martedì 16 gennaio 2024

 All'Istituto Alberto Marvelli, a Monsignor Rino Fisichella e a don Giuseppe Tognacci NUOVE FILOSOFIE ALL'INTERNO DEL CONCILIARISMO GIUBILARE. La dottrina del conciliarismo risale al sec. XIV- XV a seguito dello scisma d'Occidente e del concilio di Costanza. Con il decreto Haec sancta si mettono in evidenza 2 proposizioni molto ardite: il potere della Chiesa cattolica deriva direttamente da Cristo, e la Chiesa è essenzialmente, ma effettivamente, l'universitas fidelium e cioè l'insieme di tutti i credenti. Il decreto consiliare è un inestricabile intreccio di principi teologici, di elementi corporativi propri e di fattori paleodemocratici: esso si giova di vivaci e lunghi dibattiti ed elaborazioni dottrinali a livello sia teologico che politico, le cui radici più lontane si possono trovare nei canonisti. La conseguenza concreta di un tale decreto è che il concilio possiede un potere particolare, senza mediazioni papali e che i fedeli rappresentano nel concilio un ruolo effettivo all'interno della Chiesa rilevante specie nei momenti di crisi come quello che stiamo attraversando dopo gli eventi della pandemia e nelle attuali situazioni di conflitto palestinese e ucraino-russo. Il principio che viene riproposto è "Ciò che tocca tutti, viene discusso ed approvato da tutti in termini sostenibili alle risorse che si devono impiegare per risolvere i problemi" Il 2° decreto che venne proposto costituisce un vero e proprio corollario procedurale, stabilendo una automatica convocazione dei concili generali con una periodicità fissa che riguardi ora anche le verifiche sui risultati di impatto ottenuti specie a livello dell'efficacia culturale delle proposizioni sugli investimenti e gli impieghi delle risorse per garantire come nel concilio di Costanza una concreta realizzazione dei principi conciliari. Tali principi dottrinali, che però non formarono mai un sistema organico ed ebbero formulazioni più che altro ortodosse, ed altre radicali e addirittura eretiche come quelle prevalse nel concilio di Basilea e quello di Nicea che poi venne condannato nel suo apollinarismo dal concilio di Costantinopoli, divengono patrimonio successivamente accettato solo in base a precise formulazioni che rivedono alcune dottrine ed istituti tradizionalisti al fine di accelerare modificazioni culturali più moderne avviate nell'umanesimo sul consenso e sulla rappresentanza che si lega all'elaborazione meditata delle teorie conciliari. Oggi si invoca una necessaria riforma che colmi un vuoto, un senso comune di abbandono che viene descritto nel libro delle preghiere ad Alberto Marvelli dove si comprende la mancanza di un ponte fra passato e presente della coscienza storica dell'humanitas in cui ora ci si trova di fronte a tempi bui delle distanze fra le generazioni e della negligenza e sedentarietà che porta alla scarsità di motivazione alla ricerca ed alla scoperta, di concentrazione della tecnica e dell'applicazione della logica che porti ad un autentico rinnovamento profondo seguendo i momenti cruciali dell'avventura dell'esistenza. Le nuove prospettive sono di carattere europeista e progressista di trasmissione più rapida e facile con i social-network per avere non solo un pubblico più vasto ma per ottenere contributi creativi che impegnino non solo il terreno della sperimentazione artistica, ma anche quello della storiografia, della riflessione estetica ed anche la prosa filosofica per dare il giusto spazio alle nuove acquisizioni intellettuali e formali per costituire aggiornati moduli e linee guida su cui cresca e maturi la cultura giubilare e dei concili. La tecnica e la scienza ora possono essere incluse nel processo di progressione conciliare, finalmente, per attuare una analisi indagante che sia di coordinazione critica e razionale di possibile valutazione continua sulla resistenza nell'ambito della fede di confronto con i nuovi e prevalenti modelli che ci vengono posti dalla scienza e dalla tecnologia che noi non possiamo ignorare ed ai quali non possiamo rimanere indifferenti. A tale proposito si propone la valutazione delle ritorsioni di guerra sull'economia della politica commerciale, che alcuni paesi compiono nei confronti di altri paesi specie sottosviluppati in risposta alle misure applicate di carattere sanzionatorio e giudicate pregiudizievoli allo svolgimento del normale rapporto commerciale come sta avvenendo ora nella vicenda delle incursioni sul canale di Suez e di quelle di Taiwan. Tali misure, infatti, possono avere un carattere selettivo, come l'imposizione di nuovi dazi doganali su alcuni prodotti o la restrizione quantitativa delle importazioni per l'accrescimento delle spese portuali e dei prezzi delle merci, e poi possono incidere sulla svalutazione del tasso di cambio. Questa è la vera fase competitiva sulle merci a livello internazionale che serve a migliorare se stiamo concentrati i margini di profitto delle imprese nazionali esportatrici, le quali possono mantenere la propria competitività e sopravvivere solo in base alla giusta valutazione del da farsi in quanto la migliore norma oggi è quella che sa rispondere meglio s provvedimenti discriminatori per controapplicazione di dispositivi tariffari in un sistema di contingentamento selettivo che potrebbe condurre al boicottaggio. Infatti l'esperienza storica del periodo fra le 2 guerre mondiali, ha giò dimostrato un effetto dirompente che significa interdipendenza totale economica che è particolarmente temibile per lo scatenamento che sta già avvenendo di guerre commerciali. Si deve fare il tutto e per tutto oltre che la preghiera per scongiurare e prevenire tale rischio, e perciò Mi auguro che il nostro sforzo sia quello di definire e rispettare sempre meglio le regole ed i principi commerciali con serietà e responsabilità del buon senso di NON discriminazione nell'ambito della negoziazione e che si trovino soluzioni possibili fra le dispute dei contendenti leaderships commerciali. La posizione della Chiesa?? Trovare mediazioni di fondamento politico-sociale di un significato che abbia effetti economici e culturali di EQUITA'. 

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