceano e dell’equatore… ma le giornate sono talmente intense e chiaramente piene di imprevisti, che arrivo a sera e ho una gran voglia di mettermi il pigiama e rilassarmi con le mie immancabili patatine (il mio fegato me la farà pagare prima o poi!) e le mie rilassanti “schifezzine” da sgranocchiare davanti a un filmetto prima della nanna.
L’imprevisto piu’ inaspettato e sicuramente piu’ stressante: la casa che avevamo pensato di prendere in anticretico (quella di cui vi parlavo nell’ultima mail) purtroppo non ha i documenti in regola... Non mi azzardo certo a firmare un contratto da 25.000 dollari se non e’ tutto assolutamente chiaro e cristallino... Quindi, siamo punto e d’accapo per quanto riguarda la ricerca di una base per i volontari ... “BENISSIMO”!!! STRESSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSS!!!!
Oggi in carcere ho cucinato per una quindicina di detenuti, che mi hanno aiutato a turno nelle varie fasi della preparazione del pranzo. Niente di straordinario: salsicce, yuca e patate lesse, cavolfiore condito con formaggio e pangrattato al forno (“l’esperimento”, come l’ho definito con Ivan che mi chiedeva il nome della ricetta): un successo, stando ai loro commenti entusiasti (ma io lo so che le loro considerazioni volevano essere un cavalleresco complimento, per l’affetto che mi portano…). E’ veramente bello condividere questi momenti di quotidianità con questi uomini così speciali per me. Speciali, perché nonostante il loro essere dentro a quattro mura da anni, riescono a ridere e a scherzare continuamente, magari ironizzando anche della loro condizione di reclusi, e a trasmettere tanta vitalità. Una rara, preziosa vitalità. E come sempre, tagliando la verdura, grattando il formaggio, lavando i piatti con un filo d’acqua raccolta in una brocca gelosamente “custodita”, si chiacchiera, si discute, si fanno considerazioni sulla vita, sul destino, sulla giustizia e anche sul sesso e si condivide non solo “quel momento” ma anche i sogni, le speranze, le prospettive per il futuro. La tavola è apparecchiata con i pochi mezzi a disposizione: qualche cucchiaio un paio di forchette (le posate non bastano per tutti, e più della metà di noi mangia con le mani) piatti di tutte le forme e dimensioni, vecchi contenitori e coperchi di plastica saltano fuori a completare “i coperti” mancanti… “All’ataque!” Che bello! Tutti mangiano con gusto, apprezzando questo speciale “pane quotidiano” . E chiaramente anch’io, che per la foga e la velocità con cui fagocito yuca e patate mi faccio venire un mal di stomaco da paura… Angel e Windsor mi preparano un mate de coca e con una tenerezza che mi commuove mi assicurano “Te vas a mejorar Barbara. No te preocupes, el dolor va a pasar pronto!” e Windsor aggiunge con la faccia preoccupata “Anche l’altro giorno avevi mal di stomaco. Perché non vai a farti visitare da un buon medico?”… mi sono sentita coccolata e contenuta da questi “omacci brutti e cattivi”, tanto speciali per me...
