Mumbai, 2008 - Fotografia di Punit Paranjbe
Carissime amiche e amici della Lectio divina,
dopo la pausa delle festività natalizie, che spero abbiate serenamente trascorso nella buona compagnia di parenti e amici, Vi ricordo il prossimo incontro della nostra Lectio dedicata al Vangelo di Luca: giovedì 8 gennaio alle ore 18.40, nell'abituale sala posta sopra l'Archivio Storico delle Porte Sante (ingresso a sinistra della Basilica di San Miniato al Monte), Stefano ci accompagnerà nella meditazione dei versetti che seguono a quanto potete qui sotto leggere e approfondire grazie al lavoro di trascrizione e sintesi di Brunetto. Egli da questo nuovo anno sarà affiancato dal prezioso contributo di Alba e di Paolo: a questi nostri tre amici va la nostra più viva riconoscenza per il loro insonne lavoro di "trasmissione" e di "annuncio" della Parola ascoltata e "ruminata" insieme, qui nella foresteria del monastero.
Infine un ricordo e un anniversario: è per me impossibile infatti non ripensare ai primi giorni dell'anno 1999, ormai dieci anni fa, quando alcuni di voi -in modo particolare Piero, Sergio, Roberto, Antonina, Franca, Paolo, Alessandro e Paola- chiesero e ottennero dall'abate Agostino che un gruppo di persone potesse sempre trovare nella nostra Abbazia una dimora di ascolto, di approfondimento e di passione per la Parola.
Lasciatemi salutare con loro, con Stefano e con voi tutti questi primi bellissimi dieci anni di una Lectio divina vissuta a San Miniato al Monte nel comune cammino di un'amicizia che ha perseverato, si è rafforzata e ha saputo nel tempo creare per moltissime altre persone inattese occasioni di fraternità e di accoglienza. Per tutto questo ringraziamo e benediciamo insieme il Signore!
Vi saluto adesso con un grande abbraccio rinnovando a Voi tutti i più vivi auspici di bene per l'anno che è appena iniziato,
nel Signore,
Vostro fratello Bernardo
Luca 12, 1-21
1Nel frattempo, radunatesi migliaia di persone che si calpestavano a vicenda, Gesù cominciò a dire anzitutto ai discepoli: "Guardatevi dal lievito dei farisei, che è l'ipocrisia. 2Non c'è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto. 3Pertanto ciò che avrete detto nelle tenebre, sarà udito in piena luce; e ciò che avrete detto all'orecchio nelle stanze più interne, sarà annunziato sui tetti.
4A voi miei amici, dico: Non temete coloro che uccidono il corpo e dopo non possono far più nulla. 5Vi mostrerò invece chi dovete temere: temete Colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geenna. Sì, ve lo dico, temete Costui. 6Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio. 7Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non temete, voi valete più di molti passeri.
8Inoltre vi dico: Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell'uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio; 9ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio.
10Chiunque parlerà contro il Figlio dell'uomo gli sarà perdonato, ma chi bestemmierà lo Spirito Santo non gli sarà perdonato.
11Quando vi condurranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi come discolparvi o che cosa dire; 12perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire".
13Uno della folla gli disse: "Maestro, di' a mio fratello che divida con me l'eredità". 14Ma egli rispose: "O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?". 15E disse loro: "Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell'abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni". 16Disse poi una parabola: "La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto. 17Egli ragionava tra sé: Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti? 18E disse: Farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. 19Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia. 20Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà? 21Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio".
