LA BASSOTTA. Spesso Emily si chiedeva come mai l'uomo fosse così crudele, ma aveva sentito dire da un professore di filosofia che abitava accanto a loro che allo schema rassicurante di un progresso che, partendo dall'antichità, raggiunge la nostra epoca, bisogna sostituire una forma della storia che riproduce la ciclicità dell'organismo biologico; le possibilità che ogni cultura possiede si realizzano secondo il ritmo millenario che la vita impone. Ogni cultura, quindi, è come un organismo indipendente, completamente chiuso entro il suo orizzonte: esaurito lo slancio creativo e gli entusiasmi derivanti dai risvegli di grandi anime dall'informe stato primitivo ancora indifferenziato, dalla terra e dal sangue, dal corpo e dalle membra, essa si riduce ad organismo irrigidito a civilizzazione come una specie di stato che precede il tramonto della cultura ed il ritorno alla condizione primitiva ed infantile del passato ignorante. Le civiltà, dunque, non si edificano le une sulle altre, ma si sviluppano ciascuna per proprio conto riferendosi ad uno stato originario, ad una razza e ad un determinato ambiente geografico, elementi che poi portano con sé, come ciò che debbono realizzare, la loro eredità biologica. Il pluralismo culturale spesso esclude ogni possibilità di comunicazione e comunione fra le civiltà in quanto ogni cultura ha un suo proprio mondo simbolico che non può essere inserito in un altra cultura, ma può solo essere compreso e rispettato. L'analisi è quindi generalizzante nel scoprire una morfologia della storia universale, e individualizzarne un altra che possa ricondurre ogni manifestazione storica all'organizzazione interna di una cultura. Applicando questo schema si dimostra che lo slancio iniziale, millenario, si è esaurito ed è per questo che alla religione succede il socialismo come non religione, l'economia non è più diretta dalla politica, mentre è il denaro che comanda e diventa il punto di riferimento di ogni realizzazione. Intanto la vita si concentra in poche metropoli, lasciando che il resto della terra decada nella guerra, nella fame e nella carestia diventando provincia succube e soggetta all'egemonia coloniale. La tecnica stessa, veduta come l'espressione più propria della crescita umana, non è più un privilegio di uomini superiori e la rivolta delle masse e dei popoli di colore e degli operai trasforma la tecnica in bruta strumentalità produttiva industriale, privandola del suo carattere nobile. Alla civiltà occidentale, pare dover succedere una civiltà russa o palestinese che porta alla ricaduta nelle barbarie per cui di fronte a tutto questo l'individuo così come il mondo animale ed il creato può soltanto accettare il destino che la storia gli impone per quanto possa essere folle o triste. La necessità storica percorre il suo cammino anche contro la volontà del singolo e della buona cultura. Quindi Emily aveva accettato il motto "Ducunt fata volentem, nolentem trahunt" per cui aveva lasciato morire il suo passato ed ora era contenta del suo piccolo presente di poter avere la sua ciotola giornaliera di crocchette e quella dell'acqua da bere, di potersi un poco riscaldare quando faceva freddo, di poter fare delle passeggiate ed essere considerata e ben curata dal suo padroncino per cui non poteva certo desiderare di meglio che l'unità con il suo padroncino, la verità del proprio essere anche se non aveva un pedigree e veniva considerata una bastardina, la bontà d'animo che poteva ancora incontrare attorno a sé indicata come una rispondenza perfetta di ogni cosa con l'intelletto e la volontà del creatore che a volte si confonde con le possibili qualificazioni della conoscenza e dell'agire umano. Emily rifletteva che ognuno deve saper trovare il buono in ciò che ha e deve essere spontaneo e disinvolto nell'esperienza di amare nonostante le prove, le crisi, le storture, gli ostacoli, le difficoltà, le problematiche e a vivere ogni istante andando al di là della barriera per trovare il coraggio di affrontare la sfida e poi riuscire a realizzare il dono più grande e più bello del saper esprimere al meglio se stessi nel mondo. Amare, infondo non era così difficile, se si trovava la pazienza di sopportare le vicissitudini dell'esistenza e ci si ritrovava pregando a intuire e concepire la propria eredità spirituale nell'essenza di trasmettere il perdono non tanto del male, ma della debolezza e della fragilità ad essere caduti nel male, ad aver ceduto alla lusinga del maligno e della viltà, ad essersi rassegnati all'oppressione della crudeltà e dell'odio e della violenza, nella rabbia che dilania fino a portarti via ciò che di più bello e di più prezioso possiedi: il tempo per amare e per esprimere i palpiti del cuore. La bassottina voleva sperare che ci fosse ancora un briciolo di poesia che potesse superare le brutalità nel suo moto ad emozionare e commuovere, a far ritrovare l'anima persa nella selva oscura, a fare vincere le angosce e le paure e a saper ringraziare per il bene che possiamo ottenere per piccolo o grande che sia. Così si disse "Non vivo più nel passato, ma in ogni presente che mi ricordi amor espressione ed esperienza del cuor che sa battere per ogni fiore, ogni raggio ed ogni bellezza, che sa sussultare nell'emozione e sa vincere il pianto con la sua consolazione e carezza. Non vivo più nel passato, vivo ogni istante come importante, come se fosse una opportunità d'amore per sentirmi parte dell'eterno universo che più non muore nel verso che si espande, fra me e il cielo dove io divento una nube ed un vento che corre verso Dio".
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