Periodo molto intenso e come sempre pieno di incontri interessanti. Qualche settimana fa siamo stati in visita presso le strutture produttive dell’associazione “Libertarios”. Facciamo il giro insieme a Ivan e Johnatan. Ivan è un ex detenuto della associazione “Libertarios” e Johnatan un imprenditore boliviano che sta investendo i suoi capitali nella realizzazione di diverse attività agro alimentari nella zona dell’altipiano vicino a La Paz. Prendiamo la camionetta e ci dirigiamo verso l’altipiano. Johnatan ha messo in piedi un allevamento di 250 galline per la produzione di uova, una serra per la coltivazione di insalata e ortaggi (questa area di attività è in espansione) e sta finanziando la costruzione di una panetteria dove si sforneranno per il momento solo “marraquetas”, un pane molto buono tipico della zona di La Paz. Tutti i prodotti vengono portati al mercato agricolo una o due volte alla settimana per essere venduti, e per il momento ci stanno lavorando solo due persone. In realtà Johnatan ci dice che paradossalmente quello che manca è la mano d’opera. E lui è disponibile a dare lavoro ad almeno altre 5 persone nell’area “coltivazione” e allevamento. Inoltre sta sperimentando la possibilità di allevare porcellini d’india (per consumo alimentare) e produrre uova di gallina fecondate per la vendita di pulcini. Un altro obiettivo di Johnatan è quello della produzione del mangime per le galline e gli altri animali da allevamento grazie all’acquisto di una macchina per la miscelazione dei vari ingredienti. Il mangime sarebbe utilizzato sia per gli animali dell’azienda, sia per essere venduto. Un’altra area produttiva è costituita dalla falegnameria, presso la quale lavorano già 5 operai, tutti ex detenuti. Il lavoro è ancora saltuario, ma i ragazzi cominciano a farsi conoscere e a ricevere varie richieste. Juan Carlos è il “mastro carpintero” (il maestro falegname), colui che ha cominciato tutta l’impresa. Lui e altri 2 ex detenuti sono partiti veramente da zero: qualche strumento rimediato con i primi guadagni derivanti dalla vendita di piccoli oggetti di artigianato. Ogni macchinario presente oggi all’interno della falegnameria è stato “sudato”, fortemente voluto, acquistato anche a costo di non essere sicuri di arrivare alla fine del mese . Poi finalmente il Regimen Penitenciario ha donato ai “Libertarios” una macchina per tagliare il legno su misura. Ora il grande sogno di Juan Carlos è quello di poter acquistare un forno per l’essicazione del legname: questo gli permetterebbe di poter realizzare molto più lavoro in minor tempo e poter accettare più richieste. Il fatto di dover attendere i tempi di essicazione del legno umido infatti, porta via molto lavoro, al quale devono rinunciare loro malgrado. Parliamo della possibilità di collaborare nell’obiettivo di aiutare gli ex detenuti nel loro percorso di reinserimento socio-lavorativo. Rinnovo la nostra disponibilità a offrire uno spazio di incontro per i Libertarios e quando in un futuro saremo in grado di acquistare una casa, anche la disponibilità ad ospitare per un periodo determinato, ex detenuti in uscita dal carcere. Johnatan mi ribadisce la sua disponibilità a dare lavoro a ex detenuti nelle varie attività produttive e Ivan mi chiede di essere il “gancio” all’interno del San Pedro, per individuare persone che veramente abbiano intenzione di “cambiare vita” una volta uscite dal carcere. Sento che sarà un buon inizio!
Domenica scorsa ho fatto una lunga chiacchierata con Miguel Angel, davanti ad una tazza di caffe’ bollente e una fetta di torta. Un po’ meno chic della “Colazione da Tiffany”…. ma una “Colazione da Mikey” ricca di scambi importantissimi. Una delle più belle colazioni degli ultimi 40 anni! Ho voluto prendermi un momento per parlare con lui, per dirgli che purtroppo i piani rispetto a “Casa Solidaria” sono cambiati e attualmente, visto che non abbiamo soldi sufficienti per comprare una casa, non avremo la possibilità di ospitare ex detenuti se prenderemo in anticretico un appartamento. Non siamo ancora organizzati sufficientemente per affrontare l’ospitalità e la responsabilità della gestione di una casa di accoglienza di questo genere. Ho fatto molta fatica a dirgli questa cosa, ma gliela dovevo dire, per evitare che si creasse aspettative che poi probabilmente sarebbero state disattese… mentre gli parlavo mi stringevo le mani, avevo un groviglio di nervi nello stomaco e i sensi di colpa che mi ribaltavano… Miguel mi ascolta molto attentamente e poi, sorprendendomi come sempre (come questi uomini così speciali riescono a fare), mi dà il suo consenso: capisce perfettamente i miei timori e mi dà ragione. Mi dice che faccio bene a non fidarmi, perché come “la carne è debole”, così per un detenuto che esce dopo tanti anni, anche altri tipi di tentazione sono molto forti e probabili. “Te lo dico contro il mio interesse, ma credo che tu faccia bene a fare un passo alla volta. Soprattutto se non sei qui sempre e non puoi seguire il progetto in maniera continua, di persona.” Gli parlo della possibilità di trovare una attività commerciale, magari se ci riusciamo, un altro anticretico per un locale che possa diventare un hostal, un ristorante, o qualcosa del genere. “Cara Barbara, sono contento che ne parliamo. Sai, uno come me che sta dentro per tanti anni (e ormai son più di 10 che vivo tra queste quattro mura) comincia ad aver paura di quello che sarà della sua vita una volta fuori. Comincia a vedere fantasmi, mostri terribili, comincia a disperare, a pensare che non ce la può fare. Sapere che c’è qualcuno che anche solo si preoccupa di capirmi, di darmi una mano per quello che può, per me è un sostegno enorme. Ed è importante parlare chiaramente di quelle che sono le reali possibilità, di quello che concretamente posso sperare di realizzare.” Lo guardo mentre mi parla col cuore in mano e penso che questa persona mi sia più amica di tanta altra gente. E’ una sensazione così forte che per un attimo mi sento pervasa dal senso e del valore dell’amicizia e del rispetto. Gli parlo dei “Libertarios” e della possibilità concreta che questo gruppo di ex-detenuti possono dare a los “hermanos recien salidos de las carceles” e Miguel mi comunica il suo interesse per il lavoro nell’allevamento di galline e che sapere che esiste questa possibilità gli dà una buona dose di fiducia nell’affrontare questi ultimi mesi di reclusione.
Parliamo per circa tre ore senza pause… il tempo vola, pieno e intenso, leggero e sereno… suona la campana del rancio e lascio Miguel che mi abbraccia forte, con la sua scodella di plastica in mano , un sorriso sincero, uno sguardo sereno e "complice"... amico.
Vorrei raccontarvi tante cose… tutte le cose che sono successe, tutti gli incontri che ho fatto; vorrei comunicarvi i miei stati d’animo, “le salite e le discese” di energia e di fiducia… ma di una cosa vi voglio far partecipi: la mia decisione e determinazione a mettere le radici della nostra associazione qui in Bolivia. La stanchezza che mi prende è la normale conseguenza dell’impegno totale che sto dedicando giorno e notte al sogno, al progetto “Casa Solidaria” che sta colorando questa mia vita dei colori più intensi. Certe volte Mirco mi dice “Basta Barbara, pensi troppo! Parli solo di lavoro! ” … saranno i suoi 20 anni e i mei 42 a darci una diversa percezione della responsabilità individuale?... o forse ha ragione, dovrei concedermi delle pause, dei momenti di “goliardico divertimento”… ma è più forte di me. E’ da un mese che sogno di andare 2 o 3 giorni in Yungas o al Lago Titicaca a riposare, immersa nel silenzio... ma ogni giorno mi sembra pieno di cose assolutamente importanti da fare... E’ come se dentro sentissi una corrente di energia che mi trasporta e mi ricorda che ogni attimo della mia vita è strettamente interconnessa, legata visceralmente con quello che mi circonda… e non riesco a fare a meno di usare il mio tempo, tutto il mio tempo, per dare e condividere tutto quello che posso, meglio che posso… anche se sbaglio, anche se è poco, anche se è un granello di sabbia di fronte ad una montagna di possibilità… Ogni passo che muovo è collegato con il successivo. Propio come i passi di una lunga danza… e per il momento non riesco a fermarmi!
Vi abbraccio uno per uno con calore e grande gioia di vivere… nonostante la stanchezza e la mia schizzatissima sclero!!!
La vostra Barbaridad
Associazione di Volontariato Laboratorio Solidale
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