giovedì 4 gennaio 2024

Intervista a GIUANIN DLA MASOLA

di Giuseppe Callegari

                                      

Giuanin dla Masola è un personaggio mitico del Santuario di Grazie ed è conosciuto in tutta la provincia, sia dai devoti, che dai miscredenti. Il primo giorno dell’anno l’ho incontrato mentre faceva una passeggiata in riva a lago, ci siamo messi a chiacchierare e, quasi senza che ce ne accorgessimo, è uscita questa intervista.


Come mai ti trovi nel Santuario delle Grazie?

Una volta, ero il boia di Goito e Marmirolo. Il mio era un mestiere molto odiato perché, com’è facile comprendere, portavo la morte. Sono passati tanti anni, non ricordo bene come procedevo e non rammento se colpivo con la mazza la mannaia che tagliava di conseguenza la testa al condannato o se procedevo spappolando direttamente il cranio con il mio strumento. Succedeva, raramente per la verità, che sbagliassi il colpo e questa è la ragione per cui mi trovo nel Santuario. Infatti, una volta, dovevo procedere con l’esecuzione di un fornaio che si chiamava Rinaldo della Volta. Non conosco la causa della condanna, non era mia abitudine chiedermi perché agivo . Ma quel giorno, forse perché avevo bevuto troppo, la mia mano s’inceppò e sbagliai il colpo per ben tre volte. Il miracolato decise di ringraziare la Madonna, che, secondo lui, aveva fatto tremare la mia mano e decise di portarmi all’interno della chiesa mentre brandisco tetramente la mazza. Io non ho potuto oppormi perché, a causa del mio reiterato errore, ero stato licenziato in tronco. 


Come ti trovi nel Santuario? 

All’inizio, la permanenza non è stata facile perché mi trovavo a disagio in mezzo a papi, cardinali e imperatori, ma poi, pian piano, mi sono abituato perché c’erano anche persone di umili origini, come la Miseria delle Grazie che mi ha aiutato molto.

 

Chi è costei?

Si tratta di una contadina non particolarmente bella, sicuramente non adatta a frequentare concorsi di bellezza. Infatti ha una peluria molto pronunciata sul viso e si ripara dal sole che riverbera dalle  finestrelle con un grande cappello di paglia e porta una lunga gonna che nasconde gli abbondanti peli che ornano le sue gambe. È una donna di poche parole, ma molto volitiva e fra noi è nata una certa simpatia. 


Cioè? 

Praticamente ci siamo innamorati e per anni abbiamo condotto una felice convivenza.

 

Quindi non ti interessa l’aspetto esteriore?

Assolutamente no, anche perché, al buio, i corollari scompaiono e riamane solo l’essenziale. 


Convivete da molto tempo?

Per me è come se fosse il primo giorno, ma in verità ho passato qualche secolo con lei.  E poi ci siamo anche sposati. Infatti, don Erminio Carra, che è stato rettore del Santuario, trovava disdicevole che in un luogo di culto ci fosse una coppia non benedetta dal vincolo del matrimonio e ci ha convinto a regolarizzare la nostra situazione.

 

Chi ha officiato la cerimonia?

Naturalmente, don Erminio e io avevo come testimone “L’Impiccato”, non poteva essere altrimenti e per la Miseria si è offerto il coccodrillo, probabilmente intenerito per questo amore contrastato dalla sua famiglia.

 

C’era tanta gente? 

Bisogna sapere che la Miseria, pur essendo di umili origini, legge molto e un libro che l’ha particolarmente colpita è “Il Cortegiano”. Per questo motivo ha incaricato Baldassare Castiglioni ad organizzare la cerimonia. Devo dire che l’ha fatto molto bene perché è riuscito a mettere insieme il popolo, il potere e la Chiesa, che è un aspetto del potere stesso. Infatti, c’erano, fra gli altri, Enea Silvio Piccolomini, che è stato papa col nome di Pio II ed era ancora corrucciato per il fallimento della Crociata che aveva organizzato contro il sultano Maometto II e Carlo V d’Asburgo che, mi hanno detto, è stato il padrone di mezza Europa.


E il menù? 

Naturalmente, tradizionale: crema di mais con pesce veloce del Baltico, cioè polenta e cospettone. 


La Miseria è gelosa?

Tantissimo, è molto possessiva e quando devo uscire da solo ci sono sempre lunghe discussioni. Ricordo che una volta dovevo partecipare ad una festa che mi era stata dedicata e per una settimana a Grazie ci furono tuoni e lampi che non erano da attribuire ai temporali. Si trattava invece degli strepitii della mia signora che copriva la mia voce, insolitamente implorante, mentre cercavo di trasformare l’iniziale rifiuto in un silenzioso assenso. Alla fine, è stato ottenuto, ma solo grazie ad un potente colpo dla masola, capace di far tremare tutto il Santuario.


Dal matrimonio sono nati dei figli? 

No. Anche perché la nostra situazione economica non lo permetteva. Infatti, io mi trovavo senza lavoro perché ero stato licenziato e la Miseria era stata ripudiata dalla famiglia perché aveva sposato un boia. 


Come avete fatto per mantenervi? 

Mi arrangiavo rubacchiando qua e là. La mia specialità era quella di entrare, nottetempo, nell’orto dei vicini e di impossessarmi delle zucche che poi vendevo a ristoranti e trattorie che se ne servivano per preparare i tortelli.


Sei mai stato scoperto? 

Naturalmente ero sospettato e si erano riuniti organizzando ronde per cogliermi in flagranza di reato e punirmi severamente. Fortunatamente, la luna, forse commossa e impietosita per la nostra situazione, intervenne scendendo sulla terra e mi protesse con giochi di luci e ombre che mimetizzavano le mie imprese da mariuolo. Da quel momento, per ringraziarla, la vado a trovare una volta al mese. E così, nelle notti di luna piena, mi potete vedere, con l’inseparabile masola, mentre saluto dalla luna.

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