Giovedì 11 dicembre 2008. Riflessioni sul brano del Vangelo di Luca 12, 1 - 21. «Beato il ventre che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte!» Ma egli (Gesù) disse: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!» (Cfr Lc 11, 27 - 28). Sono queste due immagini importanti lette nel capitolo precedente: ancora una volta l'invito era a uscire da una dimensione quasi idolatrica della persona Gesù magnificando il ventre fisico che lo ha partorito; ma Gesù ci dice che è possibile anche per noi entrare in una relazione attuale col Signore Gesù e la sua parola se l'ascoltiamo. Fare una seria lectio divina significa far parlare le sensazioni del cuore, e corroborare la nostra fede con il volto del Signore Gesù che ci cerca e ci parla. Accogliendo la rivelazione del Dio che si fa carne nella nostra storia, ci dà la possibilità di trasformare il nostro corpo in luce. Crediamo che la che la sfida importante per una testimonianza cristiana tanto risoluta quanto umile, sia valorizzare la nostra esperienza integrale di persone e di uomini e di donne, di fronte all'uomo Gesù, nel contesto di una storia, quella quotidiana, in cui tutto è avvolto da una pellicola che fa del nostro corpo una sembianza, uno schermo dietro il quale ripararci e farci diventare come quei farisei che fanno dell'ipocrisia la loro qualificazione del rapporto col Signore Gesù, che ci dice una cosa fondamentale: «Guardatevi dal lievito dei farisei, che è l'ipocrisia» (Cfr Lc 12, 1); cioè non trasformate l'ipocrisia nel principio attivo della nostra fede, perché fare dell'ipocrisia il lievito della nostra fede è assolvere la legge nella sua esteriorità, trasgredendo la giustizia e l'amore di Dio.
«Nel frattempo, radunatesi migliaia di persone che si calpestavano a vicenda, Gesù cominciò a dire anzitutto ai discepoli:... » (Cfr Lc 12, 1 - 2). Noi dovremmo sentirci fra quelle migliaia di persone che si calpestano a vicenda, per dire che si sono rese conto di qualcosa di eccezionale, e che sono l'altra folla rispetto a quella che tende insidie per sorprendere Gesù «in qualche parola uscita dalla sua stessa bocca.» (Cfr Lc 11, 54). «Non c'è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di di segreto che non sarà conosciuto.» (Lc 12, 2). Qui Dio getta una fascio di luce nella storia per dirci qualcosa di lui, e lo fa rispettando il mistero della libertà della nostra creazione perché l'uomo interpellato dai segni dell'amore di Dio possa con libertà e responsabilità obbedire o meno alla rivelazione. «A Voi miei amici, dico: Non temete coloro che uccidono il corpo e dopo non possono far più nulla. Vi mostrerò invece chi dovete temere: temete Colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geenna. Si, ve lo dico, temete Costui» (Lc 12, 4 - 5). Il Signore Gesù ci mostrerà chi è colui che dobbiamo veramente temere ed è colui che non si accontenta di aver ucciso il corpo ma tenta davvero la morte finale della persona che si contempla sulla croce. Quando il Signore Gesù nella sommità dell'amore di Dio arriva a toccare la bassezza estrema che è la nostra morte, lì il Signore arriva a farci capire chi è davvero colui che può minare completamente la dignità della nostra umanità.
Inoltre vi dico: Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell' uomo lo riconoscerà davanti a Dio; ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio» (Lc 12, 8 - 9) e subito dopo: «Chiunque parlerà contro il Figlio dell'uomo gli sarà perdonato, ma chi bestemmierà lo Spirito Santo non gli sarà perdonato.» (Lc 12, 10). In tutto ciò c'è una sottile contraddizione perchè il Signore Gesù, che ci sta ancora una volta educando ad un passaggio fondamentale, vuole dirci che la più grande beatitudine è ascoltare la sua parola che ci permette di accedere a una relazione liberante con Dio, e, illuminati dallo Spirito Santo, a trasformare il nostro rapporto in una dimensione di abbandono. Gesù infatti ci sta educando a questo con la parabola dell'uomo ricco (Cfr Lc 12, 16 -21), che fa della ricchezza la sua sicurezza, o che fa fatica ad abbandonarsi alla provvidenza, che è l'altra sezione che segue con un' immagine molto bella: «Guardate i gigli come cescono : non filano, non tessono: eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro.» ( Lc 12, 27).
«Non c'è nulla di nascosto che non sarà svelato, nè di segreto che non sarà conosciuto.» (Lc 12, 2). In un certo senso Dio getta una fascio di luce, che si estende nella storia, per dirci qualcosa di lui rispettando il mistero della libertà della nostra creazione. La sua rivelazione che è costante manifestazione del suo amore è allo stesso tempo ri-velazione , cioè nuova velazione di questo amore, perché l'uomo interpellato dai segni dell' amore di Dio possa con libertà e responsabilità obbedire o meno a questa rivelazione.
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