domenica 28 giugno 2009

Passato e presente ne Il fiume senza foce di Gladys Basagoitia



recensione di Vittoria Bartolucci

Ritornare dopo tanto tempo nel paese in cui si è nati, si sono vissuti i primi anni di vita e che a un certo punto si è dovuto lasciare è certamente un'esperienza molto dura perché fa rivivere strappi che solo cercando in mille modi di dimenticare permettono di rassegnarsi a passare i giorni che restano in quella che, pur considerandola una seconda patria, resta sempre una terra d'esilio.
Tale esperienza è stata fatta da Gladys quando l'anno scorso, prima di pubblicare il suo libro, si è recata in Perù, ma del senso di smarrimento che essa deve averle procurato è solo nel titolo, Il fiume senza foce, che ha sostituito l'altro, Il sorriso del fiume, (dove "il fiume" è il Caplina, che un tempo faceva "del paese un giardino", il cui "sorriso" aveva "il colore del sole" e oggi è in gran parte coperto di cemento) che si sente l'influenza, dal momento che se non fosse stato da lei rimosso avrebbe forse reso vano il suo proponimento di scrivere pagine che sono necessarie visto che, come lei stessa dice, sono "più che memorie, la presenza di persone mai dimenticate", "persone" che desidera intensamente, così afferma, ringraziare "per la ricchezza " che le hanno dato.
E così tale pubblicazione costituisce un viaggio nel passato di cui, oltre a "la gringa", sono protagoniste le "persone", grazie ai cui doni, dichiara Gladys, "pur non avendo tante cose, non sono né sarò mai povera", ma anche un viaggio nel presente dal momento che tale affermazione racchiude quella che è e che sarà sempre la sua filosofia di vita e molte delle"persone" a cui fa riferimento sono protagoniste delle poesie che ancora oggi scrive.
Vediamo così passare davanti ai nostri occhi: sua madre, suo padre, i suoi fratelli, amici, sconosciuti incontrati per caso ma che hanno lasciato una traccia indelebile nei suoi pensieri, uomini e donne rimasti a condurre l'esistenza nel suo paese lontano e con cui è ancora in contatto o che ha perso di vista da tempo tanto da non ricordare più il loro volto, uomini e donne emigrati in altri paesi o ormai scomparsi… Ma vediamo anche apparire qua e là il suo "fiume", strade, case, piante, animali, oggetti il cui ricordo è incancellabile e soprattutto il Perù con i suoi misteri, le sue meraviglie, le sue contraddizioni di sempre e di cui, a conferma di quanto si è sopra affermato, l'autrice de Il fiume senza foce dice a quanti ne leggeranno le pagine: "Vorrei darvi un'idea del mio paese, dove ho vissuto i primi anni della mia vita", ma anche (ed è un'affermazione che si riferisce al presente): "Il mio amato Perù che mi fa così male, se penso alle sue ferite mortali…".
Ma a quale tipo di "ricchezza" fa riferimento Gladys? Di sicuro i doni più importanti sono quelli che consistono nei preziosi insegnamenti di sua madre disseminati nel suo libro e che sempre sono stati da lei seguiti nella sua vita, come dimostrano gli anni che sono venuti dopo quelli da lei raccontati e i versi delle sue numerose raccolte. Addirittura sono dedicate a sua madre altre pagine che non erano presenti nella precedente edizione ed è sempre a lei che è affidato il compito di spiegarci che cos'è "il vero amore" e di concludere il suo lungo racconto, sua madre che ancora oggi spesso ci parla attraverso le sue liriche.
Per quel che riguarda "la gringa", veniamo a conoscenza, vedendola muoversi bambina e adolescente tra i protagonisti della sua pubblicazione, di altri fatti che poi sono risultati fondamentali nella vita dell'autrice: la nascita della sua poesia, del suo amore per la musica, i suoi primi contatti con quella che poi sarebbe diventata la sua "seconda lingua": "Cominciai a scrivere le mie prime poesie. Ma non volevo che le scoprissero e perciò le strappavo. Le imparavo a memoria. Ora le ho dimenticate, tranne alcune, soprattutto la prima che scrissi, intitolata, FAME", "In un paese come il mio (leggiamo in queste parole l'impegno che Gladys dimostra da sempre in difesa di chi soffre e che da sempre affida ai suoi versi), era inevitabile scrivere sulla fame", "Come tutti in famiglia amo la musica. Però non mi basta ascoltarla…", "Lunedì la suora mi punì, facendomi rimanere dopo l'orario a scrivere per cento volte in italiano: HO MANCATO ALLA MIA PAROLA; CHE VERGOGNA! È tutto l'italiano che mi rimase per anni, finché lasciai la scuola italiana (in quarta elementare) per la scuola statale. Allora non potevo immaginare la mia vita da adulta che mi avrebbe portata… a cercare di conquistare con tutta me stessa la mia seconda lingua…" E queste ultime parole ci portano al presente e a questo libro, appena pubblicato, che dimostra confrontandolo anche con la precedente edizione ( i termini sono più appropriati, il periodo più ben costruito, il discorso più fluido) come ormai l'autrice possieda la sua "seconda lingua", pur conservando caratteristiche immutabili(l'uso del verbo ora al passato ora al presente, quel parlare di sé usando a volte la prima persona singolare e ora riferendo le sue azioni a "la bimba", quel frequente inserimento nel discorso di parole spagnole) del suo modo di esprimersi.
Decisamente al presente appartengono poi le parole che riportiamo di seguito: "Se io fossi una brava scrittrice, potrei scrivere un romanzo su quel periodo della mia vita. Non lo sono. So solo scrivere versi e questo perché mi vengono in modo naturale. Poiché amo la Poesia, faccio un lavoro di limatura perché non siano solo versi e perché diventino Poesia o quello che io intendo per Poesia."
E sono infine una conferma del fatto che di questa pubblicazione, nelle cui prime pagine Gladys ci avverte di avere intenzione di raccontarci la sua infanzia nel suo paese d'origine, siano protagonisti sia il passato che il presente, le tre foto: quella iniziale di lei bambina insieme con la sua famiglia, quella di lei a dodici anni e quella da cui, nell' ultima pagina, ci sorride dolcemente e sotto la quale è visibile la scritta "Gladys oggi", oggi che ha voluto per sempre ancorare alla carta alcune delle esistenze che, come il suo "fiume", ogni giorno all'improvviso sulla Terra scompaiono senza lasciare traccia di sé.

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