lunedì 6 aprile 2009
Luca Freschi: Ingresso in società
Qui sopra alcune immagini tratte dal catalogo della mostra meldolese (24 ago - 09 set 2007) “Ingresso in società” di Luca Freschi, un giovane scultore di Meldola (FC) proveniente dall'Accademia di Belle Arti di Bologna: un artista che ci pare abbia un fecondo cammino da compiere e un talento evidente da esprimere. Il testo che segue è di Nicoletta Verzicco che ha incontrato Luca Freschi ad una recente presentazione artistico-letteraria con Caterina Camporesi e Franco Palazzo (introdotti, rispettivamente, da Gianfranco Lauretano e Marisa Zattini) al Vicolo di Cesena. Lo scritto di Nicoletta è ispirato a un'opera di grande intensità (letteralmente con il cuore in mano, braccio disteso) del Nostro.
Carissimo Alessandro,
mi sono emozionata ieri sera... lo hai visto, lo so. Ti copio qui di seguito ciò che ho scritto ieri sera al mio ritorno a casa, l'ho già inviato a Luca Freschi. Chissà se queste cose capitano per caso??!!
Buon fine settimana e un bacio per te.
Nicoletta
«Voltai il capo e chiusi gli occhi nel momento stesso in cui ti donai il mio cuore. L’avevo immaginato, il mio cuore, lo avevo ascoltato battermi in petto, esaltarsi nel ritmo per un sussulto o fare meno rumore per non disturbare il mio riposo. Niente di dovuto. Il cuore. Mi aveva regalato la sua compagnia, discreto o invadente, mai inutile mi aveva costretto a respirare per la vita fino a quando il cuore tuo mi impose di vivere per te. Allora, esso, volle diventare protagonista e batté per impeto e passione, per emozione e pudore, per dolore e gioia, per rabbia e pazzia. Ad esso chiesi tregua, me la negò. Gli suggerii il raziocinio, rise di me. Il mio cuore, ormai, rispondeva solo ai battiti del tuo. Fu dopo un lungo dialogo con la sua armonia durante il quale mi apparve chiaro che esso era compositore e strumentista, direttore d’orchestra e coro, fu dopo parole dette in battere e levare che lo strappai dal mio torace. Era caldo, pulsante, sconcertato, ma era in mano mia. Sospirai e voltai lo sguardo, chiusi gli occhi per non vedere il tuo viso spaventato da tutto l’amore che, per sempre, ti donavo. L’ultimo battito del mio cuore fu per il tuo.» (NV)